4 Novembre 2020 - 15:40 . Trieste-Salario . Curiosità
La storia di Luciana, ex partigiana che ha accolto a casa sua un rifugiato del Gambia
Ci sono storie che sorprendono. Una di queste passa per le vite di Luciana e Abdelaziz. Lei, ex staffetta partigiana del quartiere, ha accolto da qualche mese a casa sua un giovane rifugiato del Gambia. La loro convivenza è iniziata a fine maggio grazie a Refugees Welcome che, dopo la fine del lockdown, ha lanciato un appello alle famiglie affinché ospitassero in casa i giovani rifugiati, per i quali trovare un affitto è sempre più difficile.
Tra le 80 famiglie che, da tutta Italia, hanno risposto alla richiesta di aiuto, c’era anche lei, la 90enne Luciana Romoli: “Quando l’ho conosciuto gli ho detto: sei una persona libera, come sono libera io. La quarantena mi ha fatto capire ancora di più l’importanza di avere una casa, non solo come spazio fisico, ma anche affettivo – racconta -. Per questo ho deciso di accogliere Abdelaziz. Non ho avuto timore di fare questa esperienza, sono abituata a stare con i giovani, perché da più di vent’anni vado nelle scuole a raccontare la mia storia di partigiana. Sono diventata staffetta per combattere la dittatura, la mia esperienza non è così diversa da quella di Abdelaziz. Se nel suo Paese non c’era libertà, ha fatto bene ad andare via”.
Chi al principio aveva alcuni timori nell’avviare la convivenza era Abdelaziz: “Quando i volontari mi hanno proposto di andare a vivere in una famiglia italiana, pur sapendo che fosse una grande opportunità, avevo un po’ paura – racconta -. Temevo che le differenze culturali ci avrebbero messo in difficoltà. Poi, conoscendo Luciana ho pensato: questa persona può essere compatibile col mio modo di vivere”.
Ora l’anziana partigiana considera il ragazzo alla stregua di un nipote: “E desidero che tutti lo trattino così. Casa mia ora è casa sua, o mi trovo bene con lui e lui con me. Il mio medico di famiglia l’ha preso anche in cura. Non c’è nulla di finto. Lui è un ottimo ragazzo, studia volentieri e si prende cura di me all’infinito. Fin troppo, tanto che gli ricordo spesso che sono una donna autonoma”.