21 Ottobre 2022 - 18:32 . San Lorenzo . Cultura
Dialogo di Civiltà tra Oriente e Occidente: a San Lorenzo il primo forum organizzato da Roma9
La conoscenza e il rispetto reciproco sono la base su cui poter costruire rapporti solidi e scambi proficui tra Oriente e Occidente. Una convinzione espressa da più voci nel corso del primo forum dedicato al Dialogo di Civiltà tra Oriente e Occidente, tenutosi a Roma a Roma9, Centro di scambi economici e culturali sino-italiani, il 20 ottobre. Un’occasione per confrontarsi sui rapporti tra Oriente e Occidente, sugli scambi economici e culturali, sulla conoscenza reciproca e sulle relazioni bilaterali tra Italia e Cina. A discuterne esponenti del mondo istituzionale, accademico e culturale, che attraverso la loro esperienza e i loro studi hanno analizzato l’attuale situazione dei rapporti tra Oriente e Occidente nei diversi ambiti in cui operano.
“Il nemico principale della conoscenza non è l’ignoranza, ma l’illusione della conoscenza”, ha esordito l’ex ambasciatore italiano in Cina e presidente del Centro Studi sulla Cina contemporanea, Alberto Bradanini, invitando a riflettere sulle modalità con cui l’Occidente si è imposto sul resto del mondo. “Il filosofo François Jullien sostiene che bisogna guardare alla Cina perché la Cina ci aiuta a capire noi stessi, perché è l’unico luogo eterotopico, l’unico che non si muove intorno alla civiltà greco-romana, che si è imposta con la violenza in tutto il mondo”, ha proseguito Bradanini, invitando a riflettere su questi aspetti per “gettare il seme di una prospettiva che faccia sì che le società civili di Italia e Cina interagiscano per aprire un dialogo”.
Perché, gli ha fatto eco Daniela Caruso, docente di Studi sinologici presso l’Università della Pace di Roma, “nonostante ci sia chi sostiene il contrario, non è la Cina che si sta isolando, ma è la comunità internazionale che la sta isolando e in questo contesto la cultura può e deve fare moltissimo», essendo «da sempre una chiave per trovare dei terreni comuni di dialogo”.
Anche Fabio Marcelli, direttore dell’Istituto di Studi giuridici internazionali del CNR, ha puntato il dito contro le responsabilità dell’Occidente, che utilizza “la democrazia come uno strumento per attaccare altri Paesi, per decidere chi è democratico e chi non lo è, per dichiarare guerra a chi ritiene antidemocratico”. Al contrario, ha insistito, la Cina “promuove il concetto di “comunità umana dal futuro condiviso” indicando la necessità che ci sia un approccio condiviso ai grandi problemi che l’umanità deve affrontare, dalla guerra ai temi ambientali, fino alla pandemia e alla democrazia”.
Del resto, è la seconda economia del mondo e in quanto tale non può essere ignorata. “La Cina sta avendo un impatto dal punto di vista economico e finanziario nella trasformazione della geografia economica mondiale – ha ribadito Fabio Massimo Parenti, docente di economia politica internazionale presso la China Foreign Affairs University – è il primo partner commerciale di più di 140 Paesi al mondo, una condizione che si è dispiegata da quando, tra il 2006 e il 2011, ha cominciato a ribaltare i rapporti di forza commerciali rispetto agli Stati Uniti”. Non si pensi però che voglia sovvertire l’ordine esistente, ma bilanciarlo e, ha avvertito il professor Parenti, “se noi oggi ci isoliamo rispetto alla Cina lo facciamo contro noi stessi, con quel senso di superiorità che ci si sta ritorcendo contro”.
Un concetto ribadito anche da Carlo Marino, esperto di relazioni internazionali, che ha ricordato come Cina e Italia abbiano avuto contatti fin dall’antichità attraverso la Via della Seta, “percorsa da avventurieri come la famiglia Polo oppure da missionari che portavano anche ambascerie, legati dello Stato Pontificio”. Allora come oggi, ha evidenziato, “i rapporti tra i popoli si devono basare su un principio di reciproco beneficio e rispetto, come dimostra l’approccio avuto a suo tempo dai missionari di Matteo Ricci, che con lo studio profondo della lingua cinese riuscirono a comprendere l’importanza delle filosofie cinesi, in particolare del Confucianesimo, fondamentale anche per capire la Cina di oggi”.
Nel corso dei secoli i contatti tra Oriente e Occidente hanno riguardato una molteplicità di aspetti. Tra questi anche la medicina, come ha sottolineato Laura Ciminelli, direttrice del Centro di Formazione Superiore MTC di Villa Giada. “Medicina cinese e medicina occidentale hanno una lunghissima storia di scambi – ha spiegato – già dal XIII secolo, attraverso i viaggi dei francescani, sono entrate in Europa alcune delle specialità medicinali cinesi, come la radice di rabarbaro, importante presidio per l’intestino, mentre la medicina occidentale in Cina è arrivata soprattutto nel periodo del colonialismo all’inizio del Novecento”. Ma a differenza dell’Occidente, “dopo la fondazione della Repubblica popolare cinese, la Cina ha incentivato un sistema di gestione della salute integrato, considerando i due approcci complementari”.
Anche da questo emerge la profonda differenza tra Oriente e Occidente. Una differenza che, come ha raccomandato Sergio Gao Shuai, presidente dell’Associazione per lo Sviluppo Economico e Culturale Internazionale (ASECI), ha bisogno di una conoscenza profonda per essere compresa. “Il grande filosofo cinese Laozi sosteneva che raggiungere l’unità porta benefici di ogni genere – ha concluso –. Se si raggiungesse questa unità non avremmo le guerre, non avremmo differenze tra i popoli, ma un mondo di pace e serenità, in cui vivere in armonia”.