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Parcheggi più cari e diciamo addio alle strisce bianche

di Daniele Galli

Avete trascorso delle buone vacanze? Bene. Se avete disfatto le valigie, postato su Facebook l’album di Santorini al tramonto e innaffiato le piante, è giunto il momento di prendere una calcolatrice per rifare i conti del budget familiare. L’imminente stangata del Campidoglio sulla sosta a pagamento colpirà tutti i quartieri all’interno dell’anello ferroviario. E quindi, anche il Trieste-Salario. Ebbene sì: entro settembre, il consiglio comunale licenzierà la delibera che farà lievitare il costo del parcheggio su strisce blu a 1,5 euro l’ora, azzerando le strisce bianche e cancellando gli abbonamenti da 70 euro mensili. Le nuove tariffe entreranno in vigore a gennaio. Prepariamoci alle strisce d’oro.

L’obiettivo (secondo il Campidoglio)
Ci sono troppe auto. Il trasporto pubblico non funziona per colpa loro. Degli automobilisti. Dei pendolari. Di chi la mattina preferisce optare per il proprio mezzo privato, invece di attendere il passaggio di un autobus che, il più delle volte, troverà sovraffollato. Alt. Non lo dice RomaH24. Lo sostiene il Campidoglio (quantomeno nella prima parte del discorso, quella sulla colpa), che con questa rivoluzione punta a convincere gli automobilisti a smettere di esserlo, trasformandosi in fruitori dei mezzi pubblici. A patto che funzionino a dovere.

Lo scoglio
Fu questa la ragione per la quale, a dicembre 2015, la V sezione del consiglio di Stato bocciò il primo tentativo – il sindaco era Ignazio Marino – di incrementare le tariffe degli stalli blu. «L’amministrazione – scrissero allora i magistrati – non potrà non contemperare la sospensione delle agevolazioni tariffarie giornaliere e mensili con il progressivo raggiungimento degli obiettivi del nuovo Piano generale del traffico urbano di Roma».

Il senso era pressappoco questo: prima fate in modo che le alternative ci siano, poi disincentivate l’impiego delle macchine. Tre anni dopo, il panorama non è migliorato granché. La recente inaugurazione della metro C non incide in quartieri come il Trieste-Salario, divenuto negli anni una sede per centinaia di uffici. E tre anni dopo, quindi, una nuova delibera dell’aula Giulio Cesare andrebbe incontro alle stesse censure dei giudici amministrativi. O forse no.

La strategia
Il presidente della commissione Mobilità, Enrico Stefàno, sostiene di aver trovato il modo di superare lo scoglio: «I tecnici del dipartimento Mobilità e Trasporti – dice a RomaH24 – stanno lavorando a una soluzione, assieme a Roma Servizi per la Mobilità». Quale? Al momento non emerge. Stefàno promette di svelarla più avanti. Sta di fatto che, come evidenzia un’inchiesta condotta da RomaH24, nel Trieste-Salario può capitare che un autobus passi trentanove minuti dopo il precedente. Stefàno ne è assolutamente consapevole: «Con gara Consip (è la centrale acquisti della pubblica amministrazione, ndr), acquisteremo trecento nuovi mezzi. In più, Atac ha trovato un fornitore per il recupero dei minibus elettrici. E non dimentichiamo l’apertura della metro C, con le sue ventidue stazioni. Nessuna misura potrà mai rivelarsi efficace se però, contemporaneamente al miglioramento dell’offerta del trasporto pubblico, non interverremo riducendo il numero di auto per le strade di Roma».

Secondo Stefàno, l’unico modo è quello di far pagare di più la sosta: «Riducendo la pressione veicolare privata, incrementeremo subito del 25% la velocità della circolazione dei mezzi pubblici. La prova, dice Stefàno, l’abbiamo avuta nel breve periodo in cui, durante la precedente consiliatura, fu in vigore il parcheggio a 1,50 euro». E l’abbonamento mensile? Stefàno lo liquida in quattro parole: «Una distorsione del passato». Amen. «Guardi che meno macchine in giro si tradurranno in prezzi più bassi delle corse dei taxi, come pure delle alternative alla mobilità privata. Parlo del car-sharing, dello scooter-sharing e del bike-sharing», aggiunge il presidente della commissione mobilità.

Quando Stefàno era contrario
Un blogger molto attivo sui temi del trasporto pubblico – “Mercurio Viaggiatore”, @mercuriopsi su Twitter – ha ritrovato un vecchio documento della commissione Mobilità. È datato 3 luglio 2014. Dunque, vecchia consiliatura. Quella targata Marino. Quel giorno, i membri dovevano esprimere il loro parere proprio sulla (tentata) riforma della sosta tariffata, per mano dell’ex sindaco del Pd. Il documento fu approvato a maggioranza. Due furono i voti contrari. Uno fu quello del consigliere Roberto Cantiani. L’altro fu quello di Enrico Stefàno. Il papà della prossima rivoluzione della mobilità romana all’epoca disse no all’aumento a 1,5 euro l’ora. Oggi, Stefàno archivia così la questione: «Era un altro contesto, era un’altra realtà. Ora abbiamo la metro C fino a San Giovanni e sta per partire il corridoio filoviario della Laurentina».

Le soluzioni
Va bene. Qualcosa si muove, senza dubbio. In attesa che il trasporto pubblico elevi i propri standard qualitativi, al momento le formule “sharing” non possono, però, essere considerate un’alternativa quotidiana all’auto privata. Un’ora con “Car2go” costa 14,40 euro e con Enjoy 15 euro. “Share’n go” consente di spendere meno se l’utilizzo è frequente:  fino a 0,22 euro al minuto. Quindi, 13,20 euro l’ora. La tariffa oraria di “Zig Zag”, lo scooter-sharing, è di 14,90 euro. Ipotizziamo che una persona intenda affidarsi a “Car2go”, che lavori cinque giorni a settimana, e che per andare e tornare dall’ufficio impieghi due ore. Ebbene, la spesa che il cittadino dovrebbe sostenere sarebbe di 576 euro al mese.

Capitolo multe
Roma Capitale fa dei rincari una questione di necessità. Ok. C’è però chi legge in questa rivoluzione dei parcheggi a pagamento un modo per Atac, e dunque anche per il Campidoglio, di fare cassa. In primis per effetto della sosta tariffata, che nel 2017 ha fruttato 38 milioni di euro. Una parte proviene dalle multe. L’anno scorso, ne sono state elevate 2.621.241. Trecentomila più del 2016. Tra il caroprezzi delle strisce blu, e i probabili contravventori della sosta 2.0, il tesoretto del Campidoglio è destinato a rimpinguarsi. Con buona pace, si fa per dire, dei bilanci delle famiglie romane, costrette dopo le vacanze a fare i conti con la riforma delle strisce blu. Strisce d’oro. E non solo metaforicamente.

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