28 Febbraio 2021 - 21:27 . Montesacro . Personaggi
Piotta, il rapper cresciuto nel quartiere racconta Suburra e la “sua” Roma
Un anno importante quello vissuto da Tommaso Zanello, in arte Piotta. L’artista, cresciuto nel nostro quartiere, è stato impegnato con la realizzazione di “Suburra – Final Season“, la colonna sonora per la terza e ultima stagione della fortunata serie targata Netflix, conclusasi lo scorso ottobre.
“È stato come fare una torta, ho lavorato a strati – ha raccontato a The Social Post Piotta -. Non è stato facile realizzarla in tempi di Covid: la sala di montaggio mi mancava, io buttavo già idee grezzissime che poi mandavo a Francesco Santalucia, con cui ho scritto e post-posto, e che è un pianista incredibile. Prendeva il mio impasto e lo allargava con le sue conoscenze musicali, lo rimaneggiava e me lo rimandava. Io completavo il testo, registravo un provino a casa dove ho montato uno studio, lo rimandavo a lui, lo rifiniva e lo mandavamo di nuovo in sala di montaggio per la prima approvazione. Se superava la prova, si mandava tutto a Netflix Olanda, poi a Netflix Los Angeles e poi ritornava in Italia e in tutto questo già eravamo all’opera sulla musica di un’altra puntata”.
Covid-19 che ha reso il lavoro più complicato, ma per certi versi è stato comunque d’aiuto: “Il lockdown ha creato e crea quelle problematiche lavorative note a tutti ma ha soprattutto proposto un clima surreale, alla Armageddon, post atomico ma questo clima ha aiutato molto la scrittura dei brani di Suburra – ha ammesso Piotta, tra i protagonisti del volume Typimedia “Trieste-Salario in 100 personaggi (+1)” -. Un clima sicuramente non allegro, triste e che tende ad isolare e per certi versi appunto, surreale. Se avessi dovuto fare la stessa colonna sonora in piena primavera, con un tripudio di urla di bambini che giocano fuori casa e i parchi aperti forse avrei avuto molta più difficoltà invece devo dire che il lockdown, in questo senso, mi ha aiutato ad entrare meglio in quel clima sospeso e cupo che appartiene anche alla serie“.
Mentre su Roma e sul suo modo di descriverla attraverso i testi per Suburra ha detto: “È un quadro di Caravaggio: tanta oscurità e poi, all’improvviso, quel drappo rosso a cui aggrapparsi e che la illumina. Il perfetto bilanciamento di Roma credo sia alle 4 e mezza, 5 del mattino, proprio il chiaroscuro, quando si assapora tangibile la convivenza di due mondi. Parliamo di un confine, uno scarto che può sembrare netto ma che netto non è e lì c’è la grandezza dell’umanità e in una città come Roma c’è l’essenza di una città intera. A Roma lo si nota anche a livello architettonico dal contrasto dato dal cassonetto dell’immondizia pieno con dietro questa Cupola stupenda che si staglia alle sue spalle in tutta la sua grandezza”.
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