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Aree cani, questo è il caso dei cartelli a Forte Antenne
di Emiliano MagistriSporche, poco curate e, molto spesso, nemmeno attrezzate come il regolamento comunale vorrebbe. La condizione in cui versano le aree cani del quartiere è questa. Residenti a passeggio con i propri amici a quattro zampe, o semplici frequentatori, da Forte Antenne ai Parioli, passando per il Villaggio Olimpico, troppe volte si trovano di fronte a spazi verdi che, il più delle volte, sono rappresentati da aiuole, più o meno grandi, circondate da strade e viali.
Gli avvisi nella boscaglia
Di recente, in particolare nella “boscaglia” di monte Antenne, sono comparsi cartelli sugli alberi che richiamano a quelle indicazioni del Campidoglio secondo cui l’area in questione dovrebbe essere dedicata ai pelosetti. Tuttavia, la realtà è un’altra. E se quella sopra a Villa Ada è un’area cani ormai “di fatto”, nel senso che chi ha un animale a casa decide di portarlo comunque lì anche se non propriamente destinata a quello scopo, chi vive nel quadrante che va da viale Tiziano alla Salaria, è troppe volte costretto ad allontanarsi per permettere a Fido di fare i suoi bisogni senza sporcare i marciapiedi.
Il Municipio chiarisce l’equivoco
L’assessore all’Ambiente del II Municipio, Rosario Fabiano, prova a fare chiarezza: «Quella di monte Antenne – spiega a RomaH24 – non è un’area cani, intesa come uno spazio attrezzato per animali, con recinzioni e fontanelle, ma piuttosto uno spazio diffuso, come per la valle dei cani a Villa Borghese. I lavori all’interno del Forte non riguardano l’area circostante, che rappresenta un percorso di grande rilievo botanico. Il dipartimento Ambiente ogni tanto cambia le luci dei lampioni, ma per il resto si tratta di un bosco che si gestisce da solo, secondo le regole della natura».
Residenti esasperati
Facciamo un po’ i conti. Parco Rabin a via Panama, la valle dei cani dentro Villa Borghese, Villa Glori a viale Pilsudsky, Villa Balestra e – ce lo mettiamo comunque – monte Antenne, sarebbero le aree cani “ufficiali” del quartiere.
La “sgambata” quotidiana
Un po’ poche, in particolare per chi, dal cuore dei Parioli, deve trovare uno spazio verde dove garantire al proprio amico a quattro zampe la sua “sgambata” quotidiana.
Per non parlare dei “bisogni”. «Per quello non c’è problema perché abbiamo sempre i sacchetti dietro – spiega Roberta che intercettiamo a viale Tiziano con il suo beagle di nome Jacob, chiamato così per via di uno dei personaggi di Twilight, la saga sui vampiri di cui a casa sono appassionati –. Purtroppo per questioni di tempo e di carenza di spazi verdi siamo costretti a scendere qui o un po’ più avanti in piazzale Cardinal Consalvi (a ridosso del lungotevere, ndr), ma non va bene: l’erba non è curata, è troppo alta e piena di spighe, rifiuti e forasacchi che provocano graffi e irritazioni ai cani». E spostarsi non è possibile? «Nel weekend possiamo andare a Villa Borghese o al parco Rabin, ma sono già più distanti – conclude –, durante i giorni feriali, con il lavoro, come si fa?».
Chi dovrebbe gestire e chi se ne fa carico
«La pulizia e il taglio dell’erba – spiega Fabiano – sono compiti del dipartimento Tutela ambientale di Roma Capitale. Molte aree si trovano in situazioni critiche. In qualche caso, sono gli stessi proprietari dei cani a prendersi cura delle aree (come succede all’interno del parco Rabin in via Panama, ndr), sebbene queste non siano state “adottate” da nessuno, almeno legalmente». Così erba alta e forasacchi stanno iniziando a rappresentare una vera e propria emergenza per i nostri amici a quattro zampe.
Fontanelle, cestini e servizi
Esiste un apposito regolamento comunale per l’istituzione delle aree cani. Questi spazi devono essere recintati e devono trovarsi ad almeno 100 metri dalle case, che salgono a 200 per quelle dedicate allo “sgambamento” (quelle aree, cioè, dove i cani possono correre) e devono essere dotate di fontanelle, cestini e servizi per i proprietari.
Prevista la “adozione” dell’area
In alcuni casi è prevista anche “l’adozione” dell’area da parte dei cittadini, che possono così occuparsi della sua cura. A parte il parco Rabin, però, i residenti e frequentatori devono scegliere: o si recano in aree degradate, oppure sono costretti a far fare i bisogni per strada ai loro pelosetti. Ma senza dimenticare a casa i sacchetti per raccoglierli.