10 Marzo 2021 - 23:25 . Piazzale delle Provincie . Cultura
Il maestro Alberto Manzi e quel legame stretto con il Nomentano
Al Nomentano c’è un volto che agli abitanti storici, bambini negli anni ’50 e ’60, sarà sempre familiare. È il volto di un uomo che ha preso gli italiani per mano, insegnando loro che “Non è mai troppo tardi”, quello di Alberto Manzi, per tutti semplicemente il maestro Manzi.
È comparso in televisione nel 1960, ma i bambini del quartiere, lo conoscevano almeno da sei anni e lo vedevano tutti i giorni, in piedi, davanti alla sua lavagna. Il maestro Manzi ha infatti cominciato a lavorare alla scuola elementare nel 1954 e il suo primo incarico è in piazza Ruggero di Sicilia, alla vecchia scuola Enrico Corradini. L’anno in cui ci arriva , però, la scuola, ha il nome attuale, Fratelli Bandiera. Subito dopo la guerra, durante l’anno scolastico 1945-46, si è deciso di ribattezzarla, cancellando il riferimento a uno storico nazionalista per dedicarla, invece, ad Attilio ed Emilio Bandiera, due giovani patrioti, eroi del Risorgimento. Quando Alberto Manzi varca la soglia della sua prima classe, ha già alle spalle due lauree, una in Biologia e l’altra in Pedagogia e Filosofia, con specializzazione in Psicologia. E ha già insegnato al carcere minorile Aristide Gabelli a Trastevere.
I metodi di Manzi sono alternativi, spesso gli costano richiami dal Ministero dell’Istruzione che non approva alcuni suoi comportamenti. Sono i primi esperimenti di didattica diversificata, che esce fuori dai regolamenti e dai programmi ministeriali.
Poi alla fine del 1960 arriva il successo con la trasmissione televisiva “Non è mai troppo tardi”, un vero e proprio corso di alfabetizzazione e di recupero delle persone semianalfabete. Andata in onda sulla Rai dal 1960 al 1968, riesce a far prendere la licenza elementare a quasi un milione e mezzo di italiani.
Non tutti però sanno che che nella sua vita il maestro Manzi collabora anche con un istituto al Nuovo Salario, il Pontificio Ateneo Salesiano. Manzi è infatti molto attivo anche in Sud America, dove ogni anno, tra il 1954 e il 1977, si reca per svolgere attività di scolarizzazione tra i nativi della zona orientale della foresta Amazzonica. Prima da solo, poi con un gruppo di studenti universitari provenienti da ogni parte d’Italia, incomincia a organizzare un vero e proprio programma di aiuto solidale che, oltre all’insegnamento, prevede la soluzione di problemi sociali e sanitari. Accusato dal governo peruviano di essere legato ai movimenti rivoluzionari “guevaristi”, per continuare nel suo programma di aiuti, si appoggia allora al Pontificio Ateneo Salesiano.
Nel 1993 il maestro ormai anziano fa parte della Commissione per la legge quadro in difesa dei minori. Nel 1994 viene eletto sindaco di Pitigliano (Grosseto), dove risiedeva. Qui si spegne il 4 dicembre 1997. Ancora oggi la sua è una figura che resta nel cuore di tanti.