Montesacro | La Storia

Aprile del 65 d.C., alle porte di Montesacro il suicidio “imposto” del filosofo Seneca

di Sara Fabrizi

Nell’antichità, l’area che si estende oltre l’Aniene è una campagna sterminata. Lungo la via Nomentana, la strada che conduce alla città scomparsa di Nomentum, si incontrano diversi illustri personaggi, che hanno scelto di farsi costruire (o di acquistare) una villa in zona. Tra di loro, c’è anche Lucio Anneo Seneca, grande filosofo nonché precettore dell’imperatore Nerone.

Qui, non lontano dall’odierno quartiere di Montesacro, egli ama ritirarsi per riflettere e scrivere. Molte delle lettere che indirizza al suo discepolo, Lucilio, vengono proprio da questo luogo. Quando ha bisogno di allontanarsi dal caos e dal clima opprimente della città, questa villa diviene un rifugio sicuro, dove ritrovare tranquillità e benessere. Almeno fino all’aprile del 65 d.C., quando su di lui si abbatte l’ira di quello che, un tempo, è stato il suo pupillo: Nerone.

L’imperatore, infatti, è venuto a conoscenza di una cospirazione ordita contro di lui. Un complotto che passerà alla storia come congiura di Pisone, dal nome di uno dei suoi principali ideatori. Sembra siano coinvolte almeno una quarantina di persone tra senatori, cavalieri e militari. Tra i nomi, c’è anche quello di Seneca.

Così, una sera di primavera, in una data compresa tra il 12 e il 19 aprile, l’anziano filosofo riceve la visita del pretore Gaio Silvano, emissario del crudele imperatore. L’uomo ha il compito di riferirgli che il princeps lo vuole morto. Sta a lui decidere se andarsene onorevolmente, togliendosi la vita con le proprie mani, oppure essere giustiziato. Seneca, da stoico qual è, sceglie il suicidio. Lo storico Tacito racconta i suoi ultimi istanti di vita, ispirandosi nella sua narrazione a un altro famoso suicidio: quello di Socrate. Dopo aver intrattenuto i presenti con una serie di riflessioni filosofiche, Seneca si taglia le vene. E quando si rende conto che il sangue defluisce troppo lentamente, si fa somministrare della cicuta. Il veleno, però, non ha effetto sulle sue membra invase dal gelo. Chiede, dunque, che gli preparino un bagno caldo. Immergendosi nell’acqua, cerca di affrettare la propria fine, che arriva poco dopo. Tutto questo, secondo un’interpretazione delle fonti, avviene proprio qui, nella villa alle porte di Roma.

La vicenda è raccontata anche nel volume “La Storia di Montesacro” di Typimedia Editore.

“La Storia di Montesacro”

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