6 Marzo 2021 - 14:43 . FuoriQuartiere . Cronaca
L’intervista. “Sport, famiglia e lavoro, chi era Eugenio Fasano”: parla la cognata
di Giulia Argenti
La dedizione al lavoro e l’amore per la sua famiglia. Erano le due caratteristiche di Eugenio Fasano, che l’avevano portato a farsi amare anche nel nostro quartiere, dove lavorava da anni. Il maresciallo della stazione dei carabinieri di via Clitunno muore il 24 gennaio 2019 dopo una partita di calcetto. Sul decesso la Procura della Repubblica e la Procura militare di Roma hanno aperto due fascicoli in seguito alla denuncia della famiglia.
Teresa Afiero, cognata di Eugenio, racconta in questa intervista chi era il maresciallo gentile che il Trieste-Salario considerava già suo “figlio”.
Chi era Eugenio Fasano?
“Un uomo meraviglioso, devoto al lavoro e alla sua famiglia. Era nato a Napoli il 18 giugno del 1975, ma viveva e lavorava a Roma da ormai 13 anni. Si era laureato in Legge e prestava servizio come maresciallo alla caserma dei carabinieri di via Clitunno, nel Trieste-Salario. Era un grande sportivo, amava allenarsi e aveva un’indole molto mite. Mai un contrasto, una lite con qualcuno. Colleghi e amici parlavano sempre di lui con grande stima e affetto”.
A Roma Eugenio aveva formato la sua famiglia.
“Quando lui si è trasferito nella Capitale, i suoi familiari sono rimasti a Napoli. Ma qui ha conosciuto e sposato mia sorella Maria. Hanno avuto due bellissime bambine, di cui lui si prendeva cura con una premura tale che lo chiamavamo ‘il mammo’. Tutti insieme, come una vera famiglia, hanno affrontato momenti difficili. Uno su tutti la malattia di Maria e i cicli di terapia e di radioterapie a cui si è dovuta sottoporre nel 2018 dopo la scoperta di un tumore al seno. E, tutti insieme, ne sono usciti”.
Che rapporto aveva il maresciallo con il Trieste-Salario?
“Un legame molto stretto: lo conoscevano e lo stimavano tutti. Le sue bambine frequentavano l’asilo “La Maisonnette” al Coppedè. Il 22 gennaio 2020, esattamente un anno dopo la scomparsa di Eugenio, l’istituto, in collaborazione con l’associazione Amuse, aveva piantato un albero in via Aterno in ricordo di Eugenio e apposto anche una targa dedicata a lui”.
La famiglia di Eugenio viveva in questo quartiere?
“Non ancora, si stavano per trasferire: abitavano a Casal Bruciato, ma Eugenio aveva chiesto e ottenuto l’alloggio di servizio alla stazione di via Clitunno. Ed era quasi pronto: l’aveva arredato insieme a Maria, scegliendo con lei tutti dettagli. Stavano aspettando l’arrivo degli ultimi mobili per poi trasferirsi nella nuova casa. Avevano fatto anche il cambio della residenza. Poi Eugenio è morto e tutto si è fermato”.