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Laura Quaranta racconta di quando viveva a Forte Antenne
di Antonio Tiso“Da bambini giocavamo ai piccoli esploratori e andavamo con le torce a scoprire le parti più nascoste del Forte Antenne”. A parlare è Laura Quaranta, 58 anni, oggi impiegata all’Istituto statale Soriso a Boccea. Dal 1960 al 1967 ha vissuto all’interno del Forte, oggi abbandonato, sopra Villa Ada. La sua famiglia era arrivata nel 1944 quando al nonno Domenico fu affidato l’orto appartenente alla famiglia reale.
Gestiva un terreno dove oggi c’è il laghetto del parco. L’amministrazione di Casa Savoia gli diede inizialmente un’abitazione dentro Forte Antenne. Poi, quando si liberò la casetta rossa accanto, si spostò. Il padre di Laura, uno dei figli dell’ortolano, fece però ritorno al Forte quando si sposò e qui crebbe i suoi figli, tra cui Laura.
Vi rimase con la famiglia fino al 1967. “Ricordo soprattutto i giochi all’aria aperta. Era talmente pulito che giravamo scalzi. Con noi c’erano altre famiglie, soprattutto calabresi, tutti occupanti. Eravamo una piccola comunità e tenevamo questo posto sempre in ordine. Avevamo pure il pollaio. Io mi divertivo soprattutto a fare i giochi maschili, palla avvelenata o nascondino. E se qualcuno mi regalava una bambola la buttavo nel fosso”.
Paolo Grande, 54 anni, cugino di Laura, ha passato a sua volta l’infanzia e la giovinezza al Forte e ci tiene a unirsi al racconto: “All’interno ci sono tunnel segreti che solo in quattro ormai conosciamo. Uno di questi raggiunge Villa Ada mentre un altro l’Olimpica. Oggi però sarebbe pericoloso percorrerli per via dei crolli.” Paolo parla con aria ancora sognante se ripensa ai primi anni della sua vita in un luogo così unico: “C’era un albero che chiamavamo il cecio e sopra ci costruivamo casette a più piani. Ci passavamo le giornate”.
Prosegue Laura: “D’estate, dovunque abitassimo, anche da grandi, tornavamo a Forte Antenne e ci riunivamo tutti intorno al cocomero fino alle due di notte e lì partivano i ricordi, anche sui tempi dei Savoia”. Lo zio Otello era stato autista del re Vittorio Emanuele III e poi del figlio Umberto II fino all’esilio. Un legame talmente duraturo che negli album di famiglia c’è anche una foto dei reali con dedica allo zio. “Quando andavamo al mare a Capocotta la principessa Jolanda ci dava il permesso di entrare nella tenuta di famiglia. Era una spiaggia stupenda”.
Il camping aperto per le Olimpiadi del 1960, adiacente al Forte, era un altro luogo di divertimento per Laura, i cugini e gli amici: “I ragazzi facevano pure gli scherzi, toglievano i picchetti alle tende e sgonfiavano le gomme alle auto”. Interviene Paolo: “Verso i dodici anni andavamo al campeggio a recuperare le bottiglie vuote e le portavamo al bar come vuoto a rendere. Ci davano 50 lire per ognuna. Poi con quei soldi tornavamo la sera e offrivamo il gelato alle coetanee. Ricordo ancora una ragazzina di Taranto!”
Gli ultimi inquilini sono stati mandati via dal Forte nel 2017: “Nel 1994 vi feci il rinfresco del battesimo di mia figlia Beatrice”, spiega Laura. “C’erano un centinaio di persone”. Ultimo pensiero della donna è per lo stato di degrado di oggi: “Mi piange il cuore vederlo così abbandonato. Servirebbe davvero un progetto di recupero. È stato costruito nella seconda metà dell’Ottocento e avrebbe mille potenzialità”.