3 Aprile 2020 - 15:36 . Trieste-Salario . Cronaca
La preside della Settembrini: “Così abbiamo gestito l’emergenza hacker”
“Dopo il grave episodio di hackeraggio che ha colpito la scuola, le lezioni in video sono state sospese soltanto per 24 ore“. Andreina Le Foche, preside dell’istituto Settembrini, fa chiarezza sulla temporanea emergenza che la storica struttura del Trieste-Salario ha dovuto affrontare.
Lo scorso 30 marzo, infatti, sugli schermi dei ragazzi di una seconda media erano apparse immagini oscene e violente, trasmesse da utenti non autorizzati all’accesso nell’aula virtuale utilizzata da professori e alunni durante l’emergenza Coronavirus.
E il giorno successivo, 31 marzo, era arrivata la lettera aperta della stessa Le Foche ai genitori, sconvolti per l’accaduto: “Le videolezioni sono sospese, non potendo assumermi ulteriori responsabilità in assenza di precise assicurazioni da parte del proprietario del servizio al quale ci siamo affidati”.
Una sospensione durata, appunto, 24 ore: “Ci tengo a chiarire una cosa – ha spiegato venerdì 3 aprile, la preside a RomaH24 -. L’interruzione ha riguardato esclusivamente le lezioni in video. Tutte le altre attività della didattica a distanza, come lo scambio di compiti e mail, non si sono mai fermate. Abbiamo atteso rassicurazioni da parte della società che gestisce la piattaforma e dalla polizia postale e, successivamente, tutto è ripreso regolarmente. Ma ho sentito che anche in altre scuole di Roma e d’Italia sono accaduti episodi simili“.
Lezioni riprese quasi subito, quindi. Ma con un’attenzione maggiore alla sicurezza degli studenti: “Sì, sono stati rafforzati i lucchetti della nostra aula virtuale. I ragazzi non possono saltare un quadrimestre o un intero anno scolastico, e il collegio lavora tantissimo per permettere loro di proseguire i corsi. Tant’è che, appena due giorni dopo la chiusura forzata, l’istituto ha messo a disposizione la piattaforma per la didattica a distanza. Sappiamo quanto sia importante”.
Intervistati su questo e altri episodi simili, i rappresentanti della Polizia postale hanno chiarito (intervista al Tg3 Lazio del 3 aprile) che i sistemi multimediali in uso negli istituti scolastici sono agganciati a piattaforme solide e professionali. È quindi ipotizzabile che più che di hackeraggio, si possa parlare di qualcuno che sia entrato in possesso dei codici di accesso (login e password) approfittandone per creare il caso. Se così è, per l’autorità giudiziaria non sarà difficile risalire agli autori del gesto, che rappresenta comunque un reato.