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L’assessore Calabrese: “A Roma 500 chilometri di ciclabili”
di Giulia ArgentiUna rete da oltre 500 chilometri di piste ciclabili che correrà lungo tutta Roma. È questo il piano del Comune per incentivare la mobilità sostenibile e favorire la transizione dalle quattro alle due ruote per muoversi in città. Lo annuncia il vicesindaco e assessore alla Città in movimento, Pietro Calabrese in questa intervista rilasciata a RomaH24. Un ulteriore passo in avanti verso la mobilità dolce nella Capitale. Negli ultimi mesi, complici anche gli incentivi arrivati dal governo, come il cosiddetto “bonus bici”, infatti, a Roma si è assistito a un crescente interesse per i mezzi di trasporto più sostenibili: biciclette – semplici o a pedalata assistita – e monopattini elettrici. E, anche per aiutare questo crescente gruppo di cittadini che scelgono le due ruote per spostarsi in città, Typimedia Editore (società che edita RomaH24) ha realizzato “Bikeways Roma” una mappa dei percorsi ciclabili che è possibile seguire nella Capitale, in uscita in aprile in libreria e nelle edicole.
Nel maggio 2020 il Comune di Roma ha annunciato un piano per la realizzazione di 150 chilometri di piste ciclabili transitorie in tutta la Capitale. Come stanno procedendo i lavori e quali sono le tempistiche per il completamento delle opere?
“I lavori sulle piste ciclabili proseguono in tutta la città. Dal 2016 ad oggi abbiamo realizzato quasi 65 chilometri di nuovi percorsi. Per quanto riguarda le transitorie realizzate per l’emergenza sanitaria, abbiamo completato la corsia ciclabile in zona Eur Torrino, quella su via Gregorio VII, l’itinerario su viale Castro Pretorio e il prolungamento della Tuscolana, che nelle prossime settimane si completerà nel ramo già realizzato fino a largo Brindisi. Sono in corso, inoltre, i lavori sulla pista viale Jonio-Prati Fiscali e stiamo per avviare quelli per collegare via Ugo Ojetti a Casal Boccone. Parallelamente proseguono i lavori su altre piste già pianificate prima dell’emergenza, come quella su via Battistini e l’itinerario tra Circo Massimo e Piramide. Non dimentichiamo inoltre la ciclabile realizzata sul lungomare di Ostia, un’opera che i cittadini attendevano da oltre 30 anni”.
Che cosa si intende con percorsi ciclabili “transitori”? Perché non si è scelto di renderli permanenti?
“Sono da considerarsi comunque definitive. Le abbiamo chiamate “transitorie” semplicemente perché vengono realizzate in sola segnaletica orizzontale e verticale, in funzione dell’emergenza. Con l’obiettivo di renderle permanenti con vari perfezionamenti da realizzare secondo l’iter ordinario, come la sistemazione dei cigli, l’inserimento di cordoli di protezione, segnaletica luminosa e altre opere integrative”.
Ci sono stati casi di gesti plateali di opposizione al progetto daparte dei cittadini. A spaventarli è soprattutto il rischio che la realizzazione di nuove ciclabili possa portare a una perdita di parcheggi. Sarà così?
“In realtà, nella maggior parte dei casi, la pista ciclabile transitoria corre proprio tra il marciapiede e le auto in sosta che diventano così una naturale barriera di protezione. Tra le macchine e la pista viene garantito uno spazio di almeno 50 centimetri per consentire l’apertura dello sportello in tutta sicurezza, come precisa la normativa di riferimento. Vorrei ricordare però che uno degli obiettivi nella realizzazione delle nuove ciclabili è proprio quello di incentivare forme di mobilità alternative all’auto privata, così come già avvenuto in altri paesi europei, dove la bicicletta, ma ultimamente anche i monopattini, sono diventati dei mezzi di trasporto essenziali per una buona fascia della popolazione. La stessa che, anche a Roma, attende da decenni una rete capillare, in sede riservata e protetta, in grado di garantire spostamenti veloci per il cosiddetto ‘ultimo miglio’, in cui l’intermodalità con la rete su ferro si presta a coprire con la massima efficienza le distanze maggiori. È un obiettivo fondamentale se vogliamo che le nostre città abbiano una reale integrazione fra le modalità di trasporto sostenibili e diventino più accessibili e quindi vivibili. Per raggiungerlo occorre riequilibrare gli spazi a partire dalla mobilità dolce, e realizzare le infrastrutture metro e tram, su cui abbiamo già ottenuto i primi finanziamenti”.
Il progetto, per incentivare la mobilità sostenibile, prevede anche il collegamento delle piste con le fermate di metro e bus. Ma ci sono stazioni fondamentali come Castro Pretorio e Policlinico che sono chiuse da mesi. Ci sono delle previsioni per le riaperture?
“Sono interventi straordinari che hanno riguardato dieci fermate della linea B, in gran parte già ultimati mantenendo le stazioni in esercizio. Per la prima volta in 30 anni vengono sostituite le scale mobili con tutti gli impianti. Per quanto riguarda i lavori nelle stazioni di Castro Pretorio e Policlinico non c’erano le condizioni per il deflusso dei passeggeri in sicurezza, per cui è stata necessaria la chiusura integrale. Gli interventi su queste due fermate risentono, inoltre, delle condizioni in cui abbiamo trovato le strutture sottostanti, impossibili da preventivare prima dello smontaggio dei telai in cui erano ancorati gli impianti delle scale. Una volta rimossi, infatti, sono stati rinvenuti materiali non previsti dalla normativa vigente, e soprattutto infiltrazioni d’acqua, che hanno comportato interventi ben più complessi sulla struttura portante in cemento armato. Stiamo quindi intervenendo con una manutenzione che va ben oltre gli obblighi di legge, in modo da eliminare le infiltrazioni, così da garantire una reale durata, e massima sicurezza anche per il futuro. Un intervento mai fatto prima. Per comprimere i tempi abbiamo approvato delle varianti progettuali, ma per la data di riapertura è necessario comunque il collaudo finale da parte dell’Ustif (Ufficio speciale trasporti a impianti fissi, ndr) l’organo tecnico del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. E, ancora prima, l’approvazione delle varianti da parte del Genio civile. Di fatto siamo intervenuti come se si trattasse di realizzare dei progetti ex novo”.
Quali sono le altre iniziative che il Comune ha intenzione di lanciare per incentivare la mobilità sostenibile?
“Il Pums (Piano urbano mobilità sostenibile, ndr) rappresenta il nostro punto di riferimento in materia di trasporti e contiene tutti gli interventi pensati per incentivare la mobilità sostenibile in città. Oltre ai 45 km di metro e 67 km di tram, prevede le reti ciclabili principale e secondaria, isole ambientali, e le zone 30. A breve inizieranno i lavori per la realizzazione dell’isola ambientale di Ostia Antica, un progetto che, come altri simili già approvati per i quartieri di Casal Bertone e del Quadraro Vecchio, permetterà anche di riqualificare l’intera zona”.
A quanti chilometri dovrebbe ammontare la rete ciclabile ideale per Roma?
“La rete ciclabile ideale è sicuramente quella capillare prevista dal Pums per tutta la città, che stiamo continuando a realizzare. Con questi interventi si arriverà a oltre 500 chilometri di ciclabile. Tra cui oltre ai collegamenti fra le università e le metro, proprio in questi giorni finanziati dal ministero dell’Ambiente e gli itinerari da e verso il mare, sia sulla direttrice della Colombo che su quella della dorsale Tevere sud; c’è anche il Grab (Grande raccordo anulare delle bici, ndr), ormai in fase finale di progettazione: un tracciato ad anello di 45 chilometri che toccherà alcuni dei siti storico-culturali più suggestivi della città, dal centro alla periferia”.
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