17 Marzo 2021 - 10:54 . Piazza Bologna . Cronaca
“Lo strano silenzio di piazza Bologna”: l’edicolante Palumbo racconta il lockdown
di Antonio Tiso
“Il silenzio di piazza Bologna durante il lockdown era pietrificante. Le uniche attività aperte erano l’edicola e il forno all’angolo con viale XXI Aprile. Avevamo paura e rimpiangevamo il caos di ogni giorno”. Sono le parole di Antonio Palumbo, il giornalaio che da 12 anni gestisce il chiosco della piazza. A un anno di distanza Totò, come le persone della zona lo chiamano affettuosamente, torna con la memoria a quel 10 marzo che cambiò la vita di tutti.
“Quando aprivo alle 5,30 del mattino, per le strade non c’era nessuno, mentre di solito già si vedevano alcuni lavoratori circolare a piedi e in macchina. Durante il giorno poi vedevo formarsi la fila davanti alla mia edicola e al forno. Un’atmosfera irreale. Le mascherine erano ancora poche e c’era gente con protezioni improbabili, fatte di oggetti rimediati in casa. Qualcuno usciva con la maschera da sub e il boccaglio. Il silenzio era rotto ogni tanto solo dai residenti che cantavano alle finestre”.
Per tutto il periodo del lockdown i giornalai come Antonio Palumbo, i farmacisti, i commessi di supermercati, i fruttivendoli, i tabaccai, i ferramenta furono un punto di riferimento per la collettività, in quel momento chiusa in casa. “Cercammo di offrire il nostro servizio, pur avendo noi stessi timore di ammalarci. Per questo fummo anche elogiati dalla gente del quartiere, ma non solo noi edicolanti, tutta la filiera della stampa, dai giornalisti ai trasportatori arino a quelli che preparavano i giornali la notte”.
Il ricordo di quei giorni sembra lontano, ma neppure così tanto, dato che siamo ancora in piena pandemia. “Rispetto ad allora è cambiata la nostra consapevolezza e l’organizzazione generale. La prevenzione è sicuramente migliorata, mentre in quel periodo non si trovavano i guanti in lattice e i gel igienizzanti erano carissimi, anche per noi commercianti. Poi l’allarme era altissimo, ora almeno è iniziata la campagna di vaccinazione. Ma a marzo del 2020 eravamo sempre in attesa di nuovi aggiornamenti. Io ascoltavo le informazioni dalla mia edicola di piazza Bologna e nelle pause chiamavo i miei genitori anziani in Puglia per sentire come stavano. Ero sempre in ansia”.
“La fine del lockdown fu come tirare un sospiro di sollievo. Vedere le persone nuovamente uscire fu una gioia. Sono arrivato a Roma nel 1981, all’età di 19 anni, per studiare all’Università e mai avevo visto questa piazza così vitale triste e funerea”.
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