18 Marzo 2020 - 9:45 . Annibaliano . Cronaca
Daniela Fontana: “Ecco perché ho chiuso la mia bottega prima del nuovo decreto”
“Ho cinque nipotini che non vedo già da cinque giorni e mi mancano da morire, ma mi rendo conto che la vita è una sola. Dobbiamo fare sacrifici, per questo ho deciso di chiudere prima del nuovo decreto del Goveno”. Con la voce rotta dall’emozione, Daniela Fontana ha descritto così, a RomaH24, il motivo dello stop, causa Coronavirus, di una bottega storica come Farinacci Calzature, una vera istituzione a piazza Annibaliano, prima del decreto dell’11 marzo che ha chiuso praticamente ogni attività, tranne quelle che offrono beni essenziali.
“Abbiamo vissuto momenti difficili, ma come questo non ce lo ricordiamo – racconta – È drammatico, così ci siamo consultati con la famiglia e abbiamo deciso di chiudere, per la salute di tutti. Mio figlio tra l’altro era in negozio lunedì e ha comunque incassato solo 4 euro in una giornata, segno che la gente ha capito il momento e si è chiusa in casa. Forse è stata anche questo ci ha dato un motivo in più per chiudere. In più ho una mamma di 87 anni che è a casa, mio marito di 74 anni è cardiopatico, quindi soggetti a rischio. La nostra attività esiste da 80 anni, è vero, ed è a conduzione famigliare, ma anche se ci aspettano momenti duri, abbiamo dovuto abbassare le serrande”.
L’ultimo decreto del Governo (quello dell’11 marzo appunto) per contrastare l’epidemia di Covid-19 ha definitivamente chiuso le attività che offrono servizi non essenziali, ma Daniela non pensa a quello che sarà con l’attività chiusa: “Ho mandato un appello a tutte le fabbriche che ci riforniscono di venirci un po’ incontro. Quello che è stato prodotto, lo invieranno con qualche dilazione di pagamento, mentre il resto è stato bloccato. Andremo in sofferenza, è vero, ma ora è in ballo la vita delle persone. L’importante è uscire fuori da questo incubo. Forse siamo stati i primi ad abbassare le saracinesche, ma quello che sta accadendo va al di là di ogni attività commerciale, dei soldi, di tutto quanto. L’importante è uscirne vivi”. E confessa: “Il mio rammarico è che c’è gente che ancora la definisce una influenza, che pensa sia una cosa banale, mettendo a rischio, con i propri comportamenti, la vita degli altri”.
Ora ci sarà da tenere duro, ma Daniela fa una promessa: “Siamo aperti dal 1940, quest’anno sono 80 anni e vogliamo creare un evento speciale per festeggiarlo. E sono sicura che, una volta superato questo momento, lo faremo. Con chi ci vuole bene”.
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