Trieste | Lettere

Valente: “Autogestiamo il parcheggio di via Chiana”

Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata al direttore di RomaH24, Luigi Carletti, da Amedeo Valente, presidente della cooperativa del Mercato Trieste in merito alla situazione del parcheggio di via Chiana. Dopo quattro anni di attesa, infatti, è arrivato dal Comune l’ennesimo stop ai lavori che dovrebbero consentire la riapertura della struttura, che con i suoi 420 posti auto è essenziale per tutta l’area del quartiere, ormai satura di auto. Una notizia che ha spinto il Mercato a una forte presa di posizione.

Ecco la lettera di Amedeo Valente:

Egregio Direttore,
In riferimento alla vicenda del parcheggio di via Chiana, di cui vi siete ampiamente occupati, credo sia mio dovere illustrarle alcuni passaggi che hanno determinato il lento degrado, ancora in atto, del parcheggio di Via Chiana, opera dell’architetto tedesco Konrad Wachsmann, che operava in Italia alla fine degli anni ’30.

Amedeo Valente

LA STORIA

Pur con le dovute differenze, la storia offre molte similitudini con quanto è successo al complesso Mercato-Parcheggio Metronio di via Magna Grecia, struttura progettata dal Morandi. Queste opere, portate a termine negli anni ’50, erano concepite per dare una organizzazione urbanistica ai mercati su strada e, nel contempo, offrire importanti servizi per i cittadini.

Nel caso di via Chiana, il mercato, inserito all’interno di una struttura comprensiva di 420 posti auto, offriva oltre al parcheggio per i cittadini, un lavaggio (di cui rimangono intatti gli impianti al piano interrato), una pompa di benzina, una serie di negozi su via Chiana e via Lambro e un appartamento riservato al custode. Per molti anni la società Parioli srl ha gestito l’intero complesso, non solo di via Chiana, ma  anche di via Magna Grecia e di via Antonelli (Mercato Pinciano).

LA CHIUSURA DEL PARCHEGGIO

Solo in un secondo momento, nel 2008, la gestione del mercato viene affidata agli operatori e separata da quella dei negozi perimetrali e del parcheggio, quest’ultima affidata ad Atac. Tuttavia la filosofia gestionale non cambia: il parcheggio frutta e, finché dura, viene spremuto come un limone, per poi, ormai saccheggiato, essere abbandonato da un giorno all’altro. Mi ha molto colpito l’avviso, affisso agli ingressi del parcheggio, in cui si annunciava la chiusura entro due settimane. Era dicembre 2017. Non si forniva nessuna spiegazione, non c’era nessuna firma di un responsabile del procedimento.

Una delle difficoltà per me, in quei giorni convulsi, era l’individuazione di un referente. Dagli uffici Atac venivo indirizzato al Dipartimento Mobilità, in quanto la nota partecipata, essendo “solamente” gestore, non aveva le competenze per procedere all’adeguamento impiantistico, motivo per il quale la struttura chiudeva i battenti. D’altro canto gli uffici gestione parcheggi di Mobilità erano del parere che l’immobile appartenesse al Patrimonio di Roma, pertanto, secondo logica, era quest’ultimo a dover dare le direttive. Per completezza di informazione, in uno dei tanti e ( col senno di poi) inutili sopralluoghi congiunti effettuati all’interno della struttura, spuntò anche un’altra teoria: la teoria del supercondominio! Vale a dire, siamo un po’ tutti responsabili!

Parcheggio Via Chiana

I CONTINUI RINVII E LE FALSE PARTENZE DEI LAVORI

Ma procediamo con ordine. Bisognava fare qualcosa e Atac aveva pronto un bel progettino che avrebbe senza dubbio risolto il problema. Andava in primis effettuato una compartimentazione tra parcheggio e mercato, in modo da eliminare le interferenze tra le due attività soggette. Il Municipio si propose, pur di risolvere il problema le cui ricadute erano ovviamente territoriali, di mettere a disposizione i fondi della manutenzione ordinaria. Partirono subito i lavori. Vennero realizzati strutture in muratura a livello del lucernario e del locale contatori. L’apertura, appena un anno dopo, sembrava imminente.

Purtroppo così non è stato. Il progetto era parziale per usare un eufemismo. Andava completata la compartimentazione anche a livello impiantistico. Il vero ostacolo insomma era il mercato palesemente fuori norma. Ok. Il Mercato Trieste è stato scelto come progetto pilota per una ristrutturazione complessiva, sia a livello impiantistico che architettonico e fortunatamente per noi, i tecnici del Municipio II furono bravi e veloci.

Troppo per i tempi geologici dei colleghi del dipartimento. I lavori partirono a giugno 2019 e a gennaio 2020 erano conclusi. A questo punto nulla interferiva col parcheggio. Questa volta si poteva riaprire. Partono altri sopralluoghi. Con mia grande stupore prendo atto che nel frattempo i tecnici del dipartimento mobilità non avevano realizzato neanche uno straccio di progetto, nemmeno una relazione. Non avevano fatto nulla. Atac, dal canto suo, semplicemente stava lì, che aspettava,  quale azienda destinata a gestire senza gara un potenziale economico di cui già aveva fatto esperienza. Non solo aspettava, ma pretendeva, norme alla mano, che la struttura gli venisse consegnata con tutte le dovute certificazioni. Non faceva una piega.

Il Mercato Trieste

Ma la domanda che mi pongo è la seguente: il gestore, Atac appunto, che responsabilità ha avuto nella gestione dell’immobile? Quali erano i suoi obblighi? Perché se è vero che il grosso dei lavori riguardano oggi gli interventi straordinari,  è del tutto evidente che ciò è anche  conseguenza di una gestione superficiale, di un lento degrado che ha portato all’ inagibilità strutturale (basta vedere l’infiltrazione di acqua che ha causato la caduta di calcinaccio dalle facciate con conseguente chiusura di alcune attività su via Lambro).

L’ENNESIMO STOP

Il resto è cronaca di questi giorni. Il nuovo direttore del Dipartimento Mobilità dispone un piano per portare a termine il progetto, che viene effettivamente concluso inizio anno 2021. L’ultimo passaggio è  lo stanziamento dei fondi che viene però, malgrado le promesse, stralciato in fase di bilancio.

A questo punto noi non siamo più disposti ad essere presi in giro. Crediamo che il problema del parcheggio sia complesso ma non complicato come le istituzioni vogliono rappresentarlo.

LE PROPOSTE

Le nostre proposte sono le seguenti:
1) Innanzitutto bisogna semplificare. Lo stabile ha troppi referenti: al dipartimento Mobilità le competenze del parcheggio, con Atac  futuro gestore (perché al momento è solo custode, cioè paga i vigilanti affinché la struttura possa crollare “indisturbata”); i negozi perimetrali fanno capo al Dipartimento patrimonio di Roma;  il Mercato è affidato al Municipio II per la manutenzione straordinaria, all’Ags Mercato Trieste per quella ordinaria, al dipartimento Commercio per i bilanci ed altre funzioni specifiche.
Una follia che va sanata.

2) Mettere in discussione Atac  e scegliere un modello di autogestione virtuoso come avviene per il mercato, in modo da reinvestire parte degli utili derivanti dalle entrate direttamente sulla struttura e obbligando il gestore a tariffe calmierate per gli utenti. Il parcheggio deve rimanere un bene pubblico.

3) Affidare la gestione dei negozi perimetrali al municipio in modo da avviare immediatamente i bandi per creare nuove imprese. Per ciò che concerne via Lambro, non abbiamo nessun dubbio: creare bandi ad hoc per piccoli artigiani, magari di qualità. Avevamo pensato ad un artigianato artistico musicale, sfruttando una antica tradizione liutaia romana, ma le proposte potrebbero essere diverse.

So che sono suggerimenti che rimarranno disattesi, ma di nuovo c’è un fatto: la struttura non è più sicura, motivo per cui saremo costretti noi, in nome della sicurezza, a disattendere i tempi della politica e agire per somma urgenza alla messa in sicurezza del garage.

Cordiali saluti,

Amedeo Valente

Presidente AGS Mercato Trieste

LEGGI: La cronistoria dei lavori del parcheggio del Mercato


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