15 Marzo 2021 - 3:52 . prati . Cronaca
Così un’associazione è divenuta una best practice per Roma: parla il “papà” di Balduina’S
di Daniele Galli
Quattro anni fa, un distinto professionista della Balduina comprese che nel suo quartiere non mancava qualcosa. Mancava tutto. O quasi. Carlo Maria Breschi si rese conto che in un quartiere di 45 mila abitanti, grande quanto Frosinone, c’era e c’è ancora una sola struttura municipale. Ed è un mercato rionale. E non c’erano e non ci sono né cinema, né soprattutto una serie di servizi utili a migliorare la qualità della vita. Ex responsabile marketing e sviluppo associativo di Fipe-Confcommercio, 62 anni, Breschi ha messo a frutto il suo know-how per fondare Balduina’S. È un’associazione, è una rete di imprese, è un polo di aggregazione. È un modello che funziona. È un progetto che Carlo intende ora esportare in altri quartieri della Capitale.
Lei è nato e cresciuto alla Balduina oppure è stato “adottato”?
“Nato e cresciuto. Mia madre e mio figlio abitano nel cuore di Balduina”.
Cos’è Balduina’S?
“È un progetto articolato. I filoni sono tre: iniziativa civica, rete di impresa e innovazione”.
Cominciamo con l’iniziativa civica.
“Per dare un’idea di come operiamo, abbiamo lanciato una class action per denunciare i disservizi di Ama, abbiamo promosso diverse istanze sull’illuminazione carente e sul degrado locale, abbiamo organizzato delle feste per i bambini e dei mercatini per sostenere i piccoli artigiani del territorio. Dialoghiamo costantemente con le istituzioni: con il Municipio e con i gestori di servizi. E abbiamo creato un Welfare point”.
Di cosa si tratta?
“È un team di consulenti coordinati dall’avvocato Giancarlo de Caprariis in grado di risolvere in maniera convenzionata, e quindi in modo conveniente, tutti i problemi delle imprese e dei cittadini. In questa direzione, abbiamo istituito la figura degli Angels. Hanno le mansioni di uno speedy boy e possono svolgere anche delle piccole commissioni. Mi permette però di fare un passo indietro?”.
Prego.
“Tra le iniziative civiche, mi sono dimenticato dell’adozione del parchetto di piazza della Balduina. È una piccola area giochi circondata da parcheggi, che prima quasi non si vedeva. Abbiamo fatto installare nuove piante, ripristinare le panchine, ricostruire il selciato in porfido. E ci saranno delle cancellate per delimitare la zona bambini. L’abbiamo sanificata e abbiamo piantato un ulivo. Ora è un gioiellino verde incastonato nel cuore di Balduina”.
Dove avete trovato le risorse necessarie?
“Abbiamo vinto un bando della Regione Lazio per l’affidamento delle aree verdi. A questi bandi, noi parteciperemo sempre”.
E quali sono le prossime aree dove vi prefiggete di intervenire?
“Piazzale Socrate e Monte Ciocci, se uscisse il bando… Abbiamo un progetto per ogni zona”.
Per alimentare il confronto, sfruttate al massimo le potenzialità dei social.
“Abbiamo ben sei canali su Facebook. Oltre alla pagina e al gruppo ufficiali, ovvero Balduina’S Community, c’è Balduina’S Marketplace, dove i commercianti possono lanciare le loro proposte. Il Balduina’S Gourmet Club è dedicato ai buongustai, mentre il Balduina’S Pet Club è riservato agli amanti degli animali. L’ultimo nato è Balduina’S Cultura: per i lettori e per gli autori che intendono presentare le loro opere”.
Come ci si iscrive?
“In due modi. O in maniera del tutto gratuita, con un click su Facebook o iscrivendosi alla mailing list. Oppure, accedendo a uno dei tanti servizi che diamo. I più gettonati sono quelli di web marketing, come siti e social media, e l’assistenza legale e fiscale. Più di quello che fa un patronato, pur senza uno spazio fisico. Almeno per il momento, data la pandemia”.
E come riuscite a rendere finanziariamente sostenibile l’attività?
“Con i servizi che siamo in grado di offrire. E se al cittadino piacciono le nostre iniziative, le sostiene con una donazione”.
Passiamo al secondo filone: la Rete di Imprese.
“Anche in questo caso, abbiamo risposto a un bando della Regione. Abbiamo presentato un programma di Rete, che è alla base – a sua volta – di un contratto di Rete. A fronte del finanziamento, gli interventi realizzati sono stati di tre tipi. Innanzitutto, è stata creata una governance in grado di seguire la realizzazione del programma: dal notaio al commercialista, passando per il sottoscritto, il manager di rete e il team tecnico. Poi, abbiamo messo su tante attività di marketing associativo e social per creare engagement con la cittadinanza e abbiamo investito su innovazione digitale e informatica. Come la piattaforma del Marketplace – che è più di un e-commerce – e la struttura salvavita e monitoraggio rifiuti in piazza della Balduina”.
In che senso è “più di un e-commerce?
“Chi vuole, può scaricare dei voucher o fare delle call-to-action. Se mi piace un abito nella vetrina del Marketplace, lo prenoto, me lo vado a misurare nel negozio fisico e lo posso acquistare a un prezzo speciale, riservato agli iscritti della community”.
Quanti sono gli iscritti di Balduina’S?
“Sono 5.800, frutto di quattro anni di lavoro”.
Quali sono le principali difficoltà che state incontrando?
“Il gap digitale. Spesso, dobbiamo fare da consulenti web per molti professionisti a digiuno di nuove tecnologie. Qualche volta, invece, ci sentiamo dire Noi un sito ce l’abbiamo e siamo anche su Amazon. E allora cerchiamo di spiegare il nostro modello di business, che prevede di accorciare la distanza fisica e digitale tra negozianti e cittadini anche attraverso la creazione di canali di iniziativa civica, sociale e culturale. Era il senso del bando della Regione Lazio: promuovere il commercio in rapporto al territorio. Ed è anche il senso del nostro progetto, quindi: venite a Balduina sia perché ci sono dei negozi importanti, sia perché stiamo migliorando i servizi e la qualità del nostro verde, perché abbiamo un parco ciclo-pedonale pazzesco (Monte Ciocci, ndr) e la terrazza panoramica di piazzale Socrate, e perché offriamo servizi di ogni tipo. Questo è il messaggio che vogliamo trasmettere. Questo è Balduina’S”.
Poi c’è l’ultimo filone: l’innovazione.
“Assieme a Giovanni Tufani, un giovane stratega dell’innovazione aziendale, cercheremo di promuovere la cultura digitale, sul modello delle smart city. Le faccio un esempio. Ad agosto 2019 abbiamo impiantato una struttura in piazza della Balduina. È formata da un kit di Sos salvavita, con un defibrillatore. Sopra c’è una videocamera e l’occhio è puntato sui cassonetti di San Pio X, che spesso vengono rovesciati. Ma questa videocamera non è deputata solo alla classica sorveglianza: è collegata a un software molto costoso che traduce le immagini in dati. Dati sul traffico veicolare e sulla circolazione delle persone”.
Chissà quante informazioni avrete ormai acquisito.
“Nessuna. Questo servizio per la cittadinanza non è mai partito, la struttura non è stata ancora allacciata alla rete elettrica. Per Acea Areti non siamo né un commerciante, né un cittadino, e quindi – anche se come associazione abbiamo vinto un bando regionale – l’azienda ci invita a rivolgerci al Municipio XIV. Che però ci ha rimbalzato al Comune, sostenendo di non essere competente. In Campidoglio ci hanno fatto parlare con il responsabile per le insegne luminose, che a sua volta ha alzato le mani: Questo impianto – ci ha detto – non ha nulla a che fare con le insegne, è computer vision. Il rimpallo tra enti va avanti da un anno e mezzo”.
Balduina’S è una best practice ripetibile in altre zone di Roma?
“Me ne sto occupando proprio in questi giorni. Noi siamo stati coerenti con le linee guida del bando della Regione: questo progetto, così complesso e di impatto sulla cittadinanza, ha le connotazioni di una start-up. Ovvero è sostenibile, scalabile e replicabile. Quindi, non solo è possibile replicare Balduina’S, non solo è bene che accada, ma stiamo già lavorando su Prati, Fleming e Vigna Clara. Abbiamo segnali abbastanza chiari di un forte interesse. Ci muoveremo dopo avere completato la prima fase del programma di rete”.
Quanto vi manca per concluderla?
“Deve partire il Marketplace. La piattaforma c’è già, ma serve del tempo prima che la gente si abitui a consultarla e a comprare. Ci vorranno ancora un paio di mesi. Poi, ci basterà un click per esportare il progetto”.
Ha destato curiosità il vostro sondaggio, nel quale chiedevate ai cittadini se preferissero restare nel XIV Municipio, oppure “unirsi” con Prati e Trionfale. Quali sono le ragioni di questo malessere?
“Stiamo registrando delle forti proteste. Sono quattro anni – ossia, da quando abbiamo lanciato questo progetto – che abbiamo la percezione che Balduina si senta abbandonata dal XIV Municipio. Il mercato coperto di piazza Mazzaresi è ridotto malissimo. Ed è l’unica struttura del Municipio a Balduina. Idem il sottostante centro anziani: sta cadendo a pezzi. Vogliamo parlare poi dell’illuminazione? Ogni tanto a Balduina è buio fitto. Quanto alle strade, sono costellate di buche. E lo sa che, per rinnovare una carta di identità, un abitante di Balduina deve arrivare a Santa Maria della Pietà, quando avrebbe gli uffici del I Municipio a poca distanza (in circonvallazione Trionfale, ndr)? Potremmo andare avanti a lungo… Balduina ha 45 mila abitanti ed è il fanalino di coda del XIV Municipio”.
Qual è stato l’esito del sondaggio?
“Un sondaggio che abbiamo lanciato un po’ provocatoriamente. La stragrande maggioranza ha risposto che starebbe meglio con Prati e Trionfale. E se questa è l’opinione comune, chiediamo adesso di partecipare a un grande dibattito per ridefinire tutti i Municipi di Roma”.
Vi siete visti con la presidente del I Municipio, Sabrina Alfonsi e con la sua assessora all’Ambiente, Anna Vincenzoni. Cosa vi siete detti?
“È stato un incontro cordiale. Positivo. Ho illustrato il nostro progetto e la nostra posizione sul decentramento amministrativo. Su alcuni temi, mi hanno proposto di collaborare con il XIV Municipio e con le associazioni locali per mediare con Roma Capitale, così da cercare di risolvere i problemi di Balduina. Che così forse verrà trattata come un quartiere, e non come una componente marginale di un Municipio. Lo strumento per intervenire è quello dei tavoli di confronto su determinate materie”.
Avete avuto modo di discutere con il presidente del XIV Municipio, Alfredo Campagna?
“Perché, c’è un presidente del XIV Municipio?”.
Il nostro direttore Luigi Carletti sottolinea spesso la necessità di rivedere la governance della Capitale, inadeguata a rispondere alle esigenze di comunità locali grandi quanto medie città italiane.
“Sono assolutamente d’accordo con il vostro direttore. Ed è in linea anche con quello che ha dichiarato, in occasione dell’incontro con Alfonsi, il presidente della commissione Statuto di Roma Capitale, Angelo Sturni. Anche secondo lui, bisognerebbe rivedere la struttura del decentramento amministrativo restituendo centralità ai quartieri. Prendiamo Parigi: è fatta a lumaca, è composta da tanti quadratini (gli arrondissement, ndr). E ogni quadratino è composto al massimo da quattro quartieri”.
Lei quindi manterrebbe l’ente Municipio.
“Sì, ma i Municipi dovrebbero diventare delle strutture decentrate del Comune. Servono organismi più agili, che mettano i quartieri al centro”.
I Municipi dovrebbero poter essere finanziariamente autonomi?
“Autonomia finanziaria, ma rispetto a un progetto. Parlerei piuttosto di centri di spesa. Il Comune assegna al Municipio una percentuale del budget, per esempio, per la gestione del verde pubblico. Il controllo delle spese dovrebbe essere affidato a un city manager. Una sorta di garante del Campidoglio che, in ogni Municipio, dovrebbe confrontarsi con degli organismi che rappresentino realmente il territorio. Come le associazioni locali. Il loro ascolto, assieme all’ottimizzazione delle risorse finanziarie e umane, migliorerebbe la gestione del territorio, oltre a rendere concreta la partecipazione attiva dei cittadini all’amministrazione della cosa pubblica”.
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