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Nel parco il canile che “convive” con la colonia felina

di Marco Liberati

Quando d’estate si entra nell’oasi di Villa Ada si viene immediatamente assaliti dal frinire delle cicale. In certi momenti assordante. Questa musica di sottofondo accompagna tutte le passeggiate, almeno quelle diurne, ma se si supera il laghetto della “parte alta”, prendendo la stradina sterrata che si allunga verso il maneggio, la “musica” di sottofondo cambia totalmente, trasformandosi in forti latrati di cani. In questa zona, a due passi da una quercia secolare, da molti anni esiste un canile, anche se in pochi lo conoscono e ancora meno ne sanno la storia. Tanti poi rimarrebbe stupiti nel venire a sapere che tutto ha avuto inizio con un colonia felina.

La “Casa” dei gatti nelle ex serre

Per capire è necessario tornare indietro di alcuni anni, a cavallo tra vecchio e nuovo millennio. Daniela Granata, attrice e animalista impegnata, si occupa di una colonia felina che vive stabilmente nelle ex serre vicine alle Scuderie Reali. Le origini di questo utilizzo non sono conosciute, ma c’è un particolarità da tenere attentamente presente: la legge 281 del 1991 prevede che non è possibile catturare o allontanare le colonie feline. Viene quindi espresso un diritto di territorialità che di fatto vieta qualsiasi trasferimento. Questa legge di fatto blocca ogni intervento e i gatti continuano a vivere e crescere indisturbati dentro Villa Ada, anche se a loro si aggiungono anche dei cani: quattro, per l’esattezza.

La casa delle cavalle madri

Nel 2005 la giunta Veltroni fa partire la grande operazione “Museo del gioco e del giocattolo”. Dovrà essere ospitato dentro il parco e vengono scelte le Scuderie come edificio in cui custodire e mostrare i giocattoli.

Si prepara un progetto piuttosto impegnativo, che prevede l’utilizzo delle ex serre, ma ci sono dentro i gatti: come fare? L’Ufficio difesa animali del Comune trova la soluzione: il Servizo Giardini assegna una piccola costruzione, la dependance della Casa delle cavalle madri, all’Uda, che a sua volta, il 2 febbraio del 2005, stipula un accordo per cederlo nuovamente a Daniela Granata e alla sua “Scultarch Animal Mundi, il teatro è vita”, associazione teatrale e animalista.

Il mese precedente il Dipartimento progetti ambientali aveva dato il suo parere favorevole.

In comodato gratuito, fino al 2023

Il 4 novembre 2005 viene firmato l’accordo, in cui vengono menzionate sia la colonia felina, sia i quattro cani “non di proprietà, ivi abbandonati da ignoti”. Il testo sottolinea come la signora Granata “svolga una intensa culturale e sociale nel campo animalista”. Proprio per favorire il museo del giocattolo e ricordando la legge 281/91 e soprattutto l’articolo 11 della Legge Regionale Lazio 34/1997 che “riconosce ai gatti liberi il diritto al territorio e ne vieta l’allontanamento dall’habitat, viene riconosciuto l’utilizzo del fabbricato in comodato d’uso gratuito con una forma particolare. Il contratto prevede una concessione di nove anni, con la possibilità di rinnovo tacito. I calcoli sono presto fatti. Il primo dicembre successivo vengono consegnate le chiavi e questo comporta che la prima scadenza arriverà nel 2014. Ma ci sono altri particolari che si aggiungono alla vicenda.

Lavori spesati dal comune

L’accordo prevede infatti che la signora Granata potrà eseguire a proprie spese migliorie, ma soprattutto che dovrà provvedere autonomamente “alla pulizia degli spazi interni e esterni, compresa la manutenzione dell’area verde”. Successivamente vengono allacciate le utenze, il cui costo, per un totale di 4mila euro, viene coperto dal Dipartimento politiche ambientali, ma gli interventi a carico dell’amministrazione vanno oltre: un documento datato 21 marzo 2006 e proveniente dalla Sovrintendenza ai beni culturali comunica che il giorno seguente inizieranno i lavori per opere impiantistiche, elettriche e per manutenzione stradale proprio per il “casaletto” dato in concessione.

12 anni e i cani aumentano

Trascorrono alcuni anni. Del Museo del giocattolo non se ne fa più nulla, cambiano le giunte e si passa attraverso Alemanno, Marino e Raggi, ma tutti sembrano dimenticarsi della presenza della colonia felina dentro Villa Ada, che vede aumentare notevolmente gli ospiti, anche se di altra natura. Intanto cresce notevolmente il numero di cani ospitati, ma intanto si supera il 2014, data della prima scadenza della concessione, che quindi viene prorogata, tacitamente, fino al 2023. Ad oggi l’area è recintata e coperta da piante, per essere meno visibile, l’abbaiare al passaggio dei visitatori del parco è sempre forte, quasi insostenibile, mentre davanti al cancello si trova spesso una macchina con talloncini animalisti, anche se per il regolamento della villa non potrebbe entrare. Ma questo, come altri, resta uno dei tanti misteri che questa immensa area verde del Trieste-Salario porta con sé da tanti anni.

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