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Il sogno dei Parioli, tra i ricordi dell’antico splendore
di Federica CapatiConfinante a ovest con il Trieste-Salario, c’è il quartiere Parioli. Il nome da cui deriva è “peraiolo”, un termine contadino per indicare i frutti del pero, tipici dei colli dove oggi si estende il rione. Quando tempo fa non c’erano ancora i vialoni alberati che lo contraddistinguono, le strade dei Parioli erano sentieri che correvano tra le mura di cinta che proteggevano le ville e le vigne delle famiglie illustri. “Strade murate”, così le chiamavano. Ancora oggi è possibile immaginare questi sentieri, sbirciando tra le strettoie di via Salaria, via del Canneto e viale Romania. La costruzione del quartiere si deve a Filonardi e Giorgi, i proprietari di quei terreni. Iniziarono, ai primi del Novecento, da piazzale delle Muse e da piazza Ungheria, fino ad arrivare solo in seguito a viale Parioli, viale Liegi, viale Maresciallo Pilsudski e viale Tiziano. Durante il ventennio fascista diventò la residenza di molti gerarchi (fra gli altri Galeazzo Ciano e Pietro Badoglio), oltre che di esponenti della burocrazia savoiarda. Ma è nel dopoguerra che scoppia quella che si potrebbe chiamare la “Parioli-mania”. L’aspirazione di tutti quelli che possono permetterselo, è vivere in quel quartiere.
Il boom arrivò con le Olimpiadi
Con le Olimpiadi degli anni ’60 la zona cresce ancora di più, in estensione e in valore. Vengono costruite tra via Flaminia, Villa Glori e via Maresciallo Pilsudski svariate attrezzature sportive, il Villaggio Olimpico e corso Francia. Parioli in quegli anni è al massimo del suo splendore. Prendere l’aperitivo in locali come l’Euclide, nell’omonima piazza, l’Hungaria a piazza Ungheria, chiuso ormai da tempo, è chic almeno quanto – se non di più – andare a sorseggiare un drink in via Veneto.
Fascino senza tempo e bancarelle da suk
Oggi Parioli non ha più una identità precisa. È un quartiere residenziale, certamente. Un quartiere della “Roma bene”. Conta (ufficialmente) 22 mila abitanti, ma probabilmente sono molti di più. Passeggiando tra i grandi viali alberati si incontrano le personalità più diverse. Anziane signore vestite elegantemente e con gli immancabili giri di perle al collo, giovani professionisti, studenti della Luiss. Ma anche cinesi e indiani del suk di bancarelle nella parte alta di viale Parioli. Sbirciando tra i portoni dei palazzi salta subito all’occhio che oltre alle abitazioni private ci sono molti studi di notai, avvocati, commercialisti, segno che l’aspirazione di vivere o lavorare ai Parioli non è venuta meno con il tempo. Basta poi spostarsi a Villa Glori, Villa Borghese o verso l’Auditorium per incrociare volti ancora diversi e di ogni parte del mondo: quelli dei turisti.
L’aperitivo a Villa Balestra o a piazzale delle Muse
Sicuramente non è una zona per tutte le tasche, anche se come sempre ci sono le eccezioni. Locali e ristoranti come il Parnaso, L’Euclide, la Pariolina, il Gianfornaio, il Panamino, i bar dell’aperitivo in piazzale delle Muse o Villa Balestra, con vista su Roma, sono i posti più frequentati. Come dimenticare poi la gelateria Duse, meglio conosciuta come “da Giovanni”, in via Eleonora Duse, un punto di ritrovo per i ragazzi ma soprattutto per gli adulti di oggi, quelli che hanno vissuto il quartiere sin da bambini.
Ma il degrado di Roma è arrivato anche qui
Purtroppo, come quasi tutti i quartieri della Capitale, anche Parioli non si salva dal degrado che si è impadronito della città. Cumuli di rami divelti giacciono sulle strade sin dalla nevicata di febbraio. I sacchetti dei rifiuti spesso traboccano dai cassonetti causa mancata raccolta della spazzatura. L’asfalto delle strade e dei marciapiedi è pieno di buche e dossi, soprattutto a viale Liegi e viale Parioli ma anche in strade più piccole. Degrado a parte, una cosa è certa. Entrando nel quartiere Parioli non si può fare a meno di ammirare luoghi come piazza Euclide, piazzale delle Muse, piazza Ungheria, Villa Glori, Villa Borghese. Caotici, trafficati ma fermi alla bellezza che li ha sempre caratterizzati.
LEGGI l’editoriale (a cura di Luigi Carletti)
LEGGI lo speciale sull’essere “pariolini” oggi (a cura di Federica Capati)