7 Aprile 2022 - 19:26 . San Lorenzo . Cultura
“Così, con le foto, abbiamo portato alla luce una Storia dimenticata”: in via dei Marsi la presentazione di “Come eravamo. San Lorenzo”
Un viaggio nella storia di San Lorenzo attraverso le immagini raccolte e custodite dai suoi residenti. Si è svolta giovedì 7 aprile alle 17, in un luogo simbolico del quartiere, come il VII Circolo Didattico Plesso Casa dei Bambini, in via dei Marsi 58, la presentazione del volume di Typimedia Editore “Come eravamo. San Lorenzo 1865-1955” a cura di Antonio Tiso. A discuterne, insieme all’autore del libro, c’erano Maria Beatrice Furlani, dirigente scolastica della Casa dei Bambini, Daniela Dabbene, presidente dell’associazione Romana Montessori e maestra della scuola primaria, Rolando Galluzzi, editore del giornale “Zi’ Lorenzo”, Alessandro Grammaroli, collezionista e abitante storico di San Lorenzo, e Luigi Carletti, Editore Typimedia e direttore di RomaH24. A moderare l’evento è stata Arianna Camellini, presidente della Commissione Turismo del II Municipio.
Il libro parte dal 1865 e arriva fino al 1955: “Il racconto – ha spiegato Antonio Tiso – comincia con una foto delle Guardie Pontificie che a Porta Tiburtina prendevano il dazio, quando non c’era ancora il quartiere, fino ad arrivare alla prima urbanizzazione, molto disordinata della zona. San Lorenzo ha tante anime: i lavoratori, gli studenti, il mondo montessoriano, quello del Policlinico che, pur essendo di confine, incide sulla fisionomia del quartiere. Abbiamo navigato in un mare di immagini e il mio ruolo è stato quello di dar loro una logica”.
Si è poi parlato dell’importante valore storico del Plesso Casa dei Bambini, che vanta il titolo di prima scuola montessoriana, aperta il 6 gennaio del 1907. “Quella della Montessori è stata un’esperienza straordinaria – ha commentato Maria Beatrice Furlani – a cominciare dalla scelta di avviare il suo progetto in un quartiere popolare e in uno stabile dimesso. Qualche anno dopo la morte di Maria Montessori, sarà una delle sue eredi, Maria Clotilde Pini, a riavviarne l’apertura. A lei abbiamo intitolato la nostra scuola”.
“Questo è il quartiere di Maria Montessori, che arrivò a San Lorenzo nel 1899 e cominciò ad applicare il suo metodo – ha sottolineato Rolando Galluzzi –. Il nostro è il quartiere più antico di Roma, che ha fatto da perno ai cantieri che si aprivano ai Parioli e su via Nazionale, una storia importante di cui però non c’è traccia, come non c’è traccia dell’antifascismo che dal 1921 si è contrapposto alla dittatura. Il valore del libro di Antonio Tiso consiste proprio nel restituire una memoria e una storia che andrebbero condivise con il mondo”.
Daniela Dabbene, nel suo intervento, ha spiegato cosa voglia dire essere maestra di una scuola montessoriana: “Significa essere un punto di riferimento, soprattutto per i molti che vengono in visita in questa piccola scuola. E dico piccola, perché pensata per i bambini”.
Del valore storico della scuola ha parlato anche Arianna Camellini, che intende restituire al luogo il prestigio che merita: “Vorrei che i turisti potessero conoscere la storia di questo luogo e avere delle indicazioni e degli strumenti per poterlo esplorare – ha detto–. Ma per valorizzarlo al meglio, abbiamo bisogno di supporto e di risorse”.
Lo storico abitante di San Lorenzo, Alessandro Grammaroli, ha posto una riflessione sul concetto di storia e su chi siano i “veri” protagonisti che le danno forma: “Cos’è la storia se non un insieme di storie? E chi fa la storia se non le persone? A volte sono anche persone anonime, la cui vicenda resta dimenticata, finché qualcuno non le porta alla luce”. Come accaduto, appunto, per il volume di Typimedia, che ha unito tante storie (per immagini) in un unico racconto corale.
Di cui ha parlato Luigi Carletti: “Il lavoro di editore è un lavoro complesso, specie di questi tempi – ha detto –. Poi ci sono momenti come questo che ripagano i sacrifici, perché danno il senso del valore di quello che si sta facendo. Soprattutto quando si fanno libri a cui partecipa una comunità. Quando sono arrivato a Roma negli anni Novanta non avevo neanche 30 anni, vivevo in un palazzo dei ferrovieri, e venivo spesso a San Lorenzo. Il mio primo impatto con la città è stato proprio con questo quartiere. Negli anni ho capito che Roma non è soltanto la Capitale, ma un insieme di città, di comunità, ognuna con le proprie caratteristiche. Quando abbiamo fondato Typimedia siamo partiti dall’idea di raccontare i quartieri e non la grande metropoli. Non eravamo i primi, s’intende, ma eravamo i primi a trattare i quartieri con lo stesso sistematico metodo. Siamo partiti con la collana de ‘La Storia’, che ha avuto un grande riscontro, per poi proseguire il nostro lavoro indagando le meraviglie e la memoria dei quartieri. Quando siamo arrivati a perfezionare il progetto dei ‘Come eravamo’, ho capito che Antonio Tiso, con la sua aria di stupore costante, fosse la persona più adatta per curare questi libri”.
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