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Così si svolge l’addestramento dei guardiani delle nostre scuole

di Emiliano Magistri

Cercano, corrono, fiutano e, una volta trovata, raspano con la zampa per indicare al proprio conduttore il punto dove è nascosta la sostanza incriminata. Si chiamano Higgis, Condor e Wumm e sono i tre pastori tedeschi che formano la squadra antidroga dell’Unità Cinofila di Roma della polizia di Stato.
Sono loro che contribuiscono a garantire la sicurezza ai ragazzi del nostro quartiere e a prevenire lo spaccio di sostanze stupefacenti nelle scuole del territorio. Ma non solo.
Nel corso di un pomeriggio nel centro di addestramento in Salita del Forte Ostiense, RomaH24 ha voluto capire, con l’aiuto del sovrintendente Silvano Bellini, responsabile del reparto antidroga, e degli agenti scelti, Daniele Baldassarre e Fabio Giannelli, come inizia la “carriera” dei cani poliziotto e in che modo vengono formati al lavoro nel Trieste-Salario e nel resto della città.

Il gioco come addestramento
Fin da cucciolo, il pastore tedesco dell’antidroga viene addestrato attraverso il gioco: «Associamo l’odore della sostanza a una pallina con cui il cane ama giocare – spiega il sovrintendente Bellini – Viene legato un sacchetto, contenente una determinata droga (per intenderci, quelle riconosciute e inserite nella tabella del ministero della Salute, ndr), alla cordicella della pallina che utilizziamo per l’addestramento. Nel momento in cui il cane riceve la pallina fiuta la sostanza, ovviamente senza assumerla. Perciò associa il fatto di riconoscere la droga alla ricerca del suo gioco preferito: nei fatti, quando cerca la sostanza incriminata, nella sua testa il cane sta cercando la pallina». Da qui il premio che il conduttore gli riconosce una volta ultimata la missione e che, appunto, consiste nel lanciargli la pallina, visto che poi il cane viene abituato a interagire e giocare con lui.
La segnalazione di una determinata sostanza stupefacente, da parte del cane, avviene in due modalità, una cosiddetta “attiva”, l’altra “passiva”: «La prima si verifica quando la ricerca avviene all’interno di ambienti chiusi – spiega ancora il sovrintendente – dove il cane va direttamente sul punto in cui avverte la presenza della droga e raspa con la zampa, cioè gratta su un termosifone o un cassetto o ovunque sia nascosta la sostanza, così da attirare l’attenzione del suo conduttore. Quella passiva, invece, avviene quando il cane si accorge che una persona è in possesso di droga: in quel caso, punta il naso sull’individuo incriminato e poi si volta verso il conduttore per segnalare cosa ha trovato». Ma quanto tempo occorre per rendere un cane pronto al lavoro sul campo? «Il corso completo, sia per il conduttore che per il cane, dura circa sei mesi – dice Bellini –. Se invece l’agente è già pronto e bisogna lavorare soltanto sull’animale, il tempo si dimezza».

Le razze con cui lavora la polizia
«I cani hanno circa un anno quando vengono selezionati e acquistati dal Centro di coordinamento dei servizi cinofili di Ladispoli – racconta – dopodiché inizia subito l’addestramento. Generalmente, se il cane è in salute, lavora con noi fino agli 8 o 9 anni di età».
Quasi sempre identifichiamo il pastore tedesco come “compagno” dell’agente di turno, e un motivo c’è: «Si tratta di un cane dalla forte personalità e molto resistente a mole e ritmi di lavoro previsti. In più – prosegue –, parliamo di una razza molto docile che non solo rende il nostro ruolo di addestratori più semplice ed efficace, ma che permette al cane stesso di potersi adattare meglio alla vita di tutti i giorni, soprattutto se si trova a casa del suo conduttore (sono diversi, infatti, gli agenti che lo tengono con sé tutto il giorno, ndr)».
Ma non tutti i reparti della polizia lavorano con i pastori tedeschi: «Ad esempio i nostri colleghi dell’Atf (acronimo dell’agenzia americana Alcohol Tobacco and Fire Arms, si occupano dell’individuazione di sostanze esplosive, ndr) o del Pgop (quelli che provvedono all’antisommossa, ndr) utilizzano i labrador che, rispetto ai nostri, sono più voraci, visto che ad ogni ritrovamento effettuato dal cane il cosiddetto premio consiste in una manciata di crocchette».

L’unità cinofila della questura
Sono 21 i cani dell’unità cinofila di Roma della polizia di Stato. Di questi, tre compongono la squadra antidroga. Il gruppo copre le esigenze della squadra mobile di tutti i commissariati della Capitale e della provincia, ma molto spesso vengono utilizzati anche per interventi nei territori di Viterbo, Rieti, Latina e Frosinone in base alle urgenze. Gli interventi davanti alle scuole, così come gli altri, vengono coordinati dal commissariato di zona o direttamente dalla sala operativa. Generalmente, i poliziotti con i cani restano al di fuori dell’istituto, limitandosi ai controlli sui ragazzi: l’ingresso è possibile solo previa autorizzazione del dirigente scolastico. Nel momento in cui il cane dovesse individuare determinate sostanze, si procede all’identificazione del giovane in questione.

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