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I benefattori misteriosi del quartiere che aiutano le persone in difficoltà

di Antonio Tiso

Non riempiono i Tg con le loro storie, non compaiono sulle copertine dei magazine e tanto meno amministrano pagine Facebook con migliaia di follower. Eppure sono il cuore attivo del Trieste-Salario, i benefattori del quartiere che operano in silenzio, con discrezione, offrendo un aiuto alle persone in difficoltà. Persone che dedicano tempo, umanità ed energie per rendere visibili gli invisibili, per offrire loro dignità e sostentamento.

Lascia 100 euro e scompare
Al civico 11 di via Adige c’è un anziano che ogni dieci giorni raggiunge la mensa del Circolo San Pietro, si affaccia all’interno e allunga una certa somma direttamente nella mano destra di Ottorino Cielo, lo storico gestore dello spazio. «Grazie a questo signore – racconta Ottorino – possiamo offrire 120 pasti gratuiti al mese, senza che i nostri assistiti debbano consegnarci i buoni che ricevono nelle parrocchie. Non conosco il suo nome. Arriva qui, tutto vestito di blu, senza farsi notare, mi consegna 100 euro e poi va via. Gli ho chiesto se vuole assaggiare le pietanze della nostra cucina economica, ma scappa lesto come una lepre. E dopo dieci giorni torna per una nuova donazione. Ce ne fossero così».

Parlando con lui scopriamo che in realtà c’è un altro benefattore “seriale”, un ingegnere originario di Camogli, residente per tanti anni nel Trieste-Salario e ora in pensione. «Da qualche anno ha lasciato il quartiere per trasferirsi a Casalotti, e anche lui ogni mese ci fa avere una donazione. Ma viste le distanze e le sue abilità telematiche, l’ingegnere preferisce farci un bonifico online».

La donazione del disabile
A Santa Emerenziana un invalido in carrozzina, pensionato ed ex dipendente della scuola pubblica, partecipa tutti i giorni alla messa con il suo assistente. E ogni mese pensa alle necessità dei più bisognosi attraverso una donazione. Non lo sa nessuno, a parte don Carlo.

In piazza Annibaliano, la sera dopo le 2,1 arriva una donna di circa 45 anni che porta cibo caldo a una senza fissa dimora che vive per strada. Si conoscono da anni. La prima delle due donne non ha avuto figli, non poteva averne, ma sente il bisogno di fare qualcosa per gli altri. La seconda aveva una famiglia, ma per qualche motivo non è riuscita a tenersela stretta. Ha perso il lavoro e poi la depressione ha scavato piaghe profonde fino a portarla sulla strada. Nel giro di pochi mesi la vita le è scivolata dalle dita. Incontriamo le due donne mentre si salutano. «Ciao, come stai? Ti ho portato gli gnocchi, oggi è giovedì».

I maglioncini fatti a mano
La parrocchia di San Saturnino è un fermento di attività di volontariato, un punto di riferimento per i bisognosi del quartiere. Il responsabile della Caritas, Carlo Bertoli, ci racconta le storie di alcuni volontari. «C’è un’anziana che recupera vestiti usati dai suoi conoscenti e ce li porta. La sua dedizione va in particolare ai bambini, ci rifornisce di moltissimi vestitini per i più piccoli e ogni tanto bussa alla nostra porta con una decina di maglioncini che fa a mano lesi stessa, coi ferri».

Parlando con Bertoli scopriamo che a San Saturnino, ogni sabato mattina, arriva un medico per portare medicinali; collabora con una farmacista che a sua volta li etichetta e li suddivide per categorie. Poi i farmaci prendono la via dell’ambulatorio Caritas alla stazione Termini, dove vengono erogati dopo  un’apposita visita. E non è l’unico: «Un alto dirigente di una nota azienda farmaceutica – dice ancora Bertoli – ci chiede frequentemente di stilargli una lista dei farmaci più urgenti, dagli antibiotici agli antidolorifici. Poi nel giro di poco tempo ci fa recapitare interi cartoni di medicinali».

Bollette e ricariche
Accanto a benefattori che offrono il loro sostegno in maniera strutturata e regolare, ci sono poi numerosi abitanti del quartiere che si prodigano pagando una bolletta, effettuando una ricarica del cellulare oppure portando generi alimentari di prima necessità. Sono piccole forme di sostegno molto preziose, in grado di alleviare vite in difficoltà. A San Saturnino il venerdì mattina, tra le 9 e le 12, i clochard possono farsi una doccia. È un momento importante per loro e da anni, quel giorno, arriva una signora del quartiere che porta le sue torte fatte a mano e due termos di tè caldo.

La carità senza ostentazioni di questi cittadini è un bene prezioso per il tessuto sociale del quartiere, un investimento che non fallisce mai. Non conosciamo i loro nomi e non conosceremmo le loro storie se non ci venissero raccontate da qualcuno. Ma forse ora possiamo immaginarle con più nitidezza.

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