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Villa Ada, il festival tende la mano agli ambientalisti

di Antonio Tiso

VIDEO. L’intervista al direttore artistico Lanucara

“La nostra proposta è di creare un tavolo di lavoro insieme al Municipio, alla Sovrintendenza e alle associazioni di quartiere. Per curare e vivere la villa per dodici mesi”. Segnali di pace. A 92 ore dal fischio finale della 25esima edizione di “Villa Ada incontra il mondo”, il suo direttore artistico Saro Poppy Lanucara mette da parte le polemiche suscitate anche quest’anno dal festival. Perché se da una parte si sono registrati dati di affluenza sempre molto elevati, dall’altra gli ultimi due mesi sono stati contrassegnati da critiche taglienti dalle associazioni di quartiere agli organizzatori dell’iniziativa, Arci e Dada Srl. Nel mirino degli ambientalisti sono finiti temi come la sicurezza interna al parco, il volume troppo alto e la pulizia dell’area. Le associazioni ritengono incompatibile il festival con il contesto naturale che lo circonda.
In un’intervista a RomaH24, Lunucara lancia però un messaggio distensivo. “A Villa Ada – dice – manca un piano di manutenzione e senza i giusti contributi economici e privati persistono le difficoltà per valorizzare l’area e mantenerla fruibile in maniera sicura. Noi siamo a disposizione per provare a gestire il parco in maniera coordinata”.

Il bilancio artistico
“È stata una sorta di anno zero per l’Arci, che sta passando un periodo di transizione. Ci siamo dovuti reinventare. Quest’anno abbiamo pensato che i nuovi mondi fossero più vicini di quanto a volte immaginiamo. Da un lato abbiamo invitato artisti affermati come Bregovich e Kruder Dorfmeister, mantenendo quindi un occhio alle culture dal mondo. Dall’altra abbiamo dato spazio alle nuove generazioni e ai nuovi modi di comunicare del nostro Paese, al cosiddetto neo realismo musicale italiano, da Frah Quintale ai Noiz Narcos, da Andrea Laszlo, a Guido Catalano. Il jingle dell’edizione è stato creato da due ragazzi di San Basilio, in arte gli Urbania, Sacco Borra e Valerio Di Paolo. Attraverso la musica abbiamo trattato temi sociali come l’assassinio del sindacalista Soumalia Sacko, ucciso in Calabria pochi mesi fa. Il festival è stato l’occasione per affrontare temi come i migranti, l’ambiente, l’architettura sostenibile, la gestione dei beni comuni, la diffusione e promozione culturale del nostro Paese. Abbiamo cercato di dare risalto alle figure che operano nella cultura. E come sempre al centro del progetto c’erano i valori dell’Arci. In primis il concetto di solidarietà”.

I numeri del festival
Le cifre dell’edizione appena conclusa sono importanti. “Cinquantaquatro giorni di festival – racconta Lanucara – diventati quarantasette per la sentenza del Tar del Lazio”. I fatti risalgono a giugno. Il Tar accoglie il ricorso dell’associazione Viteculture, sospendendo così la rassegna. Ma la commissione esaminatrice del bando conferma il cartellone e “Villa Ada incontra il mondo” può riprendere. “Abbiamo organizzato un centinaio di concerti in tutto. Settantamila ingressi, una media di 1.500 al giorno”.

La sicurezza
Stando alle parole dei frequentatori abituali di Villa Ada, gli scorsi anni l’ingresso dei mezzi di trasporto da via di Ponte Salario durante il festival era fonte di caos. Quest’anno è andata molto meglio: “Abbiamo collaborato con la Guardia nazionale ambientale e la polizia di Stato”, spiega Lanucara, “cercando di limitare all’osso la circolazione dei mezzi di trasporto all’interno dell’area”.

Il volume
La contestazione più diffusa tra i residenti di zona è l’alto volume della musica fino a tarda notte nei weekend. Lanucara para però le critiche: “La musica live non è mai andata oltre la mezzanotte. Nel weekend, è vero che siamo arrivati fino alle tre di notte, ma sempre previa autorizzazione delle istituzioni. Quanto al volume, l’impianto è tarato da una squadra di fonici professionisti che garantisce che il suono non vada mai oltre le prescrizioni in materia. E mai nei giorni infrasettimanali. Per quanto riguarda il prossimo anno, siamo disponibili a parlarne”.

Incompatibilità ambientale
Altra critica ricorrente è che il festival non sia adatto a svolgersi a Villa Ada. “Non ci sentiamo – spiega il direttore – di creare un problema alla vita del parco. Abbiamo cercato di offrire musica e cultura, lavorando con realtà che già operano qui, come l’associazione I Sotterranei di Roma. In questo caso, per esempio, abbiamo organizzato cinque camminate serali al bunker, valorizzando un’attrattiva che durante l’anno è poco conosciuta. Quanto al futuro, su questo aspetto, ci stiamo immaginando di organizzare dei percorsi escursionistici per farne conoscere sempre più il patrimonio ambientale di Villa Ada”.

L’esposto dei Leprotti di Villa Ada
Fonte di polemiche è stato un esposto con cui l’associazione I Leprotti di Villa Ada ha agito contro gli organizzatori del Festival. “Secondo loro, non avevamo tutte le carte in regola. Non so come andrà a finire, ma si è trattato di un atto che non ha comportato alcun intervento dalle forze dell’ordine. Non sono state rinvenute incompatibilità o mancanze da parte nostra. Avrei voluto organizzare una conferenza stampa congiunta con i Leprotti. Potrebbe essere un’idea per la nuova stagione”.

Le risposte alle critiche
“Abbiamo trovato alcuni attacchi pretestuosi. Il festival dovrebbe essere percepito come un punto di attrazione culturale per il quartiere. Il laghetto durante l’anno è molto bello, ma è lasciato all’incuria. Durante il festival, invece, tutti si ricordano del laghetto, mentre normalmente non c’è tutta questa attenzione. La prima opera è stata la pulizia del laghetto e la potatura degli alberi dell’isola per mettere in sicurezza lo spazio. Ad ogni modo, ora è venuto il momento di collaborare. Solo lavorando in rete, le associazioni e le istituzioni possono davvero rilanciare Villa Ada. Ripartiamo da un tavolo allargato, dove ognuno possa portare le proprie competenze e la propria passione e lavoriamo per rendere migliore un parco bellissimo che in questa fase storico è conciato maluccio”.

La pulizia del laghetto
Quando il 16 luglio è emerso liquame schiumoso nel laghetto, tutti hanno pensato che la causa fosse il festival. “In realtà i nostri scarichi sono in fogna, non abbiamo bagni chimici, ma bagni a tutti gli effetti. Ci siamo allarmati noi per primi, abbiamo anche raccolto un campione dell’acqua che poi è stato sottoposto a controllo dalla polizia amministrativa, ma è emerso che non era olio. Era un problema legato alla mancanza di pulizia dei filtri del laghetto ostruiti dalla vegetazione non curata”.

La prossima edizione
Le idee in cantiere per il futuro sono già molte. Lanucara parla in maniera entusiasta della prossima edizione: “Me la immagino felliniana, vorrei riprendere la visionarietà, la parte eterea del sogno che fu dell’assessore alla cultura Renato Nicolini per riportare la gente nei luoghi e superare il concetto di location. Per me, i luoghi sono degli spazi dove andare a ricreare un confronto sociale, un senso di comunità. Il prossimo anno vorremo dare ancora più spazio alle arti nobili, creando una commistione, tra teatro, musica e letteratura. Quanto all’anima, il nostro è – e rimarrà – un Festival che si sente di periferia, nonostante si svolga a Roma nord”.

LEGGI la news sul festival che divide il quartiere

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