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I mercati di quartiere al Comune: “Ancora nessun accordo”

di Daniela Mogavero

I mercati di quartiere di Roma vivono giorni di grande incertezza. Il 27 dicembre scorso agli oltre 60 mercati coperti in convenzione è arrivata la disdetta ufficiale da parte del Comune di Roma Capitale, ma ad oggi non hanno ancora firmato i nuovi accordi e se questo non accadrà, entro il 30 giugno, dal primo luglio la gestione di tutti i mercati ricadrà nelle competenze dell’amministrazione capitolina, che dovrà farsi carico di un’enorme mole di servizi e costi. Un’eventualità che rischia di aggravare l’attuale crisi di queste strutture, che fino ad oggi, attraverso le Associazioni di gestione del servizio (Ags), hanno assicurato l’operatività dei mercati: pulizia, guardiania, manutenzione ordinaria, utenze e polizze assicurative. Per un costo medio di circa 10mila euro al mese per ogni struttura. Moltiplicati per il totale dei mercati si tratta di 600mila euro al mese che ricadrebbero come un macigno sulle casse comunali.

Trieste-Salario e quartieri vicini

Tra i mercati che vivono questa situazione anche quelli del quartiereTrieste-Salario. Della cosiddetta autogestione fanno parte infatti il Trieste, di via Chiana, il Savoia di piazza Gimma, il Nomentano di piazza Alessandria, il Pinciano di piazza Giovanni Antonelli e anche quelli dei quartieri limitrofi: Parioli, Nomentano-Italia e Flaminio. A metà giugno l’unico documento che è stato fatto circolare, ma soltanto informalmente, è una bozza di convenzione che non convince chi questo mestiere lo fa da anni: non ci sono certezze sulle tariffe per il 2019, aumentano gli oneri e le responsabilità (anche penali, con polizze che devono coprire incendio, furto, atti vandalici per 600mila euro e responsabilità civile verso terzi per un milione di euro), all’interno della manutenzione ordinaria è inserita anche quella straordinaria (che ha costi troppo elevati per essere sostenuta dalla singola Ags), non è stato inserito il controllo della Commissione preposta e non è stata accolta nessuna delle proposte fatte in questi anni dalle Ags. I mercati, però, sono pronti a dialogare con il Comune e chiedono prima di tutto di tornare al vecchio regime di convenzione per avere più fondi da investire nei mercati.

Vecchia e nuova convenzione

Fino a gennaio 2017 le Ags nell’ambito della precedente convenzione pagavano il 20% del canone Cosap (quota da pagare per le occupazioni permanenti e temporanee su suolo demaniale o su patrimonio indisponibile comunale) al Comune e trattenevano l’80% per le spese relative al mercato rionale: guardiania, manutenzione ordinaria, utenze, polizze assicurative e pulizia. Dallo scorso anno, però, il Campidoglio, con il precedente assessore allo Sviluppo economico Adriano Meloni, ha deciso in maniera unilaterale una modifica di questo criterio: con il 55% da versare al Comune e il restante 45% da utilizzare per i servizi già previsti. «Da quel momento è iniziata la vertenza – racconta Valter Papetti (Fiva, Federazione italiana venditori ambulanti, Confcommercio Roma) – senza quel 35% gli operatori non riescono a fornire i servizi necessari a meno di autotassarsi. E anche se nella bozza che è stata presentata ufficiosamente ai sindacati esiste la possibilità che questo sistema venga modificato per il 2019, non ne abbiamo alcuna certezza e il taglio delle risorse porterà ad avere meno servizi e ad aumentare la crisi dei mercati che da anni sono già in sofferenza per la mancanza di fondi e per i costosissimi lavori per manutenere le strutture, anche storiche che gestiscono».

Cosa chiedono gli operatori dei mercati

La situazione di oggi è figlia di una stretta generalizzata, dicono i presidenti delle Ags, perché «si è fatta di tutta l’erba un fascio», modificando le regole di contribuzione per evitare che qualche Associazione si intascasse più soldi del dovuto. «Ma per evitare di far pagare a tutti una cattiva gestione di pochi, la soluzione c’è: la Commissione di controllo, prevista dalla Convenzione precedente, composta dal Municipio di competenza, dal dipartimento per lo Sviluppo economico e dall’Ags. La Commissione non è mai stata istituita nonostante avesse un ruolo fondamentale per la revisione dei bilanci e dell’operato». Le Ags sembrano avere le idee chiare e vogliono che la Commissione sia uno dei punti da realizzare subito nel nuovo accordo con l’amministrazione comunale. Altro punto fondamentale è il ritorno al sistema 20-80%, garantire che la manutenzione straordinaria sia di competenza comunale e accelerare le assegnazioni delle concessioni a nuovi operatori, per dare nuova linfa ad alcuni mercati in affanno, che vedono svuotarsi i banchi.

Il Nomentano e il Trieste

I presidenti di due dei mercati del quartiere non ci stanno ad arrendersi e a riconsegnare le chiavi al Comune. Giuseppe Sidoti, presidente del Nomentano, lo dice chiaramente: «Abbiamo investito un sacco di soldi, riconsegnare tutto al Campidoglio sarebbe un boomerang. In due anni abbiamo speso 100mila euro di ristrutturazione, riscaldamenti e infissi e abbiamo un mutuo per cinque anni. Le cose da fare sono ancora tante. Per questo serve la Commissione per le ispezioni e i controlli». «Se non firmiamo nessuna convenzione, dal primo luglio perdiamo l’autogestione e si apre un bel problema – aggiunge Amedeo Valente, presidente del mercato di via Chiana – Fino ad ora le Ags hanno avuto la funzione di gestire la manutenzione ordinaria, ma io personalmente ho dato una definizione estensiva dei compiti, perché il mercato deve avere anche una funzione sociale per poter competere con la grande distribuzione. Dovremmo poter usare l’80% anche per altre attività culturali e sociali che aggreghino il quartiere, altrimenti il mercato muore».

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