25 Agosto 2018 - 12:48 . Salario . Ambiente
Mancanza di manutenzione e anarchia. Villa Ada, un paradiso abbandonato
“Il Servizio Giardini qua non si vede. L’unico operaio passa al mattino e svuota il secchio della spazzatura”. Parole di denuncia quelle di Alessandro Leone, presidente della associazione I Leprotti di Villa Ada, una realtà nata nel 1992 e che ora conta un centinaio di iscritti, oltre ai molti “leprotti in pectore”. “Ci siamo ritrovati con l’intento di correre, allenarci in compagnia e partecipare a gare podistiche in Italia e all’estero”, prosegue Leone. “Nel tempo, la nostra presenza quotidiana nella villa ci ha portato a sentirci in qualche modo responsabili per lo stato del parco. Ma le condizioni attuali ci impongono di chiedere un intervento. Villa Ada è completamente abbandonata a sé stessa e questo porta una serie di ripercussioni pesanti”.
Leone arriva ogni giorno alle sei e mezza del mattino per allenarsi e seguire altri atleti che come lui si preparano per gare podistiche. “E’ il mio talento, aiutare gli altri a superare i propri limiti nella corsa.” E’ la sua presenza quotidiana che fa di Alessandro un osservatore privilegiato della villa. Roma H24 ha parlato con lui per capire come sta il polmone verde del Trieste Salario, che poi è il secondo parco più grande di Roma e una delle aree verdi urbane più estese d’Europa.
Il servizio Giardini
“Col vecchio direttore Lanese almeno si poteva parlare, se lo chiamavi c’era un dialogo, ascoltava le tue segnalazioni. Non riusciamo invece ad avere rapporti con il nuovo, Francesco Boccoli, Da quando c’è la Matassa come responsabile del Dipartimento Tutela Ambientale zero trasparenza. Il personale che dovrebbe occuparsi della Villa poi è composto da 8 persone che in realtà non possono svolgere lavori di fatica”.
“Negli anni le siepi che davano vita a un giardino all’italiana lungo 6 km sono state portate via dai trattori. Così è chiaro non vanno curate e creano meno problemi. Ora le siepi rimanenti saranno di circa 1km, ma versano in uno stato di disordine, alte, non curate, irregolari. Un vero peccato a livello visivo, ma soprattutto ostruiscono la vista a quanti fanno sport o si muovono a piedi, col rischio di piccoli incidenti. E’ importante sottolineare che le siepi servivano a canalizzare le acque quando piovea. Ora che non ci sono quasi più cosa succede? che in caso di maltempo l’acqua scorre in ordine sparso formando dei piccoli canyon nelle stradine sterrate e questo rende difficile camminare o fare attività fisica”.
I ciliegi dei leprotti
“Quattro anni fa abbiamo piantato alcuni ciliegi in sostituzione di quelli morti. Noi sotto queste piante abbiamo condiviso emozioni fortissime, purtroppo però l’estate scorsa sono stati vandalizzate, ad alcune hanno addirittura segato i rami”.
Il progetto con i detenuti
“Il giorno in cui vennero i detenuti per ripulire il parco pioveva. Il responsabile del Servizio Giardini non si fece trovare. Arrivò dopo un’ora e un quarto di ritardo, dietro sollecitazione del funzionario di polizia. Ma si presentò senza attrezzi. In qualche modo poi gli operai riuscirono a lavorare per una settimana e fecero una bella pulizia.”
La casetta delle canoe
“La casetta vicino alle giostre, a pochi passi dal laghetto, non è neppure accatastata, quindi non si può usare. Allora, dato che sta venendo giù, tanto vale abbatterla”.
La casetta del guardiano
“All’ingresso della parte bassa, nella casetta del guardiano degli anni Settanta, ora vivono i nipoti. Pagano una cifra simbolica, ma uno spazio del genre andrebbe recuperato per farne qualcosa di utilità pubblica.
I bagni
“Siamo in attesa da cinque anni che vengano riaperti i bagni al laghetto”.
L’ambulante all’ingresso del laghetto
“Negli anni ha tracciato una striscia gialla per delimitare lo spazio dove posiziona il chiosco. Poi, passato del tempo le ha colorate di giallo. Ma tutto ciò è avvenuto senza una autorizzazione del Comune.”