8 Dicembre 2021 - 7:29 . nomentano . Cultura

La Serra Moresca torna a risplendere dopo il restyling: ecco come visitarla

La serra moresca
La serra moresca

Nessun tesoro nascosto di Roma, nessun ritrovamento: la Serra Moresca è sempre stata lì, nel cuore di Villa Torlonia. E finalmente dopo anni di incuria e abbandono, torna a splendere. La struttura, infatti, sarà visitabile proprio a partire da mercoledì 8 dicembre.

Gli spazi della Serra Moresca

Voluta dal principe Alessandro Torlonia nella prima metà dell’Ottocento, la Serra e la Torre Moreschi sono opera dell’architetto Giuseppe Jappelli che diede vita a un esotico giardino, a un’esclusiva location per gli ospiti più importanti e addirittura a una grotta artificiale. Martedì 7 dicembre, ala presenza del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, della sovrintendente capitolina, Maria Vittoria Marini Clarelli, e dell’assessore alla Cultura, Miguel Gotor, si è festeggiata la rinascita della Serra. “Finalmente potrà essere restituita ai cittadini – ha detto il sindaco Gualtieri –. Tutti potranno godere di questa meraviglia grazie a un lavoro di restauro concluso dopo molto tempo”.

Lo spazio incluso nel polo museale di Villa Torlonia torna alla sua vocazione originaria: una serra con all’esterno e all’interno palme, agavi, aloe e ananas. Presto ci saranno laboratori e didattica mentre fuori tutto è pensato per accogliere eventi, mostre, piccoli spettacoli e incontri di didattica ambientale. Là dove sorgeva la grotta, rivivono i ‘laghetti’.

Gli spazi esterni della Serra Moresca

Il biglietto d’ingresso costa 4 euro, il ridotto invece 3 ed è acquistabile alla biglietteria, online o telefonando a 060608 tutti i giorni dalle 9 alle 19, con supplemento di un euro.
“Doveva essere un giardino all’inglese ma fu proprio l’architetto a convincere il committente, portandolo così verso uno stile moresco ispirato all’Alhambra di Granada – spiega la sovrintendente Marini Clarelli –. Fu così che nacque una struttura molto moderna in piperino, ghisa e ferro con vetrate policrome. La grotta artificiale invece, nonostante le resistenze dell’architetto, fu fortemente voluta dal principe: era sorretta da strutture in legno e stucco e tanto grande da far entrare gli ospiti con le carrozze, ma nel tempo purtroppo non ha retto. Tutt’intorno c’erano laghetti e percorsi in legno sospesi. Oggi i suoi resti sono uno scenario naturale da ammirare”.

Dopo i primi lavori di recupero degli edifici, tra il 2007 e il 2013, si è appena conclusa la seconda fase di restauro. Negli anni le coperture della serra sono crollate, i vetri e gli arredi sono stati in gran parte perduti ed è stata necessaria una vera e propria opera di bonifica a causa della vegetazione infestante. Così lo spettacolo della Serra Moresca torna a nuova vita ed è ufficialmente inclusa nel polo museale di Villa Torlonia.

La visita inizia proprio dal padiglione della serra, dove la vegetazione fa da cornice alla fontana interna, oggi di nuovo attiva. Si prosegue poi verso la Grotta artificiale pensata come il luogo della Ninfa (‘Nymphae Loci’), con i suoi resti illuminati, le cascatelle e i laghetti dove tornano a vivere ninfee e fiori di loto. Dal basso si può vedere la Torre, imponente costruzione con ampie finestre con intelaiature in ghisa e vetri colorati che nascondono, all’interno, pareti riccamente decorate ma per ora non accessibili al pubblico.

All’interno saranno presto in programma laboratori e attività didattiche, mentre fuori tutto è pensato per accogliere eventi, mostre, piccoli spettacoli e incontri di educazione ambientale. L’allestimento come lo vediamo oggi è basato su uno studio accurato della documentazione grafica e fotografica sulle descrizioni dei luoghi di Giuseppe Checchetelli. “La riapertura è stata l’occasione di riscoprire botanica e stili di vita – continua  Marini Clarelli – nella serra Torlonia venivano infatti coltivate piante di ananas. Sono state diverse le ipotesi di utilizzo, la scelta finale era che fosse ‘una serra nella serra’ e quindi che tornasse al suo utilizzo di sempre. Maria Cristina Tullio una grande architetta paesaggista si è fatta carico di tutto, riportando nello spazio la palma, l’aloe, l’agave e ovviamente l’ananas”.

La storia dei tesori di Villa Torlonia e di tutto il quartiere Nomentano sono raccontate nel volume di Typimedia Editore “La Storia del Nomentano” a cura di Sara Fabrizi.

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