14 Gennaio 2020 - 15:00 . Flaminio . Cronaca
Flaminio, posate nuove pietre d’inciampo in memoria dei deportati. Queste le foto
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Una pietra d’inciampo in ricordo di Renato Villoresi, giustiziato nel 1944 alle Fosse Ardeatine dopo essere divenuto un protagonista della Resistenza. Il sampietrino d’ottone è stato posato oggi, martedì 14 gennaio, davanti il numero civico 5 di via Emanuele Gianturco. Oggi ne sono poste altre in via Flaminia: due al numero 16 in memoria di Elena Camerino e Riccardo Guido Luzzatto, e altrettante al civico 395, dove abitavano Edoardo Ricchetti e Adele Elvira Sacerdoti.
Francesca Del Bello, presidente del II Municipio, introduce l’iniziativa: “È l’undicesima edizione del progetto. Undici anni, in cui i sampietrini sono divenuti tracce simboliche, placche in ottone poste nel luogo di nascita o lavoro dei deportati, persone che non hanno avuto sepoltura di alcun genere e che così potranno essere ricordate. L’iniziativa si rivolge principalmente ai giovani a cui passiamo il testimone”.
La partecipazione delle nuove generazioni è l’argomento su cui interviene la professoressa Costanza Porro, insegnante di lettere della scuola media Villoresi di via della Pisana. È stata la lei a proporre all’associazione Arte in Memoria questa iniziativa: “C’erano poche notizie riguardo Renato Villoresi“, aggiunge riferendosi al lavoro svolto con i ragazzi: “Abbiamo cercato dai familiari superstiti le fotografie e i documenti, trovato elementi per fare la richiesta all’ente che è stato molto efficiente, e ha organizzato tutto. Poi abbiamo voluto narrare la storia in un libro, il testo lo hanno scritto i ragazzi, si intitola: Un ragazzo di nome Renato.
Sono intervenuti all’evento gli ufficiali della Caserma Villoresi con un discorso intitolato alla Resistenza. Al numero civico 16 di via Flaminia, in ricordo di Elena Camerino e Riccardo Guido, davanti alla posa delle pietre, ha parlato la rappresentante dell’associazione Arte in Memoria, Adachiara Zevi: “Abbiamo posto 341 sampietrini a Roma, è un lavoro di ricerca che coinvolge istituzioni e scuole. Chiunque ricordi un parente deportato e senza sepoltura può rivolgersi a noi”.
Maria Gabriella Ortolani è stata presente alla posa delle pietre d’inciampo dedicate ai nonni Edoardo Ricchetti ed Elvira Sacerdoti, deportati il 16 ottobre 1943 al 395 di via Flaminia: “Ricordare è l’unica cosa che si può fare non avendo una tomba, questo è un modo per non dimenticare mai”.