Parioli | Adriano Panatta

Panatta: “Quelle fughe dall’Eur per andare a giocare al Parioli”

Settant’anni, un traguardo importante per una leggenda del tennis. Parliamo di Adriano Panatta, che domani, 9 luglio, festeggerà il suo compleanno. E in una intervista a “La Stampa” ripercorre la sua vita, oltre che la sua carriera: “Vivevamo al Parioli, mi ricordo il pizzetto del maestro Moretti, la nevicata del ’56. Non sapevo di vivere nel Dopoguerra: me ne accorsi quando al Campo Parioli tolsero le baracche degli sfollati per farci il Villaggio Olimpico. Demolirono il vecchio Stadio Torino, dove mio nonno Pasquale era custode, per costruirci il Flaminio. I 200 metri di Berruti li vidi in diretta tv. Negli Anni ’60 ci trasferimmo all’Eur.
Moderno, bellissimo, però ogni giorno dovevo farmi 20 chilometri in bici per andare a giocare al Parioli. Belli i sette colli, ma se devi pedalare…”.

A chi gli chiese se è stato meglio il tennis o i motori, Panatta risponde così: “Il tennista l’ho fatto per 15 anni, il motonauta per 25, con due record del mondo di velocità e un mondiale endurance. Ho corso anche in macchina, fatto i raid nel deserto. Al Parioli dissi: continuo a giocare per voi ma in regalo voglio la Gilera 125: avevo compiuto 16 anni”.

Infine spiega la decisione di vivere oggi a Treviso: “È una città civile, molto bella. L’anno prossimo qui inaugurerò un centro tennis molto importante. Ho trovato la mia dimensione, la metropoli ormai mi dà l’ansia. Roma la adoro, figuriamoci, ma appena arrivo al raccordo anulare mi incazzo”.


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