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Le verità scorrette di Paolo Peroso

di Luigi Carletti

È probabile che il video in cui Paolo Peroso parla della vodka come afrodisiaco in uso tra i ragazzini dei nostri quartieri supererà presto le centomila visualizzazioni. Ed è altrettanto probabile che molte donne – giovani e meno giovani – si accoderanno alla polemica innescata da Rita Lattanzi, consigliera di Italia Viva nel Secondo municipio, la quale accusa Peroso di “dichiarazioni estremamente gravi, che ledono la dignità di tutte le donne e ci riportano indietro di decenni”. Insomma, il vicecoordinatore della Consulta per il verde pubblico rischia la “colonna infame” per aver puntato l’indice contro certe pratiche della movida notturna – a suo giudizio piuttosto note ed evidenti anche alle famiglie dei giovani coinvolti – che vedono nei comportamenti di molte adolescenti un’adozione assai disinvolta del binomio sesso&alcool.

Dichiarazioni oggettivamente pesanti e facilmente evitabili. Estrapolate però da un ragionamento più ampio e articolato in cui Paolo Peroso – personaggio piuttosto noto nel Trieste-Salario e in tutta la città – ha detto pubblicamente la sua su un fenomeno che è assai più complesso e delicato delle presunte dinamiche erotico-sessuali in uso tra gli adolescenti. La movida notturna non è infatti riducibile a questo, e certe polemiche rischiano di farci perdere il senso della realtà. Che, lo ribadiamo, è molto più seria e preoccupante di quanto non appaia.

La movida, nella sua degenerazione ormai comune a molte città italiane, oggi è una zeppa incandescente piantata tra gli ingranaggi di una società che della civile convivenza dovrebbe fare un caposaldo, specie in tempi come quelli che stiamo vivendo. E quella zeppa, gli ingranaggi rischia di incepparli e di farli  saltare. Il caos notturno nelle piazze e nelle strade che sfocia spesso in risse, i vandalismi che producono danni e degrado, le tensioni con i residenti delle zone dove “si fa festa”: qui l’obiettivo non è più il divertimento, ma la provocazione e lo scontro sociale. I comportamenti di chi vi partecipa non sono semplicemente sopra le righe: in molti casi sono da codice penale. E ovviamente non stiamo parlando della vodka-afrodisiaco evocata in un’assemblea di piazza, ma di azioni ben più gravi.

Azioni che Paolo Peroso, nel suo intervento da tribuno appassionato e senza freni, ha peraltro indicato con precisione, così come ne ha indicate le responsabilità: a cominciare dalle famiglie. Sono i genitori i primi responsabili del comportamento di ragazzini, non di rado minorenni, che con il calare del sole credono di entrare in un mondo dove probabilmente faticano a distinguere il virtuale dal reale, dove il senso di civiltà si perde nell’emulazione del peggio e nella competizione propagata via social a chi la spara (o la fa) più grossa.

Si può dar torto a un’analisi di questo genere? Francamente non crediamo che Peroso sia andato molto lontano dalla realtà. Dell’ineleganza censurabile di alcune sue dichiarazioni abbiamo già detto, ma possiamo affermare che sul resto si sbaglia? Quando sostiene che sotto l’etichetta della movida maturano azioni e gesti da codice penale, possiamo dargli torto? E possiamo contraddirlo sul fatto che spesso c’è una male interpretata tolleranza delle forze dell’ordine che automaticamente crea disparità tra i cittadini: chi fa schiamazzi e vandalismo inevitabilmente danneggia qualcun altro che non si sente più né tutelato né rappresentato. E sulla vendita incontrollata dei superalcolici da parte di alcune botteghine che sulla strada espongono frutta e verdura, vogliamo voltarci dall’altra parte? E infine, sul via vai delle macchinette supertruccate con musica a palla, ci tappiamo gli occhi e le orecchie?

Ecco, Paolo Peroso ha detto tutto questo (e molto altro). Poteva (doveva) evitare alcune frasi, poteva esprimere meglio le sue idee, poteva essere meno sboccato e più attento alle altrui sensibilità. Tutto vero. Ma ha avuto il merito di mettere il dito sulla piaga e di affondarlo anche un bel po’. Perciò, se fossi nelle donne che fanno politica in questa città, oltre che criticarlo in nome dell’ennesima, doverosa difesa di genere, proverei anche a farmi delle domande su quanta verità ci sia nelle molte altre cose che ha detto. E magari comincerei a pensare alle possibili soluzioni. Che non passano per la pubblica lapidazione di Peroso, ma attraverso azioni che investono le istituzioni, le strutture sociali del territorio e, non ultime, le famiglie.

LEGGI: Italia Viva attacca Paolo Peroso: “Parole lesive della dignità della donna”


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