Trieste-Salario | Articoli

Il romanzo dell’estate con storie e angoli del quartiere

di Daniele Petroselli

È tempo di mare, di relax. Chi passerà agosto sotto l’ombrellone o nella quiete di un fresco bosco sotto le montagne, ma anche in città in uno dei tanti parchi della Capitale, potrà godersi in pace le vacanze. E uno dei passatempi più piacevoli rimane (per fortuna) la lettura. Occhiali da sole, smartphone sempre in borsa, ma immancabile è anche il romanzo, fedele amico per qualsiasi momento. E allora, per chi avesse “nostalgia” del Trieste-Salario anche in questo periodo, sono tanti i titoli che parlano del quartiere o che sono ambientati tra le vie più significative e i luoghi simbolo di questa zona di Roma.

Per avere una panoramica completa, “non potete perdervi”, come ci dicono alla libreria Tra Le Righe di viale Libia, “La scuola cattolica” di Edoardo Albinati (Rizzoli, 2017), vincitore del Premio Strega 2016. Al centro le vicende di tre ragazzi benestanti, che tra il 29 e il 30 settembre del 1975 divennero gli autori del famigerato massacro del Circeo. Andrea Ghira, Angelo Izzo, Gianni Guido, tre aguzzini, tre ragazzi cresciuti nel quartiere e sui quali l’autore si interroga per cercare di capire le ragioni di quel gesto. Ma il Trieste-Salario fa da sfondo ad una serie di storie, dove si mescolano personaggi veri con figure romanzesche. Un libro che riporta alla storia oscura, complessa, di un’Italia che non c’è più ma che si deve conoscere.

Un bel giro tra viali, piazze e strade del Trieste-Salario si può compiere anche grazie ai romanzi “Italia” e “Vapore” di Marco Lodoli, ex studente del San Leone Magno, dove da una parte le storie della famiglia Marziali, con la sua domestica, e dall’altra quella della 72enne Maria Salviati s’intrecciano con i luoghi del quartiere, da viale Eritrea a via Asmara, passando via del Giuba. Storie completamente diverse, spesso malinconiche, che però riescono a catturare l’attenzione del lettore grazie anche all’ambientazione all’interno del quartiere, dove si svolge anche “Sorella” (Einaudi, 2008), consigliatoci da Andrea della libreria Minerva di piazza Fiume: “Anche qui la protagonista, suor Amaranta, percorre e vive il Trieste-Salario, in una storia dove la fa da padrona il rapporto della donna con i bambini dell’asilo a cui è ‘costretta’ a stare dietro, e in particolare a uno di loro, quasi autistico. È vero, una lettura impegnata, ma che conquista”.

Lungo via Nomentana cammina invece il protagonista de “Il confine di Bonetti” di Giovanni Floris (Feltrinelli, 2014), dove un’ultima notte da leoni con gli amici di sempre porta il notaio Rainò, facoltoso borghese romano, in cella e poi davanti a un magistrato. E la verità viene fuori. Non solo il racconto della folle serata in cui è naufragata la reunion, ma, come un fiume in piena, la confessione di una vita, delle avventure di un ragazzo e della sua generazione.

Ne “Lo schiaffo”, romanzo di Luigi Carletti (Baldini&Castoldi, 2008), il protagonista, Eddy Della Nave, regista improvvisamente salito alla ribalta grazie a un piccolo film autoprodotto, abita nel Trieste-Salario, vivendo un rapporto molto speciale con Roma. Il successo, oltre a causare una serie di tragicomiche conseguenze per il regista, mette in luce aspetti dell’ambiente capitolino non sempre facili da fronteggiare, specie per un cinquantenne originario dell’Isola d’Elba come il protagonista del romanzo.

Villa Ada, la Nomentana, la zona del quartiere Africano fanno la loro comparsa nelle pagine di Carletti, che qualche anno dopo ha ambientato a Roma anche “Prigione con piscina” (Mondadori, 2012) e tradotto anche in Francia, dove è arrivato in finale nel gran premio dei lettori.

Per un tuffo nel passato, ma in particolare nella storia, allora “Quel 25 luglio a Villa Torlonia” fa per voi. Un luogo simbolo del quartiere, una storia vera ma raccontata tramite il copione della pièce teatrale, andata in scena con successo nell’estate 2010 e scritta da un altro abitante del Trieste-Salario come Pier Francesco Pingitore. Si racconta del rientro a Villa Torlonia di un Mussolini sconfitto, dopo la storica seduta del Gran Consiglio del fascismo che lo mise in minoranza e aprì la crisi del regime. Le sue riflessioni, gli incontri, reali o immaginari, con alcuni personaggi chiave della sua vicenda umana e politica, la moglie Rachele, il figlio Bruno, la ex amante e ispiratrice, Margherita Sarfatti, il fratello Arnaldo, e infine la donna amata in quel tempo, Claretta Petacci: tutto insieme nella lunga notte del Duce.

Un giallo che è anche un noir, una satira, una guida sui generis all’esoterismo invece “Caffè Coppedè” di Daniele Botti (Alter Ego, 2016), dove il quartiere creato dall’omonimo architetto ospita le riunioni macabre di una setta, nata ai tempi di Cesare, composta da industriali, politici, cardinali, che dominano la Capitale. E qui, tra piazza Buenos Aires e via Tagliamento, si compiono sacrifici ma anche efferati omicidi, che portano a galla strani personaggi, poteri occulti e misteri antichissimi nascosti tra le meravigliose palazzine del quartiere.

Gialli che però rimangono una passione tutta italiana, specie sotto l’ombrellone. E allora, come ci consigliano alla libreria Suspense di via Ceresio, non potete perdervi “Batti e corri. Notte d’orrore a Villa Ada” di Giorgio Molinari (Robin, 2010), ambientato in uno dei punti più suggestivi del Trieste-Salario, dove si intrecciano varie storie, tra cui quella di quattro ragazze adolescenti, che formano la banda delle Sorelle del Diavolo, che decidono di trascorrere un pomeriggio diverso, facendo una passeggiata sotto la pioggia ma che vengono rapite da un gruppo di nazifascisti. Una storia che si lega poi con l’omicidio di un ragioniere e che una commissaria cerca di risolvere.

Sempre a Villa Ada è ambientato “Che la festa cominci” di Niccolò Ammaniti (Einaudi, 2009), consigliato dalla Libreria Vescovio, con il palazzinaro Sasà Chiatti protagonista di una festa “epica” alla quale partecipano personaggi tra i più vari, dai chirurghi estetici ai calciatori, fino alle attricette e ad animali bizzarri, dove emergono i vizi e le poche virtù dell’epoca che viviamo.

L’ex tenuta dei Savoia che però rimane uno dei luoghi simbolo del quartiere anche nella letteratura, visto che i titoli abbondano. Basti pensare ai due titoli di Giorgio Manacorda, “Pasolini a Villa Ada” (Voland, 2014) e “Delitto a Villa Ada” (Voland, 2013). Se nel primo l’autore/protagonista riesce a dipingere un inedito ritratto del regista, nel secondo invece le atmosfere tornano a farsi cupe, con un commissario che cerca di risolvere il mistero dell’omicidio di un famoso poeta che viveva nel parco romano come un barbone.

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