19 Agosto 2018 - 13:44 . Trieste-Salario . Curiosità

Pipì dei cani sui muri: i negozianti del quartiere non ne possono più

“Si chiama inciviltà. Non c’è altro modo per descrivere questa situazione”. Silvia d’Ettorre, moglie del titolare di una tabaccheria su viale Libia, è esasperata. Ogni mattina ritrova la serranda e il pezzetto di muro vicino al suo negozio tempestati dalle pipì dei cani. E tutti i giorni è costretta a pulire, soprattutto perché l’odore, con il caldo e dopo una intera notte, diventa insopportabile. “Sono stata costretta a comprare prodotti repellenti per cani e gatti – racconta Silvia – ma non sempre sono efficaci. E quindi quasi tutte le mattine mi tocca inforcare i guanti e pulire”.

Non è solo Silvia a trovarsi in questa situazione. Tutti i commercianti di viale Libia e viale Eritrea confermano di subire lo stesso trattamento. “L’urina la trovo ogni giorno – racconta Simona Pacini, titolare di un negozio di abbigliamento su viale Eritrea – una volta ho trovato anche le feci. Non sappiamo più come comportarci”.

Che i cani facciano la pipì sui muri dei palazzi o sulle ruote delle auto non è certo una novità. Ma quello che in pochi sanno è che se “Fido” sporca un muro o una macchina, si potrebbe incorrere in un reato. Reato di imbrattamento, per la precisione. È quello che è emerso da una sentenza della Cassazione del 2015, che ha dettato le regole d’oro del “buon padrone”, a cui dovrebbero adeguarsi tutti i proprietari dei cani. La Suprema Corte chiarisce innanzitutto che in alcuni casi è inevitabile che il cane faccia pipì in luoghi “proibiti”. Per quanto l’animale possa essere educato, a volte è impossibile evitarlo. La chiave, secondo la Cassazione è che i padroni usino il buon senso. Prevenire nei limiti del possibile, magari tirando via il cane, e se “ormai il danno è fatto”, rimediare. Una bottiglia d’acqua può fare la differenza. Si, perché è proprio grazie ad una bottiglietta di acqua che è stato assolto il proprietario del cane protagonista della lunga vicenda giudiziaria che ha portato alla sentenza.

“L’unica soluzione è fare sempre la guardia – dice Anna, dipendente di un negozio di cosmetici di viale Libia – ad esempio questa mattina mi sono accorta che un chihuahua stava per farla praticamente sulla vetrina. Sono uscita e ho lanciato un’occhiataccia al cane e alla padrona. Ed è bastato”. Fare la guardia al proprio negozio è davvero l’unico rimedio. Perché di lavare il muro con acqua e sapone, non se ne parla. Lo vieta il regolamento della polizia locale di Roma Capitale. E lo confermano i vigili del II Gruppo Parioli a RomaH24: “E’ anche questa una forma di imbrattamento del suolo pubblico che può essere sanzionata – spiegano – Senza contare il rischio di far scivolare i passanti”.