7 Marzo 2021 - 19:23 . flaminio . Cronaca

Giovanni Caudo: “Stadio Flaminio alla Roma? Meglio darlo allo sport giovanile”

Con la rinuncia ufficiale da parte della proprietà della As Roma al progetto di Tor Di Valle, area che nei piani dell’ex proprietario James Pallotta avrebbe dovuto ospitare il nuovo impianto del club giallorosso, gli scenari che si aprono davanti alla nuova dirigenza, ora guidata da Dan e Ryan Friedkin, sono molteplici.

Uno di questi è la ristrutturazione completa dello stadio Flaminio, abbandonato ormai dal 2011, quando per l’ultima volta, il 12 marzo, la Nazionale italiana di rugby disputò al suo interno un match ufficiale del torneo Sei Nazioni per poi traslocare all’Olimpico.

RomaH24 ha intervistato il presidente del III Municipio Giovanni Caudo, professore universitario di urbanistica che all’epoca della presentazione del primo progetto di Tor di Valle ricopriva il ruolo di assessore all’Urbanistica nell’allora Giunta Marino e che ora è candidato sindaco alle primarie del Pd

Presidente Caudo, come giudica la possibilità di rendere lo stadio Flaminio la nuova casa dell’As Roma?

E’ una possibilità, ma ci sono delle problematiche. A suo tempo questa possibilità era stata esclusa in quanto l’As Roma aveva intenzione di realizzare uno stadio che avesse una capienza tale da poter ospitare le partite finali delle competizioni europee. In questo senso la trasformazione del Flaminio appare piuttosto complicata. L’impianto progettato dai Nervi, tuttavia, ha anche altri problemi, che prescindono da quello della capienza. Ci sono dei vincoli di natura storica e architettonica, che un’eventuale trasformazione non può non rispettare.

Il presidente del III Municipio Giovanni Caudo

I residenti del quartiere temono la perdita dei parcheggi in occasione delle partite.

Questo è un aspetto tutt’altro che secondario: un impianto così capiente in quella zona richiederebbe un profilo di accessibilità completamente diverso. A oggi, la situazione sarebbe identica a quella dello stadio Olimpico, dove la fruizione dei parcheggi è totalmente barbara, con le auto parcheggiate dai tifosi sul lungotevere in mezzo alla strada, con le strisce spartitraffico usate come segna posti. Se poi, come sembra dalle intenzioni della società, lo stadio venisse usato anche per altre attività oltre che per disputare gli incontri, il problema potrebbe verificarsi 7 giorni su 7. Non vorrei che il quartiere Flaminio si sobbarcasse un ulteriore carico urbanistico di questo tipo.

Il fatto che accanto allo stadio sia presente una rete tranviaria collegata direttamente alla metropolitana potrebbe alleggerire questo carico?

A mio parere non sarebbe sufficiente. Una buona parte dei tifosi non arrivano allo stadio dal centro della città, ma da aree esterne non raggiunte dalla metropolitana. Decine di migliaia di persone dovrebbero comunque muoversi in macchina.

stadio flaminio
L’INGRESSO DELLA TRIBUNA D’ONORE DELLO STADIO FLAMINIO

Quella dello stadio Flaminio, a prescindere dalla possibilità che possa diventare il nuovo impianto della Roma, rappresenta una ferita aperta nel cuore della città per le condizioni di degrado in cui è lasciato. Cosa si può fare concretamente per riqualificarlo?

La questione è molto semplice e anche di facile risoluzione. Partendo dal fatto che il Flaminio possiede numerose strutture al suo interno, come piscine e palestre, è necessario che siano assegnate a una o più società sportive che potrebbero gestire le strutture utilizzando il catino dello stadio per le partite del calcio giovanile. Ritengo poi che lo stadio debba essere collegato con l’Auditorium Parco della Musica, che per gli eventi all’aperto al momento possiede solo la cavea, per poterci svolgere dei concerti. Questo è un progetto che volendo potrebbe essere realizzato in brevissimo tempo e che permetterebbe di salvaguardare l’architettura del Flaminio e allo stesso tempo di realizzare il più grande parco della musica e dei concerti di tutta Italia. In questo modo lo stadio Flaminio potrebbe vivere tutti i giorni a tutte le ore senza nessun aggravio per il quartiere e dando all’Auditorium un respiro, anche funzionale, che oggi non ha.