Trieste-Salario | Articoli

Il racconto di piazza Verbano, custode della nostra prima pietra

di Antonio Tiso

Non tutti lo sanno ma la prima pietra del Trieste-Salario fu posta qui: era il 28 febbraio 1926 e all’evento era presente anche il re Vittorio Emanuele III che abitava a Villa Savoia. L’area fu realizzata là dove si trovava il parco Lancillotti e doveva accogliere 10 mila abitanti per un totale di 2.315 alloggi su progetto dell’ingegner Dario Barbieri.

Inizialmente prese il nome di “quartiere di piazza Verbano” e fu fornito di tutti i servizi, in base alle direttive dell’ente costruttore, l’Incis (l’Istituto nazionale per le case degli impiegati dello stato). Il complesso fu impostato come un “castro romano”. Il decumano, cioè l’asse viario principale, era costituito da via Sebino e via Nemorense. L’asse si dilatava a piazza Verbano per poi concludersi con un giardino pubblico di circa 5 ettari, Parco Nemorense. Piazza Verbano era il foro del quartiere in cui il decumano incrociava a novanta gradi il cardo e cioè l’asse via Topino via di Villa Ada. Lo spazio al centro era più ampio rispetto a oggi e veniva usato per ospitare anche le feste della croce Rossa, alla presenza della regina Elena.

Piazza Verbano

Nel tempo la piazza è molto cambiata, pur mantenendo l’aspetto iniziale di un salotto elegante. I negozi di un tempo hanno lasciato spazio ad agenzie immobiliari o di viaggio e banche. I due benzinai hanno chiuso, la staccionata che delimitava il giardino al centro è stata eliminata e soprattutto i riti e i ritmi della piazza sono diventati più frenetici. Nonostante ciò resta un luogo del quartiere che tutti amano e riconoscono.

“Come è cambiata la piazza” è la domanda che RomaH24 ha posto ad alcuni dei suoi storici abitanti, quelli che sono lì da generazioni e ne hanno vissuto le trasformazioni in prima persona.

L’edicolante

“Giocavamo a pallone nella rotonda che negli anni ‘60 era più grande”

Alfredo è l’edicolante di tutti, ha ereditato l’attività dalla mamma e dal nonno. La sua vita è legata a piazza Verbano in tutte le stagioni: infanzia, giovinezza, età adulta: «Negli anni sessanta il giardino al centro era un punto di riferimento per tirare quattro calci al pallone. Il marciapiede della rotonda era più ampio di almeno un metro e mezzo, facevamo le porte con le panchine. Poi con gli anni è aumentato il numero di auto e le amministrazioni hanno deciso di cambiare il volto della piazza, aumentando lo spazio per le macchine».

L’edicola di piazza Verbano

Alfredo racconta anche di altri cambiamenti: «Prima uscivamo di casa e c’erano tante piccole attività: la macelleria, la panetteria col forno, il calzolaio, il parrucchiere, l’orologiaio con le sue vetrine scintillanti, la posta. Molti anziani si riposavano al bar o sulle panchine al mezzo della piazza, c’erano belle comitive. Noi ragazzi aspettavamo la domenica per andare al cinema parrocchiale di San Saturnino e assistere ai western americani. Vedevamo questi film con le mani piene di mostaccioli, liquirizie, fusaie. Entravamo con queste scorte prese da una vecchietta che stava seduta all’esterno. E rimanevamo incantati come se avessimo messo piede sulla luna».

Alfredo

È l’edicolante storico della piazza. Ha una sessantina d’anni e prima di lui il chiosco dei giornali era gestito dalla mamma e dal nonno. I suoi ricordi più cari vanno alle partite a pallone 4 contro 4 nella rotonda centrale.

Il Portinaio

“Tante novità, ma si è perso il clima di paese di una volta”

Altra figura storica a piazza Verbano è Mario Coletta, 71 anni, abruzzese di Aielli, in provincia dell’Aquila, portinaio dal 1973 al civico 28: «Ottenni questo posto tramite un amico custode che lavorava a via Sabazio. Prima stavo nell’edilizia», spiega Mario con pacatezza. «Intorno alla piazza ci sono quattro stabili, ma il più anziano tra i portinai sono io», racconta con un sorriso.

Sposato e padre di due figli, l’uomo che veniva dall’Abruzzo rimpiange un po’ la familiarità perduta di un tempo: «Sono arrivate tante nuove persone, comprese figure di primo piano del sindacalismo e della politica, ma purtroppo si è un po’ perso quel clima da paese che si respirava anni fa».

I suoi ricordi spaziano a 360 gradi: «In questo stabile Ettore Scola girò un film nel 1993: “Mario, Maria e Mario”: era tutto un viavai di tecnici e attori. Poi conservo nella memoria due episodi in particolare: alcuni anni fa i carabinieri, arrivando forte da via Sebino, sbandarono e presero in pieno cinque o sei macchine parcheggiate proprio davanti al mio portone. Non ci si poteva credere. E poi ricordo un fatto drammatico: una donna, circa quindici anni fa, investì con la sua automobile un ragazzo di 14 anni in motorino che poi morì».

Mario Coletta

Mario Coletta

71 anni, abruzzese di Aielli, in provincia dell’Aquila, portiere dal 1973 al civico 28: «Ottenni questo posto tramite un amico custode che lavorava a via Sabazio. Le mie figlie sono cresciute qui».

La Farmacista

“Ricordo le ottantenni infuriate per la chiusura della posta”

“Con mio figlio siamo arrivati alla terza generazione. Siamo qui dal 1936», racconta Maria Teresa Carani, figura molto amata nel quartiere e proprietaria della farmacia-museo a piazza Verbano. La scaffalatura di noce che arreda gli interni arriva da via del Quirinale 44, dove da fine Ottocento si trovava la farmacia Pierandrei che tra i clienti ebbe anche i membri di Casa Savoia. «Uno dei miei ricordi più vivi legati alla piazza», racconta Maria Teresa con la gentilezza che la contraddistingue, «è una manifestazione di ottantenni infuriate nel 1994, quando la posta all’angolo con via di Villa Ada fu chiusa. Era lì che ricevevano le pensioni e all’improvviso si vedevano dirottare il servizio a piazza Bologna. Per molte era scomodo. Da qui petizioni e proteste, finché nel 1995 la riaprirono. Poi dopo oltre un anno venne chiusa definitivamente, ma fu riaperta in zona, a via Clisio». Poi un salto temporale per parlare dei nostri giorni: «Gli elementi di squilibrio dei nostri giorni sono le tante auto in transito, il parcheggio selvaggio e la scarsa cura del verde al centro della piazza che una volta era ben tenuta dal Servizio giardini e per la quale esiste una richiesta di adozione da parte degli abitanti».

Maria Teresa Carani

Maria Teresa Carani

È la proprietaria della storica farmacia di piazza Verbano, aperta nel lontano 1936: «Con mio figlio siamo alla terza generazione». Maria è anche presidente dell’associazione Amici di Villa Ada.

Il tabaccaio

“Anche d’inverno, qui è magnifico bere un caffè ai tavolini del bar”

Luigi Maggi ha 50 anni e dirige la tabaccheria aperta dal padre Bernardino nel 1965, all’angolo di via Nemorense: «Piazza Verbano è sempre stata un luogo tranquillo, piacevole per la sua posizione. D’inverno, per esempio, anche nelle giornate fredde, è magnifico sedersi a bere un caffè ai tavolini all’aperto del bar, prendendo quel poco di sole che la giornata riserva». Poi Luigi affronta i ricordi del passato: «Su molti balconi della piazza ci sono ancora i reggi asta per le bandiere, che venivano issate quando sulla piazza passava il re, che viveva a Villa Ada». Tra gli aspetti positivi legati ai cambiamenti Luigi cita l’illuminazione: «Negli ultimi cinque anni è migliorata molto, con l’aggiunta di una decina di nuovi lampioni. Prima la sera era davvero buia». Poi un ricordo semi buffo: «Nel 1995, quando l’area verde centrale fu ristrutturata e le alberature centrali rimosse, per molti di noi, specie per chi guidava, fu uno shock: eravamo abituati a riconoscere la piazza da lontano. Così per i primi anni ogni tanto qualcuno si insaccava sul marciapiede, perché non si ricordava di girare per tempo: in poche parole era venuto a mancare un punto di riferimento costituito dagli alberi».

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