25 Febbraio 2021 - 11:39 . Montesacro . Personaggi
Piotta, il rapper cresciuto nel quartiere racconta Suburra e la “sua” Roma
Un anno importante quello vissuto da Tommaso Zanello, in arte Piotta. L’artista, cresciuto nel nostro quartiere, è stato impegnato con la realizzazione di “Suburra – Final Season“, la colonna sonora per la terza e ultima stagione della fortunata serie targata Netflix, conclusasi lo scorso ottobre.
“È stato come fare una torta, ho lavorato a strati – ha raccontato a The Social Post Piotta -. Non è stato facile realizzarla in tempi di Covid: la sala di montaggio mi mancava, io buttavo già idee grezzissime che poi mandavo a Francesco Santalucia, con cui ho scritto e post-posto, e che è un pianista incredibile. Prendeva il mio impasto e lo allargava con le sue conoscenze musicali, lo rimaneggiava e me lo rimandava. Io completavo il testo, registravo un provino a casa dove ho montato uno studio, lo rimandavo a lui, lo rifiniva e lo mandavamo di nuovo in sala di montaggio per la prima approvazione. Se superava la prova, si mandava tutto a Netflix Olanda, poi a Netflix Los Angeles e poi ritornava in Italia e in tutto questo già eravamo all’opera sulla musica di un’altra puntata”.
Covid-19 che ha reso il lavoro più complicato, ma per certi versi è stato comunque d’aiuto: “Il lockdown ha creato e crea quelle problematiche lavorative note a tutti ma ha soprattutto proposto un clima surreale, alla Armageddon, post atomico ma questo clima ha aiutato molto la scrittura dei brani di Suburra – ha ammesso Piotta, tra i protagonisti del volume Typimedia “Trieste-Salario in 100 personaggi (+1)” -. Un clima sicuramente non allegro, triste e che tende ad isolare e per certi versi appunto, surreale. Se avessi dovuto fare la stessa colonna sonora in piena primavera, con un tripudio di urla di bambini che giocano fuori casa e i parchi aperti forse avrei avuto molta più difficoltà invece devo dire che il lockdown, in questo senso, mi ha aiutato ad entrare meglio in quel clima sospeso e cupo che appartiene anche alla serie“.
Mentre su Roma e sul suo modo di descriverla attraverso i testi per Suburra ha detto: “È un quadro di Caravaggio: tanta oscurità e poi, all’improvviso, quel drappo rosso a cui aggrapparsi e che la illumina. Il perfetto bilanciamento di Roma credo sia alle 4 e mezza, 5 del mattino, proprio il chiaroscuro, quando si assapora tangibile la convivenza di due mondi. Parliamo di un confine, uno scarto che può sembrare netto ma che netto non è e lì c’è la grandezza dell’umanità e in una città come Roma c’è l’essenza di una città intera. A Roma lo si nota anche a livello architettonico dal contrasto dato dal cassonetto dell’immondizia pieno con dietro questa Cupola stupenda che si staglia alle sue spalle in tutta la sua grandezza”.
GUARDA Che stanno facendo di CommunityBook