Trieste-Salario | Articoli

Maxi risse tra giovani, l’esperta: “Ragazzi fragili e senza certezze”

di Vincenzo Costabile

Prima la maxi rissa al Pincio, che tra i protagonisti ha avuto un gruppo di ragazzi di piazza Annibaliano (il 5 dicembre), poi altri scontri a piazza Siena tra minori di 14 anni (il 12 dicembre). In entrambi i casi la violenza è scoppiata a seguito di un tam-tam sui social. Dalle ultime notizie sembra che all’origine della rissa al Pincio ci sia una vendetta a seguito di un furto di un cellulare. Ma in realtà, dietro questi episodi, ci sono ragioni e interrogativi ben più profondi.

A dare una risposta a queste domande per Roma h24 è la sociologa Donatella Barazzetti, torinese d’origine, romana d’adozione, con un passato da docente all’Università della Calabria.

LA SOCIOLOGA DONATELLA BARAZZETTI

C’è stata grande sorpresa nello scoprire che alcune delle comitive coinvolte nelle risse erano di quartieri benestanti come il Trieste- Salario.

I media li hanno definiti nei modi più disparati, ma generalmente etichettandoli come bande giovanili, gang, teppistelli. Un modo “facile” per confinarne il problema in una dimensione di “devianza”. Chi si è scontrato a Villa Borghese erano i ragazzi delle zone “bene” come il quartiere Trieste. Non erano i “figli degli altri”. Questo ci aiuta a riflettere sul fatto che ormai ci sono comportamenti molto omogenei nei ragazzini, l’appartenenza di classe, come si diceva una volta, agisce molto meno. I comportamenti sono molto più generalizzati.

Possiamo ritenere che questi comportamenti siano dovuti all’esasperazione per il Covid-19 e le conseguenti limitazioni?

Le reali ragioni nascono ben prima del Coronavirus. A mio avviso da questi comportamenti viene fuori qualcosa che ha una radice in una trasformazione generale. Non andremmo però da nessuna parte se non collocassimo quanto detto nella situazione attuale. Il Covid e le sue restrizioni hanno complessivamente messo in crisi tutti i riferimenti su cui costruiamo il senso del nostro vivere quotidiano, esponendoci alla più totale incertezza. Ma a questi giovanissimi forse ha fatto anche di più. Li ha privati di ogni possibile luogo di aggregazione, la scuola in primo luogo, gli spazi urbani in cui si riunivano, la movida. In una parola ha tolto loro gli strumenti con cui ciascuno riesce a costruire il proprio senso del vivere. Come stupirsi se poi avvengono gli episodi del Pincio e di Villa Borghese? Proviamo a interrogarci prima di trovarci di fronte a una disgregazione sociale difficilmente recuperabile.

IL MAXI ASSEMBRAMENTO TRA IL PINCIO E PIAZZA DEL POPOLO (FOTO DA WELCOME TO FAVELAS)

Quali sono questi mutamenti sociali che portano i giovani a comportamenti così estremi?

Questi giovanissimi si trovano a crescere, a definire le proprie identità, in un mondo radicalmente cambiato. Alcuni dei “pilastri” intorno a cui le generazioni precedenti hanno vissuto, hanno fatto riferimento, per definirsi come individui e come appartenenti alla società si sono dissolti o stanno cambiando profondamente.

Solo alcuni esempi: il lavoro e i suoi significati. Il lavoro ha rappresentato almeno negli ultimi 100 anni il riferimento prioritario intorno a cui ciascuno ha progettato la propria vita e la propria identità. E le appartenenze “di classe” hanno costituito un elemento di riferimento chiaro. Oggi il lavoro consiste in una molteplicità di attività precarie. A definirci è sempre di più la dimensione di consumatore. Dimensione incerta ed evanescente.  La dimensione della “appartenenza” che ha costituito un riferimento importante nel passato si è così profondamente appannata, a favore di una condizione sempre più individualizzata.

Dunque rispetto a cosa trovare il senso del proprio vivere? Come rispondere al bisogno profondo di relazione, come definirsi rispetto a noi stessi e agli altri?

I “nuovi media”, i social, il mondo virtuale hanno fatto irruzione in questo processo, hanno stravolto le modalità relazionali e di accesso al sapere a cui eravamo abituati in precedenza. Certo noi adulti, abitatori di un mondo che sta tramontando, ci troviamo in mezzo a un guado. Ma questi giovanissimi sono chiamati ad abitare un mondo tutto da inventare senza trovare riferimenti in un passato ancora così vicino, ma ormai opaco ai loro occhi.

MAXI RISSA AL PINCIO

Quali sono le differenze di genere nel definire la propria identità in questo contesto tanto difficile?

Non ho trovato nessun giornale o nessuna dissertazione sugli eventi del Pincio e di Villa Borghese che dedicasse un ragionamento al fatto che questi ragazzini erano nella stragrande maggioranza maschi. Almeno così sembrerebbe dalle foto pubblicate e dai rapporti delle forze dell’ordine.  Quasi si dà per scontato che questa sia la composizione delle bande. E invece è un punto delicatissimo su cui riflettere.

Adesso, a differenza del passato, ad attraversare maggiori fragilità in questo processo sono i maschi, non le ragazze. Queste ultime si aprono a un mondo che almeno in occidente le vede in ascesa, alla conquista di nuovi spazi, di nuove identità. Per i ragazzi invece la strada è in salita. I vecchi modelli maschili si sono frantumati e tutto è da costruire. Io vedo in queste aggregazioni maschili temporanee e spesso violente il sintomo profondo di queste fragilità e di mancanza di modelli. Di conseguenza poi trovano i pochi riferimenti nel raggrupparsi per essere gruppo contro gruppo. Lo scontro tra noi e loro.

LEGGI la news sulla rissa al Pincio

LEGGI la news gli scontri a piazza di Siena 


Sostieni RomaH24 Sostieni RomaH24
grazie