25 Marzo 2021 - 17:30 . Flaminio-Parioli . Cronaca
Commercio su aree pubbliche, il II Municipio: “Procedure siano in capo al Comune”
Le procedure di concessione di posteggio su aree pubbliche vanno incardinate nelle competenze del Dipartimento Sviluppo economico e attività produttive di Roma Capitale. Questa la richiesta avanzata in una nota spedita al Comune di Roma e firmata dalla presidente del II Municipio Francesca Del Bello e dall’assessore alle Attività produttive Valerio Casini.
Tutto nasce dalla scelta annunciata dalla sindaca di Roma Virginia Raggi di mettere a bando le licenze dei venditori ambulanti della Capitale. Una decisione per molti inattesa, visto che le proroghe erano già partite e stabilite fino al 2032 dal Governo.
“La proroga fino al 2032 delle licenze non è legittima. Lo ha stabilito l’Autorità Garante per la concorrenza. Abbiamo chiesto subito a dipartimenti e municipi di revocare le proroghe e procedere con i nuovi bandi. Sarà una vera rivoluzione per il settore”, scriveva su Facebook la prima cittadina il 19 febbraio scorso, scatenando la protesta dei commercianti.
Per questo, il II Municipio, ha chiesto che le procedure per la messa al bando delle concessioni passino proprio in capo al Comune di Roma, “non potendo – si legge nella nota firmata da Del Bello e Casini – essere gestite per carichi e complessità con le sole risorse umane municipali, già oltremodo sovraccaricate“.
La sindaca, affidandosi a un parere del Garante per la concorrenza ha deciso che le concessioni che permettono agli ambulanti di lavorare sul suolo pubblico della città, nei mercati e nelle posteggi dedicati a rotazione, verranno messe a bando.
Una scelta che però entra in contrasto con quanto già stabilito dal Governo centrale e già recepito a inizio 2021 sia dall’amministrazione regionale che da quella capitolina.
Infatti, con la legge di bilancio del 30 dicembre 2018, gli operatori commerciali su area pubblica sono stati esclusi dall’applicazione della direttiva 2006/123/Ce altrimenti detta direttiva Bolkestein, una legge comunitaria che, in sintesi, imponeva la liberalizzazione dei servizi nel mercato interno dell’Unione.
Entro maggio 2017 gli Stati membri avrebbero dovuto rimettere a bando le concessioni rilasciate negli anni dagli enti locali, dando la possibilità di aprire un’attività commerciale su area pubblica a tutti i cittadini europei, senza limite di nazionalità, in un qualunque Paese dell’area comunitaria.
Tale direttiva è stata recepita nell’ordinamento italiano nel 2010, ma finora non è mai stata applicata per una serie di proroghe concesse dai governi. Con il decreto rilancio di fine novembre 2020, è stata inoltre fissata una proroga per concessioni di 12 anni, fino al 31 dicembre 2032.
Decisione a cui è seguita a fine 2020 prima una deliberazione regionale poi un atto di Roma Capitale emanato dal Dipartimento commercio. L’iter burocratico per la proroga era già partito, quando Raggi, alla luce del parere richiesto al Garante, ha stoppato tutto.