21 Ottobre 2021 - 7:19 . Policlinico
Così il Policlinico Umberto I aiuta le donne in difficoltà e i loro bimbi con “Salvamamme”
Nunzia, mamma di Vittorio, con il Covid ha perso il lavoro. “Non avevo neanche più un euro per comprare una caramella. La pandemia ci ha tolto la dignità”. Jasmine, invece, durante il Covid ha partorito una bambina prematura, che necessitava di integratori particolari. Pilar non sapeva più come pagare l’affitto, poi è arrivato anche il contagio, e il ricovero in ospedale.
Ad aiutarle, nei mesi più duri, è stato il progetto “Salvamamme Crescibene” partito ad aprile 2020 e terminato ad ottobre 2021 per supportare le famiglie e i bambini fragili resi ancora più vulnerabili dalla pandemia. Nel Salone della direzione generale del Policlinico Umberto I di Roma, l’associazione ha presentato il dossier frutto di questi 18 mesi di lavoro, e firmato con il Policlinico un protocollo di collaborazione per progetti futuri in favore di minori fragili.
“Il Covid ha aumento il problema del disagio e della fragilità in maniera drammatica – ha commentato Fabrizio D’Alba, direttore generale del Policlinico Umberto I –. Se il bambino che entra in ospedale ha alle spalle un contesto fragile, questo passaggio può far vacillare l’equilibrio del minore. Abbiamo bisogno di qualcuno che sia accanto a questi bambini, per dare continuità alla cura e per fargli vivere in maniera ordinaria il passaggio in ospedale. Per questo è importante avere accanto associazioni come ‘Salvamamme’. Questa è solo la partenza di una collaborazione che poi dovrà allargarsi anche ad altre associazioni e altri soggetti. La firma di questo protocollo ci impegna concretamente – ha sottolineato D’Alba –. Il Covid ci ha messo a dura prova, ma ci ha anche dimostrato che con determinazione si possono fare anche cose straordinarie e che le grandi partite si vincono solo in ottica di sistema. Proviamo a non scordarci di nessuno”.
Il progetto di ‘Salvamamme’ si è sviluppato proprio in risposta alle richieste del personale medico dei reparti di maternità di alcune aziende ospedaliere, Asl e consultori del Lazio, da cui sono partite le segnalazioni. Da lì l’associazione è intervenuta assistendo, in questi mesi, 420 bambini, e creando un supporto per tutto il nucleo familiare. “L’ospedale è uno dei pochi punti che può intercettare i drammi e le situazioni di disagio, uno dei punti in cui una donna può dare dei segnali –ha detto Grazia Passeri, presidente di ‘Salvamamme’- la nostra associazione dà risposte concrete ai bambini che non avevano accesso a cure fondamentali”.
Dal progetto ‘Salvamamme crescibene’, vincitore del bando della Presidenza del Consiglio dei ministri (Dipartimento per le politiche della famiglia), è nato anche un dossier che ha monitorato 120 famiglie, che ha permesso di evidenziare come la pandemia abbia acuito ancora di più le difficoltà per le famiglie vulnerabili con figli malati. Dai dati presentati è emerso che l’80% degli intervistati è disoccupato, il 57,5% ha perso il lavoro con il Covid, e per il 92,5% delle famiglie la pandemia ha portato una grave riduzione di reddito con un cambiamento dei consumi, che ha reso le famiglie incapaci di provvedere alle spese essenziali (cibo, affitto, pagamento bollette, medicinali). Il 43% ha dichiarato di non aver potuto disporre con regolarità di cibo; il 45,8% ha rinunciato a visite mediche per i figli. I volontari dell’associazione, insieme al Gruppo sportivo Fiamme Oro Rugby della Polizia di Stato, hanno consegnato generi alimentari e risposto con la presenza alla solitudine delle persone in difficoltà. Sono stati consegnati oltre 95mila pezzi singoli (alimenti, integratori specifici, carrozzine per disabili) e sono stati effettuati circa 3mila interventi psico-socio sanitari o informativi. Grazie al progetto ora Nunzia, la mamma di Vittorio, ha riaperto la sua attività. “Il Covid ci ha distrutto, ma ci ha anche fatto capire che c’è molta umanità. Anche un pacco alimentare è importante. Adesso, piano piano, mi sto rialzando“.