19 Maggio 2022 - 19:22 . Africano . Cultura
Il dibattito di Cortocircuito alla Eli: “Pandemia, sappiamo molto di più, ma dobbiamo investire su digitale e sanità”
di Daniele Magrini
“Tutto quello che ci ha insegnato la pandemia. Siamo migliori dell’era pre-Covid? È il tema del quarto incontro di “Cortocircuito” la rassegna organizzata da Romah24 alla Libreria Eli di viale Somalia a Roma. Un argomento affrontato sotto vari aspetti in un dibattito a più voci, condotto dal giornalista Carlo Picozza, con Giulia Argenti coordinatrice di Romah24.
L’editore Francesco Palombi, per la Libreria Eli, ha introdotto il tema presentando gli ospiti, a cominciare, in qualità di esperto, da Michele Mezza, docente di Epidemiologia Sociale, Algoritmi e Big Data all’Università Federico II di Napoli. Giornalista, per 40 anni in Rai, autore del progetto di Rainews24, Mezza ha scritto numerosi saggi, tra cui due libri usciti durante la pandemia scritti insieme al virologo Andrea Crisanti, “Il contagio dell’algoritmo” e “Caccia al virus”, editi da Donzelli.
L’appuntamento ha visto la presenza di altri due autori, Marco Mottolese che ha scritto “Mi hanno inoculato il vaccino sbagliato” (Castelvecchi Editore) e Luigi Carletti, direttore di Romah24 e autore di “My personal Covid” (Typimedia Editore).
Carlo Picozza sottolinea la portata del quesito di fondo: “Non possiamo ritenerci migliori, non fosse altro che dopo la pandemia stiamo vivendo una guerra – ha detto Carlo Picozza –. Ma di opportunità ce ne sono, a cominciare dal tema dello smart working. Le esperienze degli autori, le tracce di riflessione che emergono dai loro libri, e l’analisi di un esperto di algoritmi come Michele Mezza possono aiutarci a capire”.
Giulia Argenti ha ricordato la drammatica esperienza vissuta da Luigi Carletti, colpito dal Covid: “Giusto un anno fa – ha spiegato Carletti – stavo all’Umberto I con un casco in testa. Esperienza molto dura, dalla quale é nato il mio libro: difficile soprattutto perché non avevamo ancora il vaccino. La vigile attesa credo sia un errore e io sono approdato al Policlinico, dove mi hanno salvato la vita, perché a un certo punto ho deciso di uscir fuori dalla vigile attesa, recandomi di persona al pronto soccorso. Siamo migliori? – si é chiesto Carletti –. Sì perché abbiamo aumentato la nostra conoscenza. E conosciamo meglio anche la violenza verbale dei no vax: ne sono stato vittima con una mail ignobile che mi arrivò mentre ero ancora preda del Covid. Purtroppo fenomeni come i no vax ce li porteremo dietro a lungo: il terrapiattismo è una cosa, ma negare il virus, la scienza, così come l’invasione dell’Ucraina, ha ben altra valenza negativa dal punto di vista sociale. La pandemia ci ha insegnato molto, spingendo gli italiani ad avvicinarsi al mondo digitale. Non tutto é positivo, ma nella cultura digitale del Paese, il Covid ci ha costretto a fare un salto in avanti, come se avessimo ricevuto un calcione all’improvviso”.
E Picozza ha aggiunto: “La vigile attesa in realtà nascondeva solo l’inefficacia di una parola d’ordine che non dava alcuna risposta. I 165.000 morti di Covid del Paese, sono vittime anche di 80.000 posti letto letto in meno negli ospedali negli ultimi anni e del taglio di ben 50.000 medici e infermieri. Le logiche del Decreto Bindi e del Decreto Balduzzi sono l’anticamera delle lacune strutturali che sono drammaticamente emerse con il Covid“.
Giulia Argenti ha chiesto a Michele Mezza come sia stata la gestione digitale della pandemia: “La risposta è una: Immuni, che é uno degli scandali più grandi della pandemia. Molti sono morti perché Immuni non ha funzionato e Immuni non ha funzionato perché non parla e non sa fare l’unica cosa che doveva fare: dirti quando e dove si era incrociato un positivo. A fine marzo 2020 la tracciabilità avrebbe circoscritto fortemente la diffusione del virus. Si doveva fare ciò che Google e Apple fanno, guadagnando un sacco di soldi. Perché loro sanno che io sono qui e chiunque é in questa sala é monitorato da Google e Apple. I due colossi hanno diffidato il Governo italiano da utilizzare il Gps e quindi Immuni é stato completamente inutile. Siamo andati incontro alla più grande catastrofe sanitaria perché siamo ancora sotto il diktat dei colossi del web. Il 20 settembre è prevista la quinta fase del virus, ma ancora nulla si muove. Vorrei ricordare anche che Giulio Giurello é morto per la vigile attesa. Evidentemente figlia dell’inesperienza, ma anche di fronte al virus delle scimmie trovato proprio oggi a Roma, tutto ripercorre i tratti della sorpresa. Se usassimo la profilazione di Google e Facebook avremo tutti i dati della relazione e della mobilità potremmo sapere quali possano essere i soggetti sensibili potenzialmente al contagio. E’ quello che ha fatto il professor Crisanti, che a Vo’ ha ridotto i morti a due casi perché sulla base dei movimenti aerei da Wuhan, dall’8 gennaio ha calcolato che ci sarebbero stati 300.000 potenziali vittime del contagio. Per questo ha potuto censire gli asintomatici, che sono stati la vera ‘bomba’ incontrollata dell’epidemia. Non so se siamo migliori ma senz’altro adesso abbiamo la pretesa sociale di farci spiegare gli approcci scientifici a vicende come la pandemia. Soprattutto di fronte a parole d’ordine inefficaci come la vigile attesa. Siamo ancora assolutamente non migliorati di fronte alla dittatura dell’algoritmo. E’ uno scandalo che la tracciabilità sia ancora proprietà privata dei colossi del web”.
Giulia Argenti chiede a Mottolese cosa significhi quella frase scritta nel suo libro: “il virus é una cartina di tornasole”. “Ho attraversato il virus raccontando tante storia – dice Mottolese –. Alcune palesemente inventate come quella della ragazzina inghiottita dal telefono, ma il resto è frutto dell’osservazione di ciò che accadeva durante le prime fasi della pandemia. Pensiamo agli autobus che giravano vuoti, con le strade deserte, senza persone. O ai ragazzi in età scolare che hanno imparato la pazienza. Dal mio punto di vista rispondendo alla domanda del titolo, la pandemia ci ha migliorato perché é stata un’esperienza collettiva: certo, ora caro virus, come ho scritto, adesso vattene”.
Luigi Carletti ha sottolineato come dialoghino bene il suo libro con Mottolese: “Il mio, attraverso l’esperienza personale, pone anche temi alla politica che restano ancora senza risposta. Mottolese offre una panoramica variegata importante da rileggere anche per evitare il rischio più difficile: la rimozione di quanto é accaduto. L’altro tema é che nella ridondanza di talk show con esponenti scientifici che hanno detto tutto e il contrario di tutto, sono mancate analisi come quelle di Michele Mezza sul digitale. O come quelle di Carlo Picozza sulla lacune infrastrutturali della sanità”.
Carlo Picozza ricorda anche il deficit più grande dalla sanità: “La disumanizzazione del paziente. Nessun escamotage ragionieristico potrà ovviare alla mancanza di un rapporto profondo tra medici e paziente. Il tema dei reparti sanitari, che sono proprio quelli di prima linea, dove non c’è l’intramoenia provoca frustrazione dei sanitari nei confronti degli altri medici di altri reparti dove invece l’intramoenia é possibile”.
Michele Mezza pone un tema di fondo: “Ma tra cinque anni chi sarà protagonista delle frontiere della telemedicina? Le 19 grandi società della Silicon Valley hanno tutti investito nella medicina digitale e procedono in modo standardizzati. Come potranno essere protagonisti i cittadini sanitari di fronte a fenomeni come questi? Siamo di fronte ad uno snodo in cui i processi da artigianali stanno passando a modalità professionali ma standardizzate. E di questo dobbiamo acquisire piena consapevolezza”.
Importanti anche i contributi del pubblico: dalla sala sono state narrate personali di malattia da Covid in cui non sono mancati errori nell’approccio di cura, ma anche attestazioni di merito alla professionalità di molti medici: “Il vivace dibattito in sala – ha concluso Luigi Carletti – dimostra che almeno fra i presenti non c’è il rischio della rimozione della pandemia“.