18 Novembre 2021 - 11:04 . Cronaca
Studenti in piazza, lotta per il futuro. E non solo della scuola
“Ma quale scuola? Ma quale società? Ma quale futuro?”. Pretendono delle risposte concrete le studentesse e gli studenti che scenderanno in piazza domani, venerdì 19, per quella che, promettono, sarà la principale mobilitazione studentesca di questo autunno. A Roma il corteo partirà alle 10 da Piramide per rivendicare un approccio radicalmente diverso alla scuola, alla questione ambientale e alla condizione giovanile.
“Da anni ci battiamo costantemente contro un modello di scuola che non riesce più a rispondere alle nostre necessità- scrivono- una didattica sempre più frontale e nozionistica e una valutazione sempre più oppressiva, oltre alla mancanza strutturale di spazi dove studiare e trasporti per raggiungere quei luoghi”. Una situazione che è gravemente peggiorata con la pandemia.
“Da più di due anni abbiamo perso ogni momento di socialità- denunciano gli studenti e le studentesse- anche con la didattica in presenza al 100%, in moltissime scuole, dobbiamo passare la ricreazione chiusi in classe senza possibilità di uscire. Si sta proponendo poi di svolgere la maturità come se fosse un anno normale: non lo è! Bisogna tener conto di due anni di Dad”.
Se la mobilitazione parte da rivendicazioni strettamente studentesche, l’orizzonte a cui guardano gli studenti è molto più ampio. Prendono di mira le contraddizioni della società in senso lato che, dal loro punto di vista, sono state acuite dalla crisi pandemica.
“Dopo la pandemia le contraddizioni del nostro sistema si sono mostrate al massimo- si legge sul comunicato- la questione ambientale è ancora all’ordine del giorno e le risposte sono sempre meno. Un tema poi viene completamente ignorato, quello della salute mentale. Nessuna risposta reale a chi dopo due anni rinchiuso in casa soffre e ha sofferto di depressione, ansia o di disturbi alimentari”. Per tutte queste ragioni, venerdì scenderanno in piazza in tutta Italia per esigere un futuro diverso. “Perché sappiamo che ora è il momento di farci sentire, di urlare la nostra rabbia. E dovranno ascoltarci”, concludono