6 Luglio 2020 - 15:35 . FuoriQuartiere . Cronaca
Di Veroli, domani Peronaci ripercorre su Crime+Investigation il giallo (perfetto) di Talenti
++ Il delitto dell’armadio in 120 secondi ++Inchiesta Di Veroli: un festival di errori e sciatteriaDa giovane cronista del Corriere della sera, oltre 25 anni fa seguii l’omicidio di via Oliva, a Talenti. Il giallo della commerciata uccisa e chiusa in un armadio si rivelò un festival di errori investigativi. Oggi sto sondando il terreno per verificare se esiste qualche testimone importante che sa (e finalmente si metta la mano sulla coscienza e parli). La vera storia del giallo di Talenti l’ho raccontata in “Morte di un detective a Ostiense e altri delitti”, pubblicato nelle scorse settimane. E martedì 7 luglio alle 22 sarà trattata anche su Sky – canale 119
Pubblicato da Fabrizio Peronaci su Venerdì 3 luglio 2020
di Daniele Galli
Un omicidio, due indagati, un’assoluzione piena. Nessun colpevole e un’istruttoria maldestra. Sette giorni dopo il caso del detective ucciso a Ostiense, domani alle 22 Crime+Investigation (canale 119 di Sky) ripercorrerà i giorni di un altro giallo perfetto. Quello dell’assassinio di Antonella Di Veroli, commercialista single di 47 anni che viveva a Talenti. Il cadavere viene ritrovato il 12 aprile 1994 in un armadio della sua abitazione, in via Renato Oliva 8. Le avevano sparato due giorni prima due colpi di pistola, che non l’avrebbero uccisa. La morte potrebbe essere intervenuta per soffocamento. Un sacchetto di plastica le stringeva il collo.
Nel mirino degli investigatori finiscono il commercialista Umberto Nardinocchi e il fotografo Vittorio Biffani. Il primo non va nemmeno a processo, il secondo sì. Entrambi, in tempi diversi, avevano amato Antonella.
Crime+Investigation ricostruirà la vicenda attraverso la testimonianza di Fabrizio Peronaci, scrittore e giornalista del Corriere della Sera, inviato sul posto non appena si sparge la notizia del ritrovamento del corpo. Al caso Di Veroli, Peronaci ha dedicato uno dei 13 cold case di “Morte di un detective a Ostiense e altri delitti” (Typimedia Editore, collana Fattacci di Roma, 13.90 euro). Perché, nella sua drammaticità, anche questo è un giallo appassionante. Soldi, sesso, sangue: qui ci sono tutte le suggestioni del thriller. Qui, come nell’omicidio di Duilio Saggia Civitelli. L’investigatore di Ostiense che dà il nome al libro.
Peronaci, cosa rende particolare questo delitto?
“È un classico giallo che diventa cold case perché si basa su indizi, e non su prove schiaccianti. Suscita nell’opinione pubblica ogni suggestione: è un delitto a sfondo sentimentale, la donna viene trovata in un armadio, i possibili mostri vengono sbattuti in prima pagina e l’istruttoria è zeppa di errori”.
Errori?
“Fu un festival. Gliene dico tre. Solo al processo di appello di Biffani si resero conto di avergli attribuito la prova dello stub di un altro, estraneo al caso. Quella del fotografo risultò negativa: non aveva sparato. Poi, fu perso il pianale dell’armadio su cui era poggiato il cadavere di Antonella. Infine, la pubblica accusa discettò a lungo su una macchia, scambiandola per un’orma delle scarpe. Invece era l’effetto del sangue della donna, colato su un maglione”.
Lo stub di Biffani fu negativo, ma quello di Nardinocchi no. Lui si giustificò sostenendo di frequentare un poligono di tiro. Non fu nemmeno rinviato a giudizio.
“Non solo. Nel corso dei primi sopralluoghi chiese di cercare dei bossoli sotto al letto. E prima ancora del ritrovamento del cadavere, indossò dei guanti per non rischiare di inquinare la scena. Eppure, la Procura ritenne non doveroso portare Nardinocchi in Corte d’assise. Ci finì invece Biffani. A differenza del commercialista, il fotografo parlava con la stampa. Le sue interviste si rivelarono un boomerang processuale”.
C’è un mister X?
“Io scoprii che Antonella aveva regalato un portafoglio maschile dove era stampigliata la lettera E. La donna conduceva una vita complicata, faceva ricorso a personaggi equivoci. Diede 700 mila lire a un “mago” per una controfattura d’amore con la terra del Verano. Nelle decine di articoli che ho scritto sul caso, penso di essere andato vicino all’individuazione del terzo uomo. Per mesi sono stato vittima di intimidazioni. Alle tre di notte venivo sistematicamente svegliato da una telefonata: udivo solo dei fruscii. Qualcuno era evidentemente acquattato nell’ombra. Tanto che fui costretto a cambiare il numero di telefono”.
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