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L’editoriale: quei lanzichenecchi in divisa che stuprano la Capitale
Luigi CarlettiQuando nel 1955 L’Espresso titolò in copertina “Capitale corrotta, nazione infetta”, il servizio di Manlio Cancogni provò a dare una sferzata alla coscienza del Paese e in parte ci riuscì se è vero che, a distanza di quasi settant’anni, ancora ce ne ricordiamo. Ci piacerebbe immaginare che qualcosa del genere possa essere accaduto ieri sera, quando Daniele Autieri, per Report, la trasmissione di Rai3 guidata da uno strepitoso Sigfrido Ranucci, ci ha raccontato certi comportamenti e certe pratiche in uso nel corpo dei vigili urbani di Roma. Vogliamo immaginarlo. Vogliamo sperarlo. Vogliamo pensare che in molti romani il sentimento di indignazione, di schifo, di autentico orrore abbia prevalso sulla proverbiale apatia che tutto lascia passare perché “tanto le cose funzionano così da sempre”.
Schifo. È il termine più giusto per qualificare le intercettazioni di alcuni responsabili della municipale, per definire il comportamento di certi vigili urbani, probabilmente una minoranza, ma protetti evidentemente dall’omertà di una larga maggioranza se è vero che tutto questo dura da molti anni. Vergogna. Vergogna per una capitale governata da un’incapace che oltre ai disastri di questi anni di amministrazione deficitaria, premia comandanti dal curriculum tutt’altro che cristallino, che spende parole di elogio per personaggi da far drizzare i capelli. Incredulità al cospetto dell’impunità e delle complicità di una classe politica che trasversalmente, da decenni, ha permesso tutto questo.
Ama, Atac, polizia municipale… Ma che città è mai questa? E poi ci meravigliamo se stiamo messi come una capitale del terzo mondo? Ma è un miracolo che questa città stia ancora in piedi! Nel mondo normale una metropoli dove i servizi principali sono in mano a personaggi del genere avrebbe già grippato da tempo. Roma no. Roma ha visto passarle addosso i visigoti e i lanzichenecchi, quindi questi nuovi lanzichenecchi in divisa che cosa possono farle di più e di peggio, se non violentarla ancora e poi ancora, e ancora…
Quello che Daniele Autieri ci ha raccontato facendoci sentire le voci del malaffare, dando spazio ai testimoni, e mostrandoci i documenti, in un paese civile susciterebbe come minimo inchieste parlamentari, spingerebbe qualche magistrato ad agire sul serio contro la corruzione e certamente smuoverebbe le coscienze della società civile. Ma in questa melassa aggravata dalla pandemia dove ci si infervora sulla movida negata e sulla prossima apertura dei campi da sci, probabilmente non accadrà niente. Poi però non lamentiamoci se i nostri figli vivranno in una città “dove non funziona niente”, perché a non funzionare è prima di tutto la coscienza di una comunità.