20 Dicembre 2021 - 12:47 . Cronaca

Covid e povertà, meno contagi nei quartieri più benestanti di Roma. La mappa

La consegna di un pacco alimentare durante la pandemia da Covid
La consegna di un pacco alimentare durante la pandemia da Covid

Il Covid, a Roma, non colpisce tutti indistintamente. Secondo uno studio di Mappa Roma, a cura di Keti Lelo, Salvatore Monni, Federico Tomassi, infatti: “Le zone più colpite della città siano proprio quelle in cui vivono le fasce più disagiate della popolazione”.

Osservando i numeri della mappa dei quartieri di Roma (consultabile qui) infatti, emerge subito un dato importante: “I Municipi più colpiti sono quelli della periferia est e in misura minore del quadrante nord-ovest: il massimo è nettamente il VI (Torri) con 925 casi ogni 10mila residenti, ossia quasi un contagio ogni 10 abitanti, seguito da IV (Tiburtino) con 809, V (Prenestino-Casilino) con 768, XV (Cassia-Flaminia) con 731 e VII (Appio-Tuscolano) con 722.  – si legge nel rapporto di Mappa Roma –. I contagi sono invece nettamente inferiori alla media romana nei municipi con reddito pro-capite più elevato: soprattutto nel II (Roma Nord, dove si trovano il Trieste–Salario, il Flaminio e i Parioli e il Nomentano) e nell’VIII (Ostiense) con rispettivamente 593 e 597 ogni 10mila abitanti, e poi I (dove si trova il quartiere Prati) con 607, IX (Eur-Laurentino) con 634 e XII (Gianicolense) con 639, seguiti da X (Ostia-Acilia) con 679, XIII (Aurelio) con 693 e III (Montesacro) con 695“.

I poveri, dunque, si ammalano di più. Non solo: “Le conseguenze della pandemia – secondo Mappa Roma – si sono fatte sentire sui cittadini in maniera iniqua, divaricando ancora di più la forbice delle disuguaglianze, secondo tre aspetti”. Il primo fa riferimento alla sfera del lavoro: “I lavoratori più qualificati, con un alto livello di istruzione e un reddito maggiore, hanno anche avuto più facilità nel lavorare a distanza, riducendo così il rischio sia di perdere il posto durante il lockdown sia di essere contagiati”. Tutt’altra storia invece per i lavoratori con un basso livello di istruzione, un lavoro precario e irregolare, che non può essere svolto da casa e richiede spesso lo spostamento sui mezzi pubblici.

Secondo punto: la qualità abitativa. È piuttosto evidente che una casa grande e spaziosa si presti molto meglio allo smartworking, rispetto a un ambiente piccolo, caotico e sovraffollato, come potrebbe essere un appartamento di un palazzo di case popolari. Terzo punto: la digitalizzazione. “La possibilità di usufruire di connessioni internet veloci – si legge su Mappa Roma in fibra ottica o banda ultra larga, non solo per il lavoro agile, ma anche e soprattutto per svolgere la didattica a distanza (Dad) che richiede collegamenti video affidabili, a fronte di situazioni gravi, già prima della pandemia, di abbandono scolastico e non completamento della scuola dell’obbligo“.

LEGGI: Lo studio di Mappa Roma