15 Luglio 2020 - 14:46 . FuoriQuartiere . Cultura
“La Storia del Coronavirus a Roma”: io, medico, vi spiego perché ce n’era bisogno
di Francesca Piro*
Un libro sulla storia del Coronavirus a Roma e nel Lazio. Ne avevamo bisogno? mi sono chiesta quando mi è capitato tra le mani. Non è abbastanza il bombardamento mediatico che stiamo vivendo da mesi? Non ne sappiamo abbastanza di questo virus, di come si diffonde, di come fa ammalare, di come uccide? Si potrebbe pensare che sì, ne abbiamo abbastanza. E allora questo libro che senso ha? Ha senso. Perché se parliamo d’informazione, se parliamo di documenti, se parliamo di Storia, questo libro un senso ce l’ha.
“La Storia del Coronavirus a Roma” a cura di Sara Fabrizi, edito da Typimedia è un diario della pandemia, una registrazione dettagliata e puntuale della comparsa del SARS-Cov2 in città e della sua diffusione. Vi sono raccontati gli esordi, i primi protagonisti, l’allerta della popolazione, il fatalismo tipico di una certa romanità, l’eterno di Roma, il culto, la religione, il buio delle notti di marzo, la paura, le violenze in alcuni casi, la solidarietà, il desiderio di ricominciare… Tante città nella città, quasi tre milioni di abitanti, questa è Roma, questi sono i romani. Etutti volevamo che finisse. E ancora non è finita.
Non è stato facile rileggere gli ultimi tre mesi della mia – e della nostra – vita attraverso le parole della Fabrizi, che ha messo sulla carta tutte le ricerche compiute per ricostruire cosa è successo e come. Non è stato facile, ma è stato molto utile, perché il libro è ben costruito e racconta l’evolversi dell’emergenza sanitaria in maniera chiara, senza confusione, mettendo in fila gli eventi. Utile, perché guardare da fuori, con gli occhi di un altro, aiuta ad avere una visione completa, d’insieme, obiettiva. La scrittura lineare, da ricercatrice, della Fabrizi mantiene alta l’attenzione, anche quando il susseguirsi degli eventi potrebbe manifestarsi come un noioso elenco di fatti. E invece si ha quasi voglia di andare a vedere da vicino, di conoscere i luoghi e di incontrare i diversi protagonisti che si sono avvicendati nella trama talvolta ingarbugliata che la pandemia ha ordito per la città di Roma.
Un libro che si legge con curiosità, che aiuta a comprendere la situazione dando una fotografia d’insieme di ogni momento. È suddiviso, infatti, in istantanee, che raccontano lo status della città in ciascuna fase evolutiva della pandemia. Ovvero, cosa stava accadendo quando. I parallelismi, proprio quelli che ci consentono di collegare i fatti. Ecco com’è stato realizzato “La storia del Coronavirus a Roma”: cosa stava accadendo mentre; cosa era accaduto; cosa stava per accadere. Molto, molto ben costruito questo dialogo tra tempi diversi.
E poi i continui richiami ai secoli scorsi, alle “pesti” che hanno assalito la città dal tempo dell’antica Roma fino al 1918, con l’esplosione della “spagnola”. Un documento frutto di una ricerca paziente e ben articolata, con fotografie e continui richiami in neretto ai passaggi più importanti che riguardano i protagonisti o i fatti. Roma appare maestosa, se davvero è possibile che sia, pur nella tragedia della cronaca.
L’ho letto con piacere e con una punta d’orgoglio. Come dice Luigi Carletti nella prefazione (…) i romani hanno smentito molti luoghi comuni (…) Roma ne esce rafforzata nella sua idea di grande comunità e di Capitale di un Paese che oggi deve rialzare la testa e recuperare (…). Condivido il pensiero di Carletti e provo un sentimento di grande speranza per il futuro. Quanto è accaduto, era inimmaginabile, nessuno avrebbe potuto prevederlo, pur se oggi di veggenti e sapienti sono piene le fosse. La pandemia, se ancora non ha cambiato il nostro modo d’agire, ha certamente cambiato il nostro modo di sentire il mondo. Ci guardiamo intorno, e anche se ogni cosa piano piano sembra tornare al proprio posto, il nostro sguardo non è più lo stesso. È arrivato il disincanto.
*Anatomopatologa e blogger