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Petrin (Aido): “Debora, dal dolore un dono per altre persone”

di Federica Capati

“La scelta di Carlo e Laura dimostra un’enorme statura morale. Questi genitori hanno dato uno stupendo esempio alla comunità nazionale”. Flavia Petrin è commossa. Da quando è presidente dell’Aido, l’Associazione italiana per la donazione di organi, tessuti e cellule ne ha sentite di storie come quella di Debora Funari, la ventottenne di via Tripoli che ha perso la vita in un incidente stradale.

Perché gesti come quello dei genitori di Debora sono importanti?
“In un momento di disperazione di fronte alla morte così assurda di una figlia bella, brava e generosa, la figlia che tutti vorrebbero, verrebbe spontaneo un urlo di rabbia, di odio. Con il dolore che spacca il cuore Carlo e Laura hanno saputo donare. Hanno visto un bagliore di luce nel buio e hanno pensato che la loro figlia avrebbe potuto ancora essere un dono per le altre persone”.

In che modo è possibile sensibilizzare le persone alla donazione?
“L’Aido è da 45 anni impegnata su questo fronte. Andiamo nelle piazze, organizziamo convegni scientifici insieme ai medici, ai ricercatori, ai chirurghi. Da anni, con personale particolarmente formato, entriamo nelle scuole e dialoghiamo con i bambini, con i ragazzi. Con i giovani. Siamo a fianco dei Comuni con il progetto ‘Una scelta in Comune’, che attraverso gli uffici anagrafici raccolgono le manifestazioni di volontà alla donazione nel momento del rilascio o del rinnovo della carta d’identità. E poi cerchiamo di portare il messaggio della donazione ovunque sia possibile, nelle manifestazioni sportive, negli spettacoli, negli oratori, nelle biblioteche, nei circoli culturali. Migliaia e migliaia di appuntamenti per dire sempre due cose semplici: proporre la donazione perché non costa nulla e dà risultati meravigliosi, e soprattutto insistere perché la gente faccia questa scelta mentre è in vita. Una scelta consapevole, che eviti lo strazio della decisione ai parenti”.

Snoccioliamo un po’ di dati. Donazioni in Italia nel 2017 ed età media dei donatori.
“Il 2017 è stato un anno record per donazioni e trapianti, dopo un 2016 altrettanto importante. Ci sono stati 1763 donatori, di cui 326 viventi. Il 10,5% in più rispetto al 2016. L’età media dei donatori è di oltre 60 anni”.

Cosa si sentirebbe di dire ai genitori di Debora e a qualsiasi familiare che prende la decisione di donare?
“Se rispondo che vorrei dire ‘grazie’ unito ad un abbraccio ideale sono troppo banale? Eppure penso che la parola più bella da pronunciare in questi momenti sia proprio ‘grazie’. Grazie a nome di chi ha ricevuto il dono. Grazie a nome di chi soffre in lista d’attesa. E tutti sappiamo che essere in lista d’attesa vuol dire fare il conteggio dei giorni che ancora ci separano da una possibile, dolorosa, conclusione dell’esistenza”.

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