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Covid-19, quel campo nomadi in via del Foro Italico dove nessuno rispetta le regole

di Paolo Riggio

Partite di calcio sull’asfalto. Gente che passeggia tranquillamente. Capannelli di persone più o meno numerosi. E soprattutto, misure igieniche inesistenti. C’è una zona franca ai confini del nostro quartiere, una zona dove il Coronavirus è come se non esistesse. È l’insediamento di via del Foro Italico. È un campo nomadi a due passi da via della Moschea. Nel cuore di Roma nord. Come mostrano le immagini scattate da RomaH24, decine di persone – uomini e donne di ogni età, e i bambini non fanno eccezione – camminano all’aperto, si radunano in gruppo e i ragazzi giocano a pallone.

LA ZONA FRANCA

Qui non c’è traccia delle regole imposte dalle autorità sanitarie per il contenimento della pandemia da Covid-19. Omar, 27 anni, abbozza una giustificazione. “Noi una casa non ce l’abbiamo – dice a RomaH24 – e il campo è casa nostra. Abbiamo già tanti problemi, al Coronavirus non ci pensiamo”.

C’è chi definirebbe questo campo una baraccopoli. In container malmessi di venti metri quadri si ritrovano a vivere sotto lo stesso tetto anche sette persone. Come spiega a RomaH24 l’assessora alle politiche sociali del II Municipio, Carla Fermanelli, “pochissime persone sono di etnia rom, dovremmo parlare di un insediamento che peraltro insiste in questo posto da decenni”. È sempre Fermanelli a chiarire che “qui normalmente lavorano gli assistenti sociali del Municipio e il Nucleo assistenza emarginati del II gruppo della polizia di Roma Capitale”.

Qui non c’è traccia delle regole imposte per il contenimento della pandemia da Covid-19

Normalmente. Ma oggi i controlli – qui – sono assenti. Lo sono in giorni in cui il livello di allerta è ai massimi livelli. Tanto che a pochi passi, in via Salaria, la polizia di Roma Capitale ferma ogni macchina che transita: in assenza di valide motivazioni che giustifichino lo spostamento, scattano le denunce per inosservanza dei provvedimenti dell’autorità. L’articolo 650 del codice penale prevede l’arresto fino a tre mesi o l’ammenda fino a 206 euro.

L’ACCUSA DI OMAR

L’obiettivo è quello di prevenire comportamenti sbagliati. Comportamenti che qui, in via del Foro Italico, sono la regola. Per il giovane Omar, la colpa è delle istituzioni: “Nessuno è venuto a darci una mano. Nessuno ci ha consegnato mascherine, disinfettanti o ci ha spiegato come difenderci”.

Le parole di Omar destano allarme e chiamano inevitabilmente in causa le istituzioni. Contattato da RomaH24, l’Assessorato alle politiche sociali di Roma Capitale promette futuri chiarimenti. Vedremo.

LA POSIZIONE DEL II MUNICIPIO

La presidente del II Municipio, Francesca Del Bello, risponde invece così a RomaH24: “Quello è un campo ‘tollerato’. Non è un vero e proprio campo nomadi. Lì c’è una vera discarica a cielo aperto e il problema igienico-sanitario è ancora più grave del Coronavirus. Ho segnalato la questione alla comandante del II gruppo della polizia di Roma Capitale (Donatella Scafati, ndr), che però ha ricevuto per ora indicazioni di compiere attività di prevenzione sul resto del territorio, per far rispettare le disposizioni governative di sicurezza sul Covid-19″. D’accordo, ma non andrebbero fatte rispettare anche lì, anche in quel campo tollerato? “Certo – concorda Del Bello -, non c’è alcuna differenza. Bisognerebbe chiudere quel campo e trovare però un posto alternativo dove far alloggiare quelle persone. Però avete ragione, questo è chiaramente un tema. E lo è ancora di più adesso. Cercheremo di capire nei prossimi giorni – assicura Del Bello – cosa fare. Noi non abbiamo né la competenza, né gli strumenti. Sottoporremo la vicenda ai livelli superiori dell’amministrazione capitolina”. Ossia all’Ufficio speciale Rom, Sinti e Caminanti.

Questa la situazione all’interno del campo

LA FAKE NEWS DEI ROM CONTAGIATI

Per ora, comunque, non sono stati registrati casi di contagio tra i rom della Capitale. Il 23 marzo, in una nota lo Spallanzani ha bollato la notizia circolata nei giorni prima sui quotidiani come una “fake news”: “Nella struttura, allo stato, non sono ricoverati cittadini di etnia rom”. Senza controlli, però, c’è il rischio che, se parte in questo campo un’infezione di Covid-19, l’intera comunità si trasformi in un focolaio.

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