Talenti | La Storia

12 aprile 1994, giallo in via Domenico Oliva. L’omicidio irrisolto di Antonella Di Veroli

di Sara Fabrizi

L’ombra del mistero aleggia su via Domenico Oliva 8, a Talenti. Questo è l’indirizzo che compare nelle carte di un caso di omicidio ancora oggi irrisolto. Un giallo lungo quasi trent’anni, che ha per protagonista Antonella Di Veroli, commercialista di 47 anni, che abita sola in un appartamento acquistato da poco, qui nel quartiere di Montesacro.

È il 12 aprile 1994. Dal giorno prima, Antonella sembra essere sparita nel nulla. Le telefonate della madre sono rimaste tutte senza risposta. La donna, preoccupata, ha avvisato l’altra figlia, Carla, che è venuta a controllare insieme al marito. Quando sono entrati in casa, però, i due non hanno notato nulla di particolare, così sono andati via. Il pomeriggio del 12 aprile, non avendo ancora notizie, la coppia si presenta di nuovo in via Oliva. Con loro c’è anche il ragionier Umberto Nardinocchi, socio in affari di Antonella, con la quale ha avuto una storia, e un’amica. 

In camera da letto, si accorgono che l’anta centrale dell’armadio non è soltanto chiusa. È sigillata con dello stucco. Devono forzarla per riuscire ad aprirla, scoperchiando un baratro di orrore. Lì dentro, rannicchiata su sé stessa, ancora avvolta dal suo pigiama azzurro macchiato di sangue, c’è Antonella. Ha un sacchetto di nylon infilato in testa. Sulla fronte e vicino alla tempia, due minuscoli fori, i segni lasciati da due colpi di pistola. A quanto pare, il suo assassino le ha premuto un cuscino sulla faccia, usandolo come silenziatore, prima di fare fuoco. Ma quei proiettili, incredibilmente, non sono riusciti a ucciderla. Così, il killer ha completato l’opera soffocandola con quella busta. 

Secondo gli inquirenti, tutto questo deve essere avvenuto nella sera tra il 10 e l’11 aprile. Le indagini si concentrano su due uomini: il ragionier Umberto Nardinocchi e Vittorio Biffani, di professione fotografo. Entrambi, pur sposati, sono stati amanti della vittima in passato. Il secondo appare più sospetto. Antonella gli ha prestato ben 42 milioni di lire, che non si è mai vista restituire. Inoltre, la loro relazione si è interrotta perché la moglie di Biffani ha scoperto il suo tradimento e ha minacciato più volte la donna. Per di più, il fotografo ha dichiarato di non essere uscito la sera in cui sarebbe avvenuto l’omicidio. Eppure, tra le sue carte viene rinvenuto lo scontrino di un bar di piazza Bologna con la data di quel giorno. Diverse cose, però, non tornano nemmeno se si guarda a Nardinocchi. Pare ci sia stato un litigio di recente tra lui e Antonella. E c’è la testimonianza della vicina di casa della donna, la signora Ninive. La donna sostiene che nel corso di un sopralluogo effettuato da Nardinocchi in via Oliva, prima del ritrovamento del cadavere, lo ha sentito chiedere a un poliziotto suo amico di controllare sotto al letto per vedere se c’erano dei bossoli. Altre piste emergeranno nel corso delle indagini.  Nessuna di esse, però, porta alla soluzione.

La vicenda è raccontata ne “La Storia di Montesacro” a cura di Sara Fabrizi ed è anche uno dei cold-case esaminati dal giornalista Fabrizio Peronaci nel volume “Morte di un detective a Ostiense e altri delitti”. Entrambi i libri sono editi da Typimedia.

GUARDA: Il sito di Typimedia Editore

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