1 Febbraio 2021 - 16:45 . Nomentano . Personaggi

Lorenzo Cioce: “Questo il mio progetto per rendere più verde il quartiere”

Lorenzo Cioce
Lorenzo Cioce

Il Nomentano è casa sua. E da qui vuole partire con il suo progetto di riqualificazione urbana, per rendere più verde non solo il quartiere ma tutta Roma. Lorenzo Cioce è nato tra queste strade e le vive tutti i giorni: “Sono nato vicino Villa Torlonia, ho fatto i miei studi prima alla Winckelmann e poi al Machiavelli a San Lorenzo – racconta -. Poi, dopo la laurea in Storia alla Sapienza mi sono occupato di cultura. Ora vivo a Pietralata ma il Nomentano è il mio mondo. Mi definisco poeta perché ho pubblicato già due volumi e un paio di opere musicali con un compositore romano”.

Fin da ragazzo ha sempre voluto aiutare il suo quartiere: “Faccio volontariato da quando ho 16 anni – racconta Cioce -. Ho cominciato in parrocchia e poi con la scuola ho aderito a vari progetti. Nel 2019 ho cominciato da solo a segnalare diversi problemi sul territorio. Con mail e telefonate sono riuscito in diversi obiettivi, come far mettere cassonetti nuovi . E tra le prime azioni concrete ecco la piantumazioni di alberi: “Abbiamo fatto tutto con mio padre, chiedendo i permessi al servizio giardini. Siamo intervenuti a piazza Oreste Tommasini, dove ho vissuto per 16 anni. E da lì abbiamo coinvolto tanti residenti, perché per i primi 2-3 anni questi alberi vanno accuditi ogni giorno. E noi e tanti altri abitanti siamo riusciti nell’intento”.

Lorenzo Cioce, a sinistra, durante uno dei suoi interventi

Ma è stato solo il primo passo di una lunga serie: “Da 5 poi sono diventati dieci gli alberi, grazie alla collaborazione con Retake di piazza Bologna”. E ora ha deciso di continuare. Ecco nascere quindi l’iniziativa “Daje de Alberi”: “Credo molto nei progetti che durano nel tempo. Il piantare alberi è una delle chiavi più semplici e meno costose per contrastare il cambiamento climatico. Se piantassimo nuovi alberi in ogni via, forse potremmo aiutare a risolvere, nel nostro piccolo, il problema. Con i social si può fare tanto oggi, si può costruire davvero, invece che lamentarsi soltanto. L’idea è nata anni fa con mio padre ed è proseguita con Retake Piazza Bologna e Simona De Maria. E oggi prosegue con questa iniziativa. Abbiamo deciso di piantare quattro alberi di Ligustrum in via Lanciani vicino alla scuola media Winckelmann e alla scuola Brasile con il permesso del servizio giardini di Roma Capitale. È davvero un esempio concreto per gli studenti per contrastare insieme il climate change, combattere l’inquinamento urbano e donare bellezza”.

Il progetto è già partito e per coinvolgere gli abitanti ha creato una raccolta fondi che in pochi giorni ha già raccolto quasi tutto il denaro necessario per la piantumazione: “L’idea per il futuro è di collaborare con sponsor e grandi partner per piantare alberi, come succede oggi con i monumenti – ammette Cioce -. Ho già chiesto un preventivo per gli alberi a un vivaio del territorio e avvisato le autorità competenti, e speriamo a breve di fare i lavori, perché si può piantare fino a marzo, secondo il regolamento comunale. Servirà solo un nullaosta per il via. Dobbiamo riempire strade e ville storiche con alberi adatti alla città, ma soprattutto far partecipare gli abitanti, renderli protagonisti facendogli adottare l’albero, prendendosene cura in ogni senso. Si crea un’occasione d’incontro tra generazioni, l’albero diventa un modo per conoscersi e avere cura del proprio territorio. Un albero è un qualcosa che dura nel tempo, se viene curato”.

Un progetto che potrebbe poi coinvolgere tutto il II Municipio. Ma non è l’unica iniziativa che Cioce sogna: “Qui nel Nomentano si è persa un po’ di identità di quartiere, è diventata una zona universitaria. C’è degrado in qualche punto ma molti investimenti fatti negli anni stanno funzionando, come piazza Armellini o la stazione Tiburtina. Ha delle potenzialità enormi e mi piacerebbe vedere in futuro più cultura portata nei luoghi più socializzanti del quartiere. Questo potrebbe aiutare a creare un’identità vera. C’è bisogno di condivisione”.

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