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Sos dipendenza da smartphone, alla Libreria Eli seconda tappa della rassegna “Cortocircuito”

di Daniele Magrini

 

(Video di Pietro Candeliere)

Si intitola “Schiavi dello smartphone” l’incontro organizzato da RomaH24 alla Libreria Eli di viale Somalia a Roma, per la rassegna “Cortocircuito”. In questo seconda tappa il libro da cui parte la discussione è “Metti via quel cellulare” (Mondadori) di Aldo Cazzullo. Un testo in cui l’autore, vicedirettore del Corriere della Sera, dialoga con i figli adolescenti, Rossana e Francesco, in un vivace botta e risposta sul rapporto tra i giovani e la dipendenza da smartphone.

Sul palco della Eli con l’autore, in qualità di esperto c’é Gianluigi Ciacci, avvocato e docente di Informatica giuridica all’Università Luiss. Maria Grazia Lancellotti, dirigente scolastica del liceo Orazio a Montesacro porta la sua esperienza diretta del rapporto tra giovani e smartphone. A condurre l’evento é il direttore di RomaH24 Luigi Carletti con la giornalista Giulia Argenti.

“Schiavi dello smartphone o lo smartphone principale artefice della rivoluzione digitale? – si è chiesto Carletti in apertura dell’evento –. Il libro di Cazzullo, scritto insieme ai figli, ha una straordinaria attualità seppure uscito nel 2017, riveste un particolare interesse, sia per l’aspetto quasi profetico, sia per la tematica sempre più al centro delle dinamiche soprattutto familiari. La vera rivoluzione digitale probabilmente – aggiunge il direttore di RomaH24 – ha un salto di qualità nel 2007 con la nascita dello smartphone e dei social. Da quel momento chiunque va in rete”.

Aldo Cazzullo firma alcune copie di “Metti via quel cellullare”

Aldo Cazzullo é d’accordo con Carletti: “Importante parlarne qui – sottolinea – in una libreria indipendente che é un grande centro culturale e di scambio di opinioni. Vero, Steve Jobs cambia tutto. Noi lo chiamiamo sempre telefonino, ma i nostri figli, quando li chiamiamo non rispondono mai. Per loro lo smartphone é un trampolino per tuffarsi nella rete. Internet é una grande piazza, in cui tutti parlano e nessuno ascolta. Così molti alzano la voce, offendono. E questo crea frustrazione perché viviamo con quello specchio che proprio il cellulare é ormai diventato. Il meccanismo dei social é perverso. Me ne sono accorto quando 15 anni fa feci una rubrica sui videogames, che creano dipendenze, che mi provocò centinaia e centinai di insulti. C’é una generazione che rischia di non giocare mai a pallone. La vita reale sostituita con quella virtuale é un fenomeno reso ancora più eclatante con la pandemia. Senza contare che i soldi che fanno le grandi web companies con questo sistema servono solo ad arricchire i capitalisti del web. E a noi non torna niente, neppure le tasse”.

La dirigente scolastica Maria Grazia Lancellotti

Che succede con la scuola? chiede Carletti. Risponde la preside Lancellotti: “A scuola per la prima volta  i ragazzi ne sanno più dei professori in materia di cultura digitale. E magari sanno anche come ‘fregarli’ meglio. La Dad é stata molto meno traumatica per loro che per gli insegnanti. Ora dobbiamo capire quale é il modo migliore per ricostruire un dialogo che la pandemia ha divaricato e reso meno intenso. Come educatori dobbiamo anche dare una mano per smascherare le fake news. Avere maggiore consapevolezza noi, per trasferirla a loro e far sì che il pensiero critico resti alla base di ogni formazione. La conoscenza può pare passare per la Rete e anche per lo smartphone, e se deve passare da questi strumenti ok, purché riusciamo a salvaguardare il pensiero critico”.

Gianluigi Ciacci con Giulia Argenti

Luigi Carletti sottolinea la problematica delle regole, che non sembrano essere così chiare. Risponde l’esperto, il professor Ciacci: “In effetti mi trovo ad essere un po’ tecnodepresso – dice  – se penso alla dinamica giuridica in questo campo. Adesso si tratta di reagire, perché gli ambiti del diritto non possono ignorare quanto sia diffuso l’uso della Rete”.

Giulia Argenti chiede a Cazzullo se, dopo aver scritto il libro, si sia trovato a dare ragione ai suoi figli su determinati argomenti legati all’utilizzo del cellulare: “Sì – risponde – hanno spesso ragione. Senza smartphone non si può più stare ed é anche vero che grazie a questo strumento loro hanno accesso a tutti i mondi che vogliono. Per esempio, i miei figli mi dicono che posso ritrovare i compagni delle medie che non ho più sentito. E io rispondo che se non lo sento più ci sarà un motivo… Certo che esistono temi pericolosi: mai mettere foto intime sui social, mai mandarle neppure al fidanzato. E poi i videogame che stanno rapendo i nostri figli. Come si può, attraverso le regole, impedire queste degenerazioni? E anche tutelare il diritto d’autore, sulla scia di quello che é succede con la norma approvata due anni fa dal Parlamento Europeo?”. La domanda di Cazzullo è diretta a Ciacci. Che risponde: “Ci vuole un approccio alle regole a tutto tondo, anche perché le web companies stanno sempre trovando il mondo di aggirare le regole. Bisogna trovare una strategia variegata senza pensare che si possa risolvere tutto in un solo modo e in tempo rapido”.

Carletti chiede a Cazzullo se la scrittura del suo libro l’abbia aiutato a rafforzare il  rapporto con i suoi figli: “Sì – risponde l’autore – paradossalmente ci ha aiutato ad imparare a parlarci. Alla fine del libro le nonne hanno aperto una chat con i miei figli che si chiama ‘Nonne alla riscossa’ con cui parlano con i nipoti”ha concluso Cazzullo lasciando il dibattito per impegni di redazione.

Quali siano i mutamenti imposti dalla pandemia ai ragazzi e al loro rapporto con lo smartphone é tema sottoposto da Giulia Argenti alla dottoressa Lancellotti: “I mutamenti ci sono e ancora dobbiamo renderci conto che non siamo tornati alla scuola normale – risponde la dirigente scolastica –.  Siamo in una bolla, dove già la regola della mascherina tocca profondamente. I ragazzi sono tormentati da una parte dalla sindrome della capanna, non uscire e stare al sicuro, e dall’altra invece uscire e pretendere di riprendersi due anni di vita. Come se volessero un risarcimento: non deve succedere che nelle scuole occupate si facciano danni da 30mila euro per un eccesso di ribellione. La ribellione é giusta, ma nei canali giusti”.

Per Gianluigi Ciacci, “le tecnologie non possono essere impedite dalle regole. La tecnologia non si frena. Va conosciuta, ne va apprese le modalità di utilizzo al meglio. L’occasione che abbiamo é quella di migliorare insieme ai ragazzi. Studiare il modo di insegnare al meglio grazie alle nuove tecnologie e rendere anche le nuove lezioni più apprezzate dagli studenti”.

Carletti sottopone poi ai relatori un’altra questione: “Ma la famiglia e la scuola non sono state inadeguate di fronte alla rivoluzione digitale? In cosa hanno mancato l’obiettivo?”

Secondo Maria Grazia Lancellotti, nella scuola “la situazione é stata molto variegata. Quando due anni fa ci dissero di chiudere la scuola, alcuni docenti non avevano mai neppure preso in mano un computer. La Dad non può essere intesa come una lezione frontale a distanza. Forse é arrivato il tempo che le discipline si contaminino, senza più il compartimento stagno dei vari programmi”.

Viene poi il turno degli interventi dal pubblico, tanti e tutti diversi tra loro. C’è chi sottolinea che “sono latitanti anche lo Stato e la politica. Più ancora della scuola e della famiglia”. Altri sottolineano la necessità di una formazione permanente, che veda le Università e le realtà sociali  collaborare per un’emancipazione digitale che é necessaria. Per non restare ai margini di un’era tecnologica dalla quale non si può più tornare indietro. Per questo é necessario – hanno sottolineato dalla sala – un processo continuo di alfabetizzazione digitale”.

Da sinistra: Luigi Carletti, Marcello Ciccaglioni e Maria Grazia Lancellotti

In conclusione, Luigi Carletti ricorda la campagna di RomaH24, “Caro amico russo ti scrivo”, lanciata proprio martedì 15 marzo per contribuire a far circolare la verità sulla guerra in Ucraina, per battere la propaganda e la censura di Putin. Nel suo saluto, Marcello Ciccaglioni, della Libreria Eli, annuncia l’incontro del 21 aprile che sarà incentrato su ‘Tutto quello che ci ha insegnato il Covid’ e sarà un altro “appuntamento di grande valenza sociale come questo di stasera incentrato sul libro di Aldo Cazzullo. Io vendo i libri e leggo sempre sui giornali che si vendono meno libri. Purtroppo questo significa riflettere meno e dialogare meno. In alcune situazioni anche nelle famiglie, si potrebbero salvaguardare momenti in cui lo smartphone non sia onnipresente”.

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