Montesacro | Franco Galvano

Franco Galvano, re dell’arte urbana

di Daniele Petroselli

Recuperare spicchi di città abbandonati grazie all’arte urbana. Ma guai a chiamarla all’inglese street art, “perché le nostre opere sono autorizzate e non create in una notte e senza permessi”. Franco Galvano, classe ’55, dal 2015 vive Montesacro grazie ad “Arte e città a colori”, che ha sede in via Faldella Giovanni. Un progetto che è legato profondamente al quartiere. “Abbiamo già dipinto almeno 500 murales in città ma anche fuori – racconta -. E nel quartiere abbiamo riqualificato molti punti. Abbiamo iniziato con la stazione Nomentana, poi abbiamo ridipinto il tetto della fermata della metro Jonio. Sopra c’è un parco abbandonato negli anni e l’abbiamo rimesso a nuovo”.

Ma come è nata l’idea? Tutto ebbe inizio quando era funzionario di Ferrovie dello Stato: “In quel periodo fui contattato dalla vicepreside di un istituto scolastico che, vedendo la stazione di Settebagni piuttosto malmessa, chiese di installare due pannelli che raffigurassero le ferrovie dello Stato ad opera degli studenti della scuola. E da lì siamo partiti con un progetto di riqualificazione di 120 stazioni nel comune di Roma”. Tra queste, una delle più famose proprio la stazione Nomentana, che ha visto il contributo di 68 artisti diversi, a partire da Noa, Mox, Moby Dick, Giusy, Lac68 e Gofy. Il tema dominante di queste opere era la natura e il rapporto uomo-donna.

Uno dei murales creati dall’associazione creata da Galvano

Ma gli interventi non finiscono qui. E tutti seguono una linea ben precisa: “Noi non imponiamo la nostra arte, ma cerchiamo il dialogo con le associazioni del territorio, con il Municipio, per arrivare a decidere insieme il tema da rappresentare. A Jonio per esempio, parlando con gli abitanti, abbiamo scoperto che lì avevano girato ‘Ladri di biciclette‘. Per questo abbiamo realizzato murales a tema che raccontano il film e i suoi personaggi. Stessa cosa al mercato del Tufello, dove dopo un dialogo stretto con le associazioni abbiamo realizzato una facciata in stile caravaggesco”.

Ma “Arte e città a colori” non si sofferma solo sui muri. Crea delle vere e proprie sculture: “Cerchiamo di creare qualcosa di armonioso, che permetta a chi abita quel posto di riconoscersi in quel luogo. A Torraccia per esempio abbiamo realizzato 99 murales, recuperando anche l’intera zona, tagliando l’erba e sistemando il contesto in cui sorgono queste opere. Così da non abbandonare l’opera a se stessa”. Il tutto grazie al semplice aiuto degli abitanti, con raccolte fondi che coinvolgono anche le altre associazioni di quartiere.

E Galvano ammette con orgoglio: “Montesacro ormai ci conosce e devo dire che ho scoperto una realtà molto attiva. Ci sono tante associazioni che cercano di aggregare le persone, è un quartiere vivo. Stiamo cercando in tutti i modi di creare rapporti con tutti. A viale Val Padana sono stati gli abitanti a chiederci una mano per la cura del verde. Ci siamo presi a cuore questa vicenda e grazie a un accordo con il Tribunale di Roma, ripuliamo queste aree grazie all’aiuto di persone che hanno commesso piccoli reati e che fanno così servizi di pubblica utilità”.

Il 4 ottobre intanto un appuntamento importante: “A piazza Dante Gallani dedicheremo un parco a un ragazzo morto per una meningite fulminante all’età di 15 anni, Federico. Una storia che ha commosso il quartiere. Sarà un momento non solo per ricordarlo ma anche per fare cultura


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