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Parcheggi sotterranei: quei sette progetti con l’incognita crolli

di Daniele Galli

Il Trieste-Salario è un gigante gracile. Affonda i piedi nell’acqua, nel tufo, nella pozzolana. Sotto è vuoto. È un quartiere groviera. Stando ai documenti acquisiti da RomaH24, per morfologia, per Dna, sembra essere una delle zone meno idonee ad accogliere dei box sotterranei. Garage che sono i figli del Pup, l’acronimo di Piano urbano parcheggi, lo strumento urbanistico che avrebbe dovuto risolvere l’emergenza traffico e che invece ha finito – specie sotto la giunta Alemanno – per risolvere solo i guai finanziari di qualche grande “signore del cemento”.

Mutato il colore politico dell’amministrazione comunale, l’iter dei progetti si era arrestato, mandando in letargo i comitati spontanei sorti per combattere quella che veniva giudicata una colossale speculazione edilizia a danno – anzi, a rischio – proprio dei residenti. Ma lo scenario adesso pare destinato a cambiare. Di nuovo. Sulla scrivania della presidente del II Municipio, Francesca Del Bello, è piovuta a ottobre una lettera del dipartimento Mobilità di Roma Capitale. Il Campidoglio ha chiesto un parere. Vuole sapere a quali Pup potrebbe ridare impulso e quali invece andrebbero espunti. Di colpo, le associazioni di quartiere hanno dovuto ridestarsi bruscamente dal sonno.

I PROGETTI POSSIBILI

Sette. È il numero dei parcheggi sotterranei che potrebbero essere realizzati, se le società proponenti lo volessero. Secondo l’ultimo prospetto pubblicato da Roma Capitale, si tratta di quelli di via Mascagni-via Leoncavallo, via Oglio, via Martignano, via Parenzo, via di Santa Costanza, piazza Sabazio e piazza San Saturnino. In teoria potrebbero essere costruiti anche sotto piazza Trento. La Di Veroli Srl, che aveva in tasca la convenzione dal 17 giugno 2004, è stata però dichiarata fallita a febbraio di un anno fa. Anche via Mascagni è in stand-by. Dicos Spa possiede il titolo dal 2010, ma è in causa con il Comune perché – dice – una parte della superficie assegnata apparteneva a un soggetto terzo fallito parecchi anni fa.

STABILITA’ A RISCHIO

Tramite la sua controllata Parcoop Rm Srl, Dicos Spa sarebbe invece interessata a realizzare i box in piazza San Saturnino. Qui la convenzione ancora non c’è, perché il Tar del Lazio ha bacchettato i costruttori, contestando loro l’estensione del progetto a via Topino. Il ricorso era stato presentato dai residenti, che puntavano il dito –  attenzione – sulla stabilità dei condomini limitrofi. È questo il comune denominatore di tutti i comitati cittadini. È la paura di una nuova Livio Andronico, la strada della Balduina dove il 14 febbraio è crollata la parete di un cantiere, inghiottendo diverse auto e rendendo inagibili gli edifici adiacenti.

IL MONITO DEI GEOLOGI

Sono timori esagerati? Vediamo.

Romapark Srl possiede il titolo per costruire dei parcheggi in due zone del Trieste-Salario: dal 9 ottobre 2009 in piazza Sabazio e dal primo giugno 2011 in via Parenzo. A pochi metri dalla Luiss. «Ma non abbiamo più alcun interesse», fanno sapere dalla società. Strano. Il motivo? «Non abbiamo più interesse, punto». Punto. Qualche società – è il caso di Co.S.I.A.C. Srl per via Oglio e via Martignano – lamenta un calo della domanda, oltre che per le barricate dei residenti. Possibile, visto che un box doppio in piazza Ledro nel 2005 costava 220 mila euro e oggi si trova in vendita a 129 mila.

Alla base dello stop su via Parenzo potrebbe esserci però anche un’altra spiegazione. In una mail inviata il 16 luglio 2017 all’associazione “Volontari quartiere Trieste”, il grande geologo romano Liborio Rivera criticava la lacunosità delle relazioni tecniche relative al progetto. E domandava: «Quali tecnologie sono previste per limitare le vibrazioni nei terreni che possono influenzare negativamente la stabilità degli edifici circostanti?». Edifici che, ammoniva Rivera, «poggiano su un banco tufaceo galleggiante su depositi alluvionali di argilla, limosi e sabbiosi».

Un altro geologo, Maurizio Lenzini, ha rivelato a RomaH24 che uno dei motivi per cui si è bloccato l’iter dei box interrati in via di Santa Costanza «è stata la presenza di un fosso». Il fosso di Sant’Agnese.

LA DENUNCIA

C’è acqua nel quartiere. Anzi, sotto. Tanta acqua, a quanto pare. Edilia Costa possiede una cantina in piazza Ledro 9, proprio di fronte ai posti auto del Pup. C’è muffa dappertutto. «Quando hanno iniziato a costruire il parcheggio interrato, i muri hanno cominciato a impregnarsi di acqua». In realtà, la cantina era umida già prima che partissero i lavori. «Evidentemente – prosegue Edilia – risentiva delle falde circostanti». Che la presenza di acqua intorno al Pup fosse nota a tutti, risulta dal verbale di un sopralluogo. Fu condotto nel cantiere il 18 aprile 2007 dalla Commissione di alta vigilanza dell’Ufficio extradipartimentale parcheggi del Comune. «La Commissione – si legge – verifica che le pompe (dell’acqua, ndr) continuano a essere staccate e l’impresa ha ripreso le lavorazioni per eliminare le cospicue infiltrazioni. L’impresa fornisce i dati aggiornati del monitoraggio della falda da cui si evidenzia che il livello freatico si è ristabilito».

LE SCATOLE VUOTE

Dietro al progetto del parking di via di Santa Costanza c’è Capital Park Srl. L’azienda è irreperibile, al telefono non risponde nessuno. Sulla targa apposta al civico 171 di corso Trieste compare però il nome di un’altra società, Co.Ge.A.P Srl che, esattamente come Romapark, è riconducibile a Trevi Spa. Un colosso dell’ingegneria del sottosuolo –  nel 2017 ha fatturato un miliardo e 80 milioni di euro – che ha sede a Cesena e opera in tutto il mondo. Parcoop, Capital Park, Romapark, Co.Ge.A.P. Sono tutte società a responsabilità limitata. Perché così possono rispondere solo con il proprio patrimonio. Un forziere esiguo. Se dovesse succedere qualcosa ai box, la ditta risponderebbe dei danni cavandosela con poche decine di migliaia di euro. Ma c’è di peggio. Nell’ipotesi di un fallimento, gli oneri della manutenzione ricadrebbero sui proprietari.

LO SCENARIO FUTURO

L’interesse del Campidoglio per la ripresa dei progetti preoccupa i cittadini. Il Coordinamento dei comitati No Pup promette battaglia. Il 13 novembre, le associazioni che aderiscono alla rete si sono riunite apposta nei locali della parrocchia di San Saturnino. I comitati hanno deciso di elaborare un documento condiviso e un comunicato stampa per prendere le distanze dalla lettera spedita dal Dipartimento mobilità alla Del Bello. Avverte Anna Maria Bianchi, esponente di primo piano del movimento: «Il Comune deve chiedere all’Autorità nazionale anticorruzione cosa fare dei progetti per i quali non c’è ancora la convenzione. E laddove questa ci sia, deve essere modificata per tutelare i diritti dei residenti».

È una situazione in divenire. È fluida come l’acqua che scorre sotto i piedi del Trieste-Salario. Il gigante d’argilla. Il quartiere fragile.

LEGGI lo speciale con la spiegazione del geologo (a cura di Marco Liberati)

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