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Villini storici, ecco come il Campidoglio punta a salvarli

di Daniele Galli

Roma Capitale vuole capire dai municipi – e il II è pienamente coinvolto – quali siano gli immobili davvero di pregio, i villini da tutelare per intenderci. E quali invece siano da sacrificare in nome della legge regionale sulla rigenerazione urbana. La prossima settimana, l’assessore all’urbanistica capitolino Luca Montuori incontrerà tutti gli assessori municipali – i suoi colleghi all’urbanistica – per mappare il territorio. Il Trieste-Salario è uno dei quartieri al centro della vicenda, dopo che nell’ottobre scorso si è consumato l’abbattimento del villino di via Ticino con le polemiche che ne sono seguite. E proprio su questo tema, in queste stesse ore, il consiglio del II Municipio sta discutendo quali misure adottare per fronteggiare le eventuali speculazioni edilizie.

Il tavolo con la Sovrintendenza

A rivelare i prossimi step della battaglia per la difesa degli edifici storici del quartiere Trieste-Salario è stata giovedì mattina la presidente del II Municipio, Francesca Del Bello, nel corso della seduta del consiglio municipale: “Dovendo dar seguito alla decisione del Mibact, la Sovrintendenza ai beni archeologici di Roma realizzerà nei prossimi giorni un tavolo di lavoro con Campidoglio e Regione Lazio per studiare le misure specifiche da applicare in materia di vincoli. Misure – spiega la Del Bello – che dovranno essere armonizzate con gli strumenti urbanistici del Comune di Roma e con il piano paesistico territoriale regionale”. Tradotto in termini concreti, la Sovrintendenza è pronta ad apporre i vincoli paesaggistici, dando così seguito alle indicazioni del Mibact, ministero dei Beni culturali. “Verrà avviata – si leggeva in una nota del ministero datata 30 marzo – l’istruttoria per l’apposizione di una serie di vincoli paesaggistici a salvaguardia dei valori urbani e storici delle testimonianze urbanistiche post unitarie e dei primi decenni del XX secolo presenti a Roma, riguardanti in particolare i villini del Novecento nei quartieri più esposti al rischio di manomissione”.

La strategia

Il Comune di Roma vuole però sedersi al tavolo delle trattative con il Mibact forte di una mappa precisa, documentata, dei villini da difendere. Questa è la traduzione che nel II Municipio fanno della seconda parte delle parole della Del Bello, sempre in consiglio municipale: “Montuori ha convocato gli assessori all’urbanistica di tutti i quindici Municipi per iniziare il lavoro di ricognizione relativo agli ambiti all’interno dei quali la legge sulla rigenerazione urbana deve essere applicata. E il II Municipio farà la sua parte. Il punto dolente – osserva la Del Bello – è l’articolo 6. Perché prevede che gli interventi di demolizione e ricostruzione siano possibili anche in deroga degli strumenti urbanistici”. Il senso? In presenza di una legge regionale (oltretutto recentissima: è entrata in vigore il 19 luglio 2017), l’amministrazione capitolina non potrà dare battaglia (assieme alla Sovrintendenza) ai costruttori su tutti gli immobili per i quali siano stati già chiesti i permessi di demolizione. Il rischio, spiegano fonti del II Municipio, è una valanga di ricorsi al Tar del Lazio.

Scontro aperto

In qualche caso, come per l’ex convento di suore Villa Paolina (zona via XXI Aprile), è già scontro aperto tra amministrazione comunale e C.A.M. Edilizia, la società costruttrice che ha rilevato la struttura di proprietà del Vaticano. Roma Capitale sarebbe pronta a negarle il permesso di costruzione. Nel corso della seduta del consiglio municipale, la Del Bello ha confermato (come riportato da RomaH24) di avere scritto direttamente al Papa assieme alla referente del Comitato Salviamo Villa Paolini, Cristina Rinaldi: “È lecito alienare il proprio patrimonio immobiliare. Ma è giusto sensibilizzare anche le autorità religiose”.

 

GUARDA il video della demolizione di via Ticino

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