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Quel “museo diffuso” avvolto dalla storia

di Gennaro Berger

Abitare all’ Esquilino significa vivere in un museo diffuso, ricco di testimonianze monumentali, artistiche e architettoniche e attraversato da tante epoche: dalla Roma antica al 21esimo secolo, passando per il barocco, l’800 e il ’900, il liberty e il razionalismo.

Già l’ingresso di questo museo diffuso è sbalorditivo: la Porta Magica all’interno dei giardini di piazza Vittorio è un monumento unico nel suo genere, decorato con iscrizioni e sculture esoteriche, nato come ingresso secondario della secentesca (e oggi distrutta) Villa Palombara. La porta è addossata ai ruderi dei Trofei di Mario, così detti per i bassorilievi ora esposti in Campidoglio; poco lontano, la fontana del Frittomisto di Mario Rutelli (bisnonno di Francesco), progetto originario per la figura del tritone della fontana di piazza dell’Esedra e che i romani chiamarono così per troppi animali marini, polpi e altre specie.

Tutto intorno si ergono gli edifici con i tipici portici disegnati dall’architetto Gaetano Koch, un unicum architettonico per Roma, che caratterizza quella che è la sua prima piazza per estensione. Proseguiamo il nostro giro fino alla Basilica di Santa Prassede, famosa per i suoi magnifici mosaici.

Siamo vicini a una delle quattro basiliche pontificie: Santa Maria Maggiore, nata –  secondo la tradizione cristiana – nel sito indicato dalla Madonna stessa a papa Liberio durante un sogno premonitore, quando la mattina del 5 agosto un’insolita nevicata imbiancò l’Esquilino, lasciando scoperta la porzione di terreno dove il Papa poté costruire la basilica. Ancora oggi, nella notte tra il 4 e il 5 agosto, si festeggia con cannoni che sparano neve finta sulla basilica.
Anche la Stazione Termini, che noi romani consideriamo solo uno snodo per partenze e arrivi, ha un grande valore monumentale, avendo coinvolto architetti e artisti di fama.

Scendendo lungo il fianco destro si percorre la via Giolitti in direzione di Porta Maggiore. La prima eccellenza è il Mercato Centrale, nuovo concept di ristorazione nato dall’esperienza del mercato di San Lorenzo a Firenze.

Proseguendo si costeggiano i binari a cielo aperto del famoso trenino giallo Termini-Giardinetti, esempio di archeologia industriale, poi l’acquedotto romano Anius Vetus, il teatro liberty Ambra Jovinelli e anche l’ex-teatro Apollo, oggi purtroppo in completo abbandono.

Nella nostra passeggiata incontriamo in via Giolitti – incastonata nella parete della stazione – la piccola chiesa barocca di Santa Bibiana, opera giovanile di Gian Lorenzo Bernini come la statua della santa dell’altar maggiore, recentemente restaurata a cura della Galleria Borghese e grazie al generoso contributo dell’Enpam, sempre attento alla riqualifica del Rione.

Oltrepassato il grande Ninfeo della Minerva Medica, arriviamo a Porta Maggiore, edificata dall’imperatore Claudio con la doppia funzione di porta monumentale e di snodo per ben 8 degli 11 acquedotti della città. Accanto ai binari del tram, la famosa tomba del Fornaio che si ispira al mestiere del suo ricco committente, e la coeva sotterranea Basilica neopitagorica.

Percorrendo le mura si arriva al complesso della basilica di Santa Croce in Gerusalemme, voluta da Elena, madre di Costantino, in memoria del ritrovamento della croce. Dal Museo degli strumenti musicali, sede anche di raffinati concerti, arriviamo alla grande basilica di San Giovanni in Laterano il cui Chiostro è una vera oasi di pace. Al centro della piazza l’Obelisco Laterano, il più grande di Roma.

Lungo la via Merulana, troviamo il nuovo museo di Palazzo Merulana, meritevole esempio di recupero urbano. Risalendo si arriva a via Principe Eugenio, con la sosta obbligatoria alla storica gelateria di Giovanni Fassi, al pianterreno del bellissimo Palazzo del Freddo.

Immediatamente nei pressi, è il Palazzo-fabbrica della Zecca, notevole esempio di eclettismo ottocentesco, oggi in attesa di restauro.

E il modo migliore per completare la visita è salire al roof garden dell’hotel Radisson, inaugurato nel 2002, e concedersi un aperitivo guardando i treni arrivare e partire sette piani più sotto.

GUARDA lo speciale sull’Esquilino (a cura di Fausto Gianì)

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